Faust e il GovernatoreIl mondo visto dal Salone Internazionale del libro di Torino: “Leggere non è solo ricchezza privata, è una ricchezza per la società, è antidodo all’appiattimento” (Mattarella, cit.)

  Venerdì scorso sono andato col mio amico Leo al Salone del Libro di Torino. Un'esperienza da fare. Visto che i libri per me sono un oggetto erotico, è stata una gita di estremo piacere. Nel via...

Venerdì scorso sono andato col mio amico Leo al Salone del Libro di Torino. Un’esperienza da fare. Visto che i libri per me sono un oggetto erotico, è stata una gita di estremo piacere.

Nel viaggio di andata sul FrecciaRossa ho trovato il tempo per leggere l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’inaugurazione del Salone del Libro. Un passaggio in particolare mi ha colpito: “Leggere non è solo una ricchezza privata, destinata al singolo individuo. Leggere è una ricchezza per la società per il bene comune. E’ un antidoto all’appiattimento, è ossigeno per le coscienze. La lettura non può essere ridotta a consolazione o semplice svago. E’ semmai una porta sul mondo, che ci apre alla conoscenza di esperienze lontane, che ci mostra cose vicine che non avevamo notato, o capito, che ci fa comprendere le grandi potenzialità dell’umanità che ci circonda. Leggere ha a che fare con la libertà. E con la speranza”.
Quando Mattarella ha detto che “Chi scrive un libro, lo fa perchè avverte valori da trasmettere”, la mia mente è volata a tutte le idee, ai valori liberali e di integrità morale raccolti nel carteggio Baffi-Jemolo in cui mi sono cimentato con successo in “Anni del disincanto” (Aragno, 2015).
 

Il Presidente Mattarella ha colto l’occasione anche per dire che l’idea stessa di Europa va oltre il territorio, e implica una “visione dell’uomo de del mondo”. Meno male che c’è qualcuno per cui l’Europa non è solo il rapporto deficit/pil e il Trattato di Stabilità: “Potremmo dire che l’Europa non esisterebbe senza i libri: senza il lavoro dei monaci non avremmo recuperato tanti testi dell’antichità, senza Gutenberg, non ci sarebbe stata la Riforma, senza le grandi biblioteche non ci sarebbe stata l’evoluzione del diritto, non ci sarebbe stato il pensiero moderno”.
 

Hans Tuzzi, bibliofilo e scrittore di talento, inventore del commissario Melis, nell’attacco al “Mondo visto dai libri” (Skira, 2014) coglie il punto, il libro come risposta all’orrore e all’ignavia: “Quando, il 5 settembre 2013, a Mantova, Paola Italia disse che Gadda pubblicò L’Adalgisa anche come atto etico, esile gesto di civiltà contro la criminale barbarie della Guerra voluta da Hitler, qualcosa scatto nel mio cervello: vidi, nello scoscendere dei secoli, morti disastri e ferocie scatenati dal sonno della ragione, e, fra stragi e guerre, prepotenze e ingiustizie, fra incerti progressi e mai facili conquiste, l’Uomo, nudo, piccolo, spaurito, molteplice, confuso e talvoltainconsapevole debitore a quanti, appunto, mai tra ignavia e orrore ammainarono il vessillo dell’intelligenza, del raziocinio, della scienza, dell’arte”.

I giovani leggono sempre meno. Speriamo nelle donne che leggono molto di più. Nel corso delle mie lezioni universitarie, a furia di citare libri da leggere, uno studente mi ha detto: “Prof., ma lei li ha letti tutti questi libri che cita? Sa, io leggo solo d’estate, perchè gli altri mesi non ho tempo”. Io gli ho risposto che leggere è un antidoto all’atrofizzazione della mente e al conformismo imperante. I libri vanno letti anche in autunno, inverno e primavera, altrimenti finiamo – con le parole di Pif –  a credere che La mafia uccide solo d’estate.

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