Ego politicoFrancia o Spagna ma in Italia ce se lagna

Le elezioni in Francia e Spagna (Andalusia) mostrano un clima politico mutato e a sua volta mutabile. Ma soprattutto mostrano il pressapochismo con cui stampa e media  italiani affrontano le elezio...

Le elezioni in Francia e Spagna (Andalusia) mostrano un clima politico mutato e a sua volta mutabile. Ma soprattutto mostrano il pressapochismo con cui stampa e media  italiani affrontano le elezioni straniere, come mostrai su Nuova Repubblica per le elezioni in Giappone di dicembre 2014.

Dalla Francia ci spiegano che il Front National è andato male e che cala il Partito Socialista del presidente della Repubblica Francois Hollande e del primo ministro franco-spagnolo Manuel Valls. Il Front National, in queste elezioni “dipartimentali”, era un po’ sopravvalutato, ha però ottenuto un risultato più che soddisfacente, con il suo 25 per cento. È comunque una forza politica ormai consolidata che può ambire ad avere anche decine di parlamentari alle prossime elezioni parlamentari. La destra di Sarkozy, in alleanza con formazioni minori, regge bene e resta prima forza politica. I socialisti, da tempo in difficoltà, mantengono comunque un 20 per cento e quindi tengono.

La vera disfatta, a livello locale, arriva dagli ecologisti di Europe Ecologie. Appena nati, nel 2009, ottennero il 16 per cento alle elezioni europee assieme ai socialisti. Poi scesero sotto il 10 per cento ma sempre con risultati soddisfacenti. A queste elezioni invece si sono “sgonfiati”. I dati ufficiali parlano di un magro 2 per cento: va però spiegato che in molti posti i candidati verdi e ecologisti si sono presentati in altre liste, come il gruppo “Divers Gauche” (che, come Divers Droite, unisce una sorta di candidati di sinistra indipendenti o di area politica). Motivo per cui i socialisti risultano solo al 13 per cento e l’Ump di Sarkozy addirittura al 6,5. Va comunque precisato che i Verdi ed ecologisti di Europe Ecologie, laddove si sono presentati, hanno ottenuto discreti risultati arrivando anche a doppia cifra. Immaginando le coalizioni, la sinistra unita è pari alla destra repubblicana, al 36 per cento al primo turno di queste elezioni dipartimentali (provinciali), mentre il Front National è al 25.

In tutto questo ragionamento dobbiamo tener conto che un francese su due non è andato a votare e tra schede bianche e nulle superiamo il 5 per cento di voti non chiaramente espressi.

La Francia, come la Spagna, mostra come i cittadini preferiscano avere più opzioni politiche da votare anziché due. Alle elezioni in Andalusia, oltre ai socialisti e ai popolari, troviamo Podemos come terzo incomodo. In realtà riescono a far eleggere candidati anche la Sinistra Unita, alleata con i Verdi, più un altro partito che sta salendo alla ribalta, Ciudadanos (Cittadini). In un sondaggio di febbraio su teoriche elezioni a Madrid il partito dei Cittadini (tendenzialmente moderato) veniva addirittura accreditato sopra il 15 per cento. Ci sono quindi, perfino nella bipartitica Spagna, ormai 5-6 protagonisti nazionali, più i partiti regionalisti.

In Italia, invece, sembra che si voglia per forza guidarci verso un bipartitismo che in questi anni non è esistito e di cui non si vede l’altra parte oltre al centrale Pd di Renzi. Ovvero, l’antagonista politico c’è ma non è quello di destra al momento. Si chiama Movimento 5 Stelle e con un Italicum con il premio di maggioranza al secondo turno tra le prime due liste, beh può vedere aumentare le chances di vittoria contro la “gioiosa macchina da guerra” renziana.

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