Hic sunt lupiIl gioco della vita

Quando da piccola giocavo a nascondino con i miei cugini, capitava di nascondersi nei grandi armadi della nonna, quelli che adesso sembrano semplici mobili neanche troppo imponenti. All'interno del...

Quando da piccola giocavo a nascondino con i miei cugini, capitava di nascondersi nei grandi armadi della nonna, quelli che adesso sembrano semplici mobili neanche troppo imponenti. All’interno dell’armadio, un po’ per l’ansia e un po’ per la paura di essere scoperti, l’aria sembrava essere sempre più limitata, pesante, calda e afosa. Il buio sembrava più nero ed il respiro era quasi amplificato, coperto solo dal rumore del cuore che pulsava in petto e le gocce di sudore che imperlavano la fronte, occhi sgranati, nell’attesa di trovare il momento giusto per uscire e “salvarsi”.

Stasera ho letto la storia di Abou, 8 anni, rinchiuso in un trolley che ha affrontato un viaggio da clandestino, rinchiuso in questa scatola mobile, tutto solo, al buio, senza aria e senza possibilità di muoversi, e tutto questo mi ha fatto davvero pensare.

Noi ad 8 anni avevamo solo la preoccupazione di “salvarci” mentre giocavamo a nascondino, ci dovevamo nascondere per non farci trovare dagli amici. Oggi leggo di questi bambini che devono nascondersi e fuggire più che possono per salvarsi e scampare, ancora una volta, alla morte.

Abou ha 8 anni. Si è nascosto per proseguire il suo viaggio, per inseguire una speranza, la speranza di vivere e di non morire.

Il problema è che questo, non è un gioco. 
Questa è vita.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter