In viaggio con TancrediInaspettata Düsseldorf

E poi, chissà come, arrivammo a Düsseldorf. Sino a quel momento, nella mia personale carta geografica, questa città non esisteva.Dove si trova esattamente? Mi sono chiesta prima di partire. E così...

E poi, chissà come, arrivammo a Düsseldorf. Sino a quel momento, nella mia personale carta geografica, questa città non esisteva.
Dove si trova esattamente? Mi sono chiesta prima di partire. E così ho scoperto che é a un passo da Colonia, é la città di Wim Wenders e Jürgen Habermas e ogni anno festeggia il Japan-Tag, ovvero il Giorno del Giappone, dato che ospita la più grande comunità nipponica di tutta Europa.
Tancredi non stava più nella pelle e tutta la scuola sapeva la meta del suo viaggio.
Con il suo solito trolley a forma di coccinella, siamo partiti. Con noi, questa volta, per la prima volta, anche sua sorella Aquila: il suo battesimo dell’aria fuori confine.
La fortuna é stata essere ospiti di una famiglia tedesca amica, in un antico casolare immerso nella campagna di Ratingen.
In Germania a essere “pazzerello” non è il mese di marzo come in Italia, bensì aprile. Almeno così dicono. Ma per fortuna le nostre giornate trascorse lì sono state tutte baciate dal sole. Un sole che andava a dormire molto tardi e che si è esibito in magnifici tramonti.
La vita all’aperto è tutta un’altra vita: Tancredi ha giocato a palla, si è arrampicato sugli alberi e sulle collinette di terra e prato, ha dato da mangiare a galline e pulcini, rincorso i gatti, ha sbirciato dentro una casetta di legno rifugio dei padroni di casa quando erano bambini, visitato fienili e visto spaccare la legna. Ha sentito l’odore di una primavera alle porte e scoperto che in Germania si parla tedesco.
Non solo: ha capito che svegliarsi qui la domenica di Pasqua può diventare un’esperienza indimenticabile. Ventotto uova, sode e interamente dipinte, erano nascoste in ogni angolo del salotto di casa. A lui spettava trovarle. Uno a uno le ha raccolte in un piatto colorato, finito in una tavola imbandita per la colazione che straripava di leccornie e regali.
Anche Pasqua in Germania è una festa a misura di bambino, nessun uovo di cioccolato, ma tante uova vere da cercare e poi, perché no, mangiare.
Ho visto Tancredi divorarne con gusto uno a colazione, come se lo avesse sempre fatto. Con una disinvoltura che mi ha fatto sorridere.
La stessa disinvoltura con cui ha passeggiato per le strade di Düsseldorf, scattando decine di foto, tutte ad altezza bimbo. Tra queste ne ho trovate alcune che, un po’ il caso, un po’ la sua curiosità hanno reso bellissime.
Düsseldorf è stata una scoperta: affacciata sul grande Reno, pulita e razionale, per certi versi sembra una città di mare, anche se del mare non sente nemmeno l’odore. Da 7 anni e 203 giorni è libera dal debito ed esibisce questo suo traguardo sulla facciata del Municipio, grazie a un timer che aggiorna al secondo il suo essere, per così dire, a posto.

“Stare in Germania è bellissimo!”, mi ha detto Tancredi il giorno prima di partire “Perché qui si parlano tante lingue, anche se io non capisco niente!”.
Le sue foto un giorno glielo spiegheranno.

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