Giovine Europa nowIl vecchio Occidente contro il nuovo ordine finanziario asiatico

Una versione inglese dell'articolo e' apparsa su http://russiancouncil.ru/en/blogs/ernesto-gallo-giovanni-biava/?id_4=1771 La neonata Unione Economica Euroasiatica (UEE) avrà presto una nuova monet...

Una versione inglese dell’articolo e’ apparsa su http://russiancouncil.ru/en/blogs/ernesto-gallo-giovanni-biava/?id_4=1771

La neonata Unione Economica Euroasiatica (UEE) avrà presto una nuova moneta? Vladimir Putin sta esplorando la possibilità, e ai governi e alle istituzioni finanziarie del blocco e’ stato richiesto di preparare una relazione sul tema entro il 1 settembre (Vedi http://www.themoscowtimes.com/business/article/putin-eyes-single-currency-for-eurasian-union-trade-bloc/517234.html); la proposta è stata poi ribadita dal Presidente russo nel suo recente incontro con quelli di Bielorussia e Kazakhstan (20 marzo; Vedi http://america.aljazeera.com/articles/2015/3/20/russias-putin-calls-for-regional-currency-union.html). L’idea di una moneta eurasiatica non è del tutto nuova e completerebbe l’integrazione commerciale dei quattro membri UEE (Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Armenia, che saranno presto affiancati dal Kirgyzstan). La Russia, in altre parole, sta preparando il terreno per un’altra unione monetaria. Sara’ Il rublo la moneta unica UEE? O verrà creata una nuova valuta (l’anno scorso si parlava di una nuova entità chiamata ‘Altyn’)? Qualunque sia la risposta, il punto chiave è che i paesi eurasiatici probabilmente avranno la propria indipendenza monetaria, un fatto che contribuirà a erodere l’ egemonia globale del dollaro e limitare la poderosa ascesa del Renminbi cinese.

L’iniziativa cinese nel frattempo sta diventando sempre più globale. Nel settembre 2013, il presidente Xi Jinping annuncio’ la ‘Nuova Via della Seta Economica ‘, un grande progetto infrastrutturale (le cui caratteristiche principali sono ancora piuttosto vaghe) che coinvolge i paesi dell’Asia centrale. Circa un anno più tardi, la Cina ha lanciato un altro progetto, molto piu’ ambizioso: la AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank), un’istituzione gigantesca che ha già attratto tradizionali alleati degli Stati Uniti come Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Qatar, Kuwait e Nuova Zelanda. La AIIB, che ha un capitale iniziale di 100 miliardi di Dollari, mira a finanziare infrastrutture in Eurasia ed è stata sottoscritta da più di trenta paesi. Nonostante l’opposizione degli Stati Uniti, la Gran Bretagna ha recentemente fatto domanda di adesione; Australia e Corea del Sud potrebbero seguirne l’esempio (http://www.theguardian.com/world/2015/mar/13/support-china-led-development-bank-grows-despite-us-opposition-australia-uk-new-zealand-asia). Tra gli altri, si sono uniti Singapore, India, Arabia Saudita; secondo fonti cinesi, anche Lussemburgo e Svizzera potrebbero farsi sotto. La Cina propone una sorta di nuovo ordine finanziario internazionale, che gli USA percepiscono come parallelo e alternativo a quello basato su FMI, Banca mondiale e ADB (Asian Development Bank), tutte istituzioni che, viste da Pechino, favoriscono e promuovono gli interessi americani. Inoltre, la Cina può vantare la superborsa di Shanghai-Hong Kong (i due mercati sono collegati dal Connect), che in futuro potrebbe diventare una vera e propria ‘Wall Street del Pacifico’, e una valuta, il Renminbi, che è già la quinta più scambiata nel mondo e viene sempre più usata nella regione petrolifera del Golfo.

Naturalmente il Renminbi ha poi il potenziale per diventare una moneta di riserva globale e sfidare sia il dollaro che l’Euro indebolito di questi tempi. L’ascesa della Cina preoccupa gli Stati Uniti, ma anche altre regioni del mondo. Come possono essere definiti i rapporti fra il Renminbi e una nuova moneta eurasiatica? Gli interessi di Cina e Russia poi si sovrappongono in Asia centrale. Esse sono partner strategici nella SCO (Shanghai Co-operation Organisation) e nella BRICS Bank, un’altra istituzione chiave per un nuovo ordine finanziario globale, che ha già un capitale di 50 miliardi di dollari. Ma come sarà organizzata la ‘divisione del lavoro’ tra Pechino e Mosca?

Anche l’Europa è naturalmente interessata. L’Euro ha appena ricevuto una ciambella di salvataggio da Mario Draghi e dal Quantitative Easing, che pero’ avrebbe dovuto essere lanciato anni fa, quando gli Stati Uniti e il Regno Unito iniziarono ad adottare politiche simili. Nonostante ciò, la valuta UE continua a svalutarsi rispetto al dollaro e il tasso di cambio sta rapidamente muovendosi verso una parità 1:1. Cio’ è un duro colpo alla credibilità dell’Euro, anche se, da un altro punto di vista, il potere del dollaro è gonfiato dal suo uso nel commercio di petrolio e materie prime, sui mercati dei capitali e come valuta di riserva. Ma per quanto tempo questa condizione e’ sostenibile, tanto per il Dollaro che per l’Euro? Questa storia dimostra come al momento l’Occidente è ancora una volta diviso, dieci anni dopo la drammatica spaccatura sulla guerra in Iraq. L’UE è bloccata dai suoi guai economici, e gli Stati Uniti non sono in grado di produrre una politica estera ragionevole. Si consideri per un momento il Presidente Obama. Nessuno fra i suoi progetti di libero commercio transoceanico e’ diventato realtà, e la Cina sembra dettare le regole nella regione del Pacifico. Alleati tradizionali (Gran Bretagna, soprattutto) stanno andando a est, il Medio Oriente e’ in uno stato caotico e Binyamin Netanyahu, che ha appena vinto le elezioni israeliane, ha tenuto un discorso al Congresso di Washington senza incontrare Barack Obama.

Il valore del Dollaro poi è fortemente legato al petrolio e al suo prezzo, specialmente nella regione del Golfo. Dal gennaio il Brent è salito, ma a 55-60 dollari è ancora lontano dal break even point dell’Arabia Saudita, che è stimato a circa 80 dollari. E’ l’Arabia Saudita in grado di sostenere una monarchia assoluta con prezzi così bassi? E gli USA, ce la faranno a sostenere lo shale? I prezzi aumenteranno, anche se probabilmente mai torneranno ai livelli degli ultimi anni. I problemi politici, tuttavia, restano sul tavolo.

Russia, Cina, India, e (in modo molto meno chiaro) la UE chiedono un cambiamento nell’ordine mondiale politico, economico e finanziario. Un pianeta dominato dagli USA non è praticabile né accettabile. Nuove unioni monetarie e nuove istituzioni finanziarie stanno emergendo, e quelle vecchie hanno bisogno di ristrutturazione. Nonostante l’ultima riforma (2010), la Cina ha un potere di voto nel FMI del 3,81%, cioè meno della Francia (4,29%)! L’Arabia Saudita, con 2,80%, batte la Spagna (1.63%) e anche l’India (2,36%). La speranza è che la potente ascesa di nuovi attori e istituzioni solleciterà l’occidente e gli USA in un particolare, a ri-pensare le cosiddette istituzioni ‘globali’ in una direzione pluralista, inclusiva e meno Eurocentrica.

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