Stuart e Cedar Anderson ce l’hanno fatta.
Se non li conoscete non preoccupatevi, fino a poche settimane questi due australiani, padre e figlio erano ai più degli sconosciuti. Avevano però una passione in comune, l’apicoltura e volevano rendere la raccolta del miele più facile e accessibile anche ai neofiti. Per dieci anni, così racconta la storia, hanno lavorato ad una sorta di arnia a raccolta automatica e una volta pronto il prototipo della Flow Hive avevano bisogno di 70.000$ per avviare una piccola produzione.
Si sono rivolti ad Indigogo, popolare piattaforma di crowdfunding ed in poche ore hanno raccolto 4 milioni di dollari. Domenica terminerà la raccolta fondi, in questo momento sono “fermi” ad $11,046,902 da oltre 31.000 contribuitori.
AGGIORNAMENTO: 2 giorni dopo la scrittura del pezzo, la campagna di Flow Hive si è chiusa con una raccolta complessiva di 12.205.430$, in pratica oltre un milione nell’ultimo week end…
Stupiti? Confusi? Esterefatti?
Forse non sapete che la Flow Hive, questo il nome della nuova arnia, viene definita come “la più grande innovazione nell’apicoltura dal 1852”. Se siete ancora stupiti, confusi ed esterefatti non preoccupatevi siete sicuramente in ottima compagnia.
Stuart e Cedar hanno avuto -anche- fortuna, il loro progetto è diventato virale è rimbalzato su diversi siti e migliaia di persone si sono fatte invogliare a spendere qualche centinaio di dollari per inventarsi apicoltori, in sostanza pre-acquistando la Flow Hive.
I due australiani non sono stati solo fortunati, sono stati anche bravi, hanno seguito quei passaggi che aiutano a creare una campagna di corwdfunding di potenziale successo. Hanno inserito un video semplice e ben fatto, hanno costruito un sito del progetto più dettagliato e approfondito ed hanno curato molto bene la scala dei premi, le ricompense che vengono promesse ai potenziali donatori.
Il pericolo dopo storie così, è che chiunque abbia un’idea si rivolga alla rete, convinto che basta caricare un paio di foto, un video del cellulare e in qualche settimana si avranno un sacco di soldi, magari anche molti di più di quanti se ne ricercavano.
Invece non è così, il crowdfunding è uno straordinario strumento, che ha le sue regole, che vanno rispettate.
Kickstarter, altra grande piattaforma di crowdfunding ha una pagina di statistiche sulle proprie campagne ben fatta e approfondita. Oltre 1,6 miliardi di dollari raccolti e 82.000 progetti finanziati. Il successo medio delle campagne è del 38,41%, leggermente meglio le campagne dedicate all’arte, uno dei temi del blog, 17.392 campagne con un succes rate del 42,96%. Sono però le somme raccolte il punto centrale di ogni campagna, il 72% di tutte le campagne finanziate con successo avevano come obiettivo finale somme inferiori ai 10.000€. E questo è il dato di una delle più grandi piattaforme mondiali, in Italia le campagne raccolgono mediamente 5.000€. Quindi se volete milioni ma anche centinaia di migliaia di dollari o euro forse non è il crowdfunding il vostro strumento.
Pochi giorni fa è stata lanciata una nuova campagna per salvare uno dei luoghi più notevoli del patrimonio artistico italiano il Convento dei Frati Cappuccini di Monterosso danneggiato a seguito dell’alluvione delle Cinque Terre nel 2011. La cifra richiesta è di 100.000€ e il crowdfunding è sembrato il miglior strumento per coinvolgere le tantissime persone che amano questo luogo e che l’hanno eletto con oltre 100.000 voti Luogo del Cuore del FAI.
Sicuramente il luogo è bellissimo e la causa importante, ed auguro sinceramente il successo della campagna, però le poche regole del crowdfunding non sono state seguite e rimango scettico sul risultato finale. Esiste un video di oltre sei minuti del volo di un drone sopra al convento accompagnato dai canti dei frati. In nessun caso viene illustrato il progetto, nessuno spiega a cosa dovrebbero servire i soldi raccolti. Tutti i media che hanno ripreso la notizia si sono limitati ad inserire nelle proprie gallery il video (che farà fare tante visualizzazioni utili per la pubblicità) ma praticamente nessuno riportava il link alla piattaforma su cui donare. Ad onor del vero neanche la pagina ufficiale del Convento di Monterosso riporta il link alla scheda della campagna. La piattaforma scelta è buonacausa.org una delle tante piattaforme che in questi anni sono nate anche in Italia. Ivana Pais professoressa all’Università Cattolica che produce puntualmente un report sul mondo del crowdfunding italiano recentemente registrava oltre 54 piattaforme, con il rischio concreto di confondere e perdere il potenziale donatore.
Il Convento di Monterosso è un simbolo conosciutissimo anche all’estero, le Cinque Terre sono una delle mete turistiche italiane più rinomate, forse si poteva osare di più ed andare a proporre la campagna su una piattaforma internazionale in grado di catalizzare migliaia di donatori, anche occasionali. Perlomeno si sarebbe potuto tradurre la scheda anche in inglese così da renderla più accessibile.
110.341 persone hanno votato il monastero come Luogo del Cuore del FAI, una straordinaria base da cui far partire una campagna, migliaia di persone conoscono già il monastero e si sono impegnate in prima persona con un piccolo gesto. Chissà forse si sarebbe potuto chiedere al FAI di inviare una mail ai votanti chiedendo di sostenere la campagna. Solitamente il Fondo Ambiente si impegna con una donazione a sostenere i Luoghi del Cuore, in questo caso avrebbero potuto anche contribuire a veicolare la campagna.
Il cuore di una campagna è la “ricompensa” che si offre al donatore, può essere piccola e simbolica, ma ci deve essere, così il donatore si sente coinvolto. Nel caso di Monterosso le ricompense partono dai 1000€ in sù, ma per chi può donare 20€ o 50€ ma vuole ugualmente contribuire non è previsto nulla.
Sono tanti piccoli accorgimenti che messi insieme rendono una campagna concreta ed efficace, se mancano danno l’impressione che si sia andati su internet come ultima spiaggia, perché si pensa che basta “buttarla” sulla rete e si raccoglieranno tanti soldi e tutto andrà bene…
Qualche giorno fa ho invece incrociato un’altra campagna, molto diversa ma utile per capire meglio il meccanismo del coinvolgimento del pubblico. Fabio Zaffagnini è il fondatore di Trail Me Up (di cui un giorno scriverò) ma è anche un personaggio incredibilmente poliedrico e il rock rientra tra i suoi mille interessi. Si è inventato di convincere il gruppo grunge-rock dei Foo Fighters di includere nel loro prossimo tour anche la Romagna. Per persuadere i cinque del gruppo, Fabio ha pensato di organizzare una performance collettiva in cui 1000 persone suoneranno il brano Learn To Fly. Il video dell’evento da record sarà inviato ai Foo Fighters e a quel punto potranno mai rifiutarsi?
Come andrà a finire lo vedremo a luglio, ma per rendere concreto il progetto Rockin’ 1000 c’è bisogno di raccogliere 40.000€. Il video di accompagnamento è semplicemente geniale, la piattaforma scelta è Ginger che promuove un crowdfunding territoriale in Emilia Romagna ed è quindi molto adatta a coinvolgere il pubblico potenziale dell’evento. Le ricompense sono tante e ben bilanciate, ed io mi sono assicurato con la mia donazione birra e piadina, e intanto rifletterò su come sono le piccole cose a rendere bella la vita, che magari cerchi qualche migliaio di dollari per un alveare e te ne ritrovi dieci milioni…