L’Italicum sembra sia pronto per il voto, nonostante gli strappi di Renzi e l’opposizione della minoranza Pd. Una legge elettorale che nasce con l’accordo con Berlusconi (il patto del Nazareno) e che arriva a termine con una maggioranza risicata o addirittura senza maggioranza, se la Fiducia non dovesse passare.
Il tempo per ripensare il sistema elettorale in modo che, dopo anni di porcellum, ci si riavvicini a una democrazia c’è. Infatti l’Italicum avrebbe la clausola che lo rende inutilizzabile fino al 2016. Ma se cade il governo e non si trova una maggioranza alternativa cosa succede? Molti, compreso il sottoscritto, pensano che Renzi vorrebbe andare al voto il prima possibile e per questo sta forzando la mano sull’Italicum. Ma la legge elettorale si potrebbe fare in uno-due mesi, c’è quindi il tempo di migliorare.
Una legge elettorale dovrebbe garantire che, dopo il voto, sia possibile un governo e una maggioranza che appoggia il governo. Non che il governo abbia una maggioranza blindata. Una legge elettorale dovrebbe garantire un equilibrio di poteri che si controllano a vicenda (governo tra presidente del Consiglio e ministri, tra governo e parlamento, tra maggioranza e opposizione, tra le varie forze politiche, i singoli parlamentari rispetto al partito che li ha fatti eleggere). Una legge elettorale dovrebbe, però, garantire una certa rappresentanza della diversità di vedute che i cittadini hanno nella società e che le forze politiche in gioco dovrebbero provare a rappresentare. L’Italicum non riesce a garantire bene nessuna di queste ipotesi, ultimamente solo la terza con l’abbassamento delle soglie ma si poteva fare di più.
Che legge elettorale fare quindi? Innanzitutto diciamo che non va bene aver stabilito che il partito che prende il 40 per cento al primo turno può avere il premio di maggioranza del 55 per cento dei seggi o giù di lì. Se un partito prende il 42 e l’altro il 41? se uno prende il 40,1 e il secondo il 39,9? Questi sono casi limite in cui regalare così tanti seggi è un’aberrazione, come lo sarebbe far vincere al secondo turno una forza politica che al primo prende il 20-25 per cento. Non va bene il doppio turno di lista, non va bene anche perché chi vince ha un grande potere che va oltre gli equilibri fin qui in qualche modo garantiti dalla Costituzione. Non vanno bene le canidature multiple, come nel porcellum. Non vanno bene i capolista bloccati senza seri meccanismi di selezione delle candidature. Anche le preferenze si sa quali problemi possano creare.
Molti chiedono i collegi uninominali, per il collegamento tra eletti e territorio, nonché la facoltà di potersi candidare come indipendente, in alternativa ai maggiori partiti, potendo competere senza dover raccogliere finanziamenti stratosferici (che di solito arrivano sempre in cambio di qualcosa). Altri vogliono la rappresentanza delle forze politiche minori. Un modello elettorale cavalcabile poteva essere quello delle province, ormai abolito perché non più elettive.
Un modello più ambizioso potrebbe prevedere una Camera fatta di collegi uninominali che prevede la Fiducia e un Senato che non vota più la Fiducia. Un Senato con pochi eletti, anche cento, attraverso metodo proporzionale puro. Un Senato che possa fare interrogazioni, controllare l’operato di Camera e Governo, portare istanze da votare alla Camera, eleggere il presidente della Repubblica finché rimarremo una repubblica parlamentare.
La soluzione più semplice però è a portata di mano: far ritornare il Mattarellum. Il nome non è solo una coincidenza, si chiama così perché il relatore fu tale Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica.