Mi ritengo un privilegiato. Ho avuto una grande fortuna nella mia vita: essere nato in Basilicata.
Chi nasce in Basilicata s’innamora di questa. Si ha l’orgoglio di essere lucani. È una sensazione difficile da definire poiché non si esplica in un senso di superiorità verso il resto del mondo. Proprio no. Quotidianamente bisogna vincersi, superare le proprie paure, moltitudini di schemi comodi e precostruiti, votarsi all’anelito del “posso fare di meglio”. Non è solo un visibile e tangibile diverso bensì un mondo di coscienza, di giudizio sul mondo e sugli uomini dissimile da tutte le altre esperienze umane.
Come per le belle storie e i libri, ne sono molto geloso. Mi piace raccontare la mia terra sintanto che questa resti per altri una storia felice e per me una vita ancora da vivere. Una gelosia così furente e indiavolata che quando ne sento parlare mi irrigidisco e, come mia consuetudine, mi rapporto con snobbismo.
Questo è quello che è successo con “Verrà il vento e ti parlerà di me” di Francesca Barra. Fortunatamente ho subitaneamente rivisto le mie posizioni e, pagina dopo pagina, son corso a casa. Casa di mia nonna, per intenderci. Un libro abissale che scende nel profondo delle storie di ogni famiglia del Sud. Liturgie e cerimonie che ricordi e che, inaspettatamente, ti aprono gli occhi sulle sfumature, sulle cose date per scontate e mai capite. In particolare ti soffermi sulle donne. Le donne così lontane dai loro scialli neri delgli stereotipi per ritrovare, così sia, adulti che cercando il loro mondo. In loro vi è determinazione, magia, amore e costanza.
Tanto ho imparato in questi anni e mi sono ritrovato nelle “D” al posto delle “T”, nel pane e sugo la domenica mattina in barba ai croissant. Questa notte, con questo libro, ho ritrovato un po’ di me e della gente che conosco e che, ve lo auguro, dovreste conoscere. E’ stato come dover spostare la sedia-passocarrabile davanti casa di mia nonna per parcheggiare, abbracciare un amico di vecchia data, brindare sotto i fuochi d’artificio della festa patronale, come la controra che chiude tutti al fresco di casa.