BeleidAi tempi dell’euroscetticismo serve il premio di maggioranza, peccato per chi non lo capisce

Non esiste – è cosa nota – il sistema elettorale perfetto e ciascuno, per di più, la pensa un po’ come vuole. Tuttavia c’è un’obiezione che proprio non riesco ad accettare, tra quelle che i critici...

Non esiste – è cosa nota – il sistema elettorale perfetto e ciascuno, per di più, la pensa un po’ come vuole.

Tuttavia c’è un’obiezione che proprio non riesco ad accettare, tra quelle che i critici dell’Italicum gli muovono. Ovvero quella per cui il premio di maggioranza sarebbe per così dire anacronistico, e a dimostrarlo starebbe il fatto che in Europa nessun sistema elettorale – Grecia a parte – lo prevedeIl premio di maggioranza non va bene perché, dicono, non è previsto da nessun grande sistema elettorale europeo. E si affrettano a citare il caso inglese, o quello spagnolo. Non sarò certo io a criticare i sistemi inglese e spagnolo, due dei migliori sistemi elettorali esistenti se comparati al sistema politico in cui si inseriscono e al quale danno (mantengono) forma.

Però, c’è un però. E’ infatti sufficiente aprire un qualsiasi quotidiano online per leggere che le prossime elezioni inglesi e spagnole (entrambe si terranno nel 2015) ci consegneranno un quadro politico completamente inedito e che quasi certamente non vedrà un governo stabile di partito in un contesto bipartitico. E ciò in due delle patrie del bipartitismo, promosso e mantenuto nel caso inglese – salvo alcune parentesi non trascurabili – da un sistema a collegio uninominale a turno unico e nel caso spagnolo dal sistema proporzionale più maggioritario che ci sia, con piccole circoscrizioni che favoriscono i due partiti più grandi e concedono allo stesso tempo rappresentanza parlamentare alle forze autonomiste locali.

Perché, dunque, sta accadendo ciò? Semplice, perché l’offerta politica non si articola più solamente sull’asse destra/sinistra – chiamatela dimensione conservazione/progresso, o come più vi piace – ma anche, in maniera intersecante, su quella europeismo/antieuropeismo – chiamatela dimensione anti-austerity, chiamatela dimensione populista, chiamatela dimensione antipolitica, chiamatela un po’ come vi pare, ci siamo capiti. E con questo nuovo asse intersecante l’offerta politica nazionale da bipartitica diventa tripolare (o multipolare). E allora, ops, i sistemi inglese e spagnolo di colpo non sono più in grado di assicurare un governo di partito. Dovrebbe tornarci alla mente qualcosa: febbraio 2013, sistema politico italiano a configurazione tripolare, e impossibilità di formare un governo per il vincitore delle elezioni perché al Senato – a differenza della Camera – non esisteva alcun premio di maggioranza nazionale.

Eccoci al punto, allora. La nuova politica degli anni 2000 vede la presenza sempre più strutturale di partiti – chiamiamoli – populisti. Questo stato di cose rende insufficiente un sistema maggioritario (o proporzionale ma dagli esiti maggioritari) ai fini della formazione di una maggioranza parlamentare e di un governo stabile. Occorre di più. Occorre, come dicono gli esperti, un sistema majority assuring; ovvero un sistema decisivo, che garantisca di per certo una maggioranza parlamentare al vincitore delle elezioni. Un sistema, insomma, a premio di maggioranza.

Ecco perché l’Italicum è un sistema che funziona bene nell’epoca dell’euroscettisicmo e dei partiti populisti. Ecco perché chi dice che non va bene perché in Spagna o nel Regno Unito non ce l’hanno – secondo me – fa un errore di valutazione. Non mi sorprenderei se tra qualche anno l’Italicum diventasse un modello per l’Europa…

@FrancescoPigno

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