Il Senato pone la fiducia sul ddl della Buona Scuola. 159 favorevoli 112 i contrari. Tra dissensi e malumori a giorire è solo l’esecutivo, ma tra studenti e sigle sindacali la riforma della scuola unisce solo nella contrarietà.
Ci sono voluti quasi due giorni per arrivare al voto definitivo. Quello del 25 giugno è l’altro step che è toccato alla riforma della scuola italiana. Il primo lo aveva ottenuto alla Camera dei Deputati, lo scorso maggio, nel pomeriggio del 25 il ddl del governo Renzi-Giannini ha ottenuto un nuovo via libera dall’altro ramo del Governo. L’iter a Palazzo Madama si è svolto in due momenti, nella giornata del 24 giugno ci sono state le discussioni, in seguito la mattina del 25 maggio si è tenuta la riunione dei capigruppo volutata dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Solo dopo le 17:30 sono iniziate le votazioni che hanno portato alla fiducia sul decreto legge della Buona Scuola. E’ bene ricordare che il ddl approvato al Senato era accompagnato dal maxiemendamento con le novità discusse dopo il voto alla Camera; di fatto non apportava nessuna delle novità su cui si era dibattuto, anzi era lo stesso approvato dai deputati, motivo per cui si era attirato dietro non pochi malumori. Quello votato dai senatori non era neanche stato approvato dalla Commissione Istruzione, in seguito ad una volonta del Governo di accellerare per ottenere la fiducia.
Le novità del provvedimento approvato sono:
3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano straordinario di
assunzioni per dare alla scuola i docenti di cui ha bisogno. I concorsi per gli insegnanti tornano ad essere banditi regolarmente: il primo sarà indetto entro quest’anno. Al centro del ddl ci sono l’
autonomia scolastica che ha intenzione di fornire alla scuola gli strumenti necessari per la gestione degli istituti, proprio per questo motivo
maggiore centralità sarà data al preside; figura combattuta in quanto, secondo i contrari, diventerà sempre più una figura manageriale in grado di gestire troppi poteri nella scuola. Per gli studenti invece una offerta formativa più ricca e un maggiore interesse verso le forme di alternanza scuola-lavoro. Infine
molta attenzione è stata posta dal governo sull’edilizia scolastica, punto di forza del ddl, che anche Renzi aveva salutato con enorme soddisfazione, grazie a fondi che daranno la possibilità di dare un volto nuovo alle scuole italiane.
Dissensi e contrarietà non si sono fatti aspettare. Tra i gruppi studenteschi gli “agguerriti” Link,
Coordinamento universitario e Uds,
Unione degli studenti, tra dichiarazioni e atti di protesta hanno espresso il loro no, verso la riforma. L’alba del 25 giugno è stata aperta con una protesta degli studenti davanti il palazzo del Miur, a cui si sono legate anche le altre attorno a Palazzo Madama durante le ore di discussione del decreto legge. Se fuori dal palazzo erano gli studenti e le sigle sindacali a protestare, nel palazzo dei senatori sono stati alcuni gruppi parlamentari a esprimere contrarietà, tra di loro
Sel e M5S, con una minoranza del Pd hanno portato avanti forme di protesta, come quella dei lumini in segno di protesta fatte dagli esponenti del movimento pentastellato con tanto di foto sui social.
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Danilo Lampis, coordinatore nazionale Uds subito dopo il voto di fiducia ha dichiarato in una nota stampa, quanto la
riforma sia l’ennesima manovra per creare un modello di scuola legato agli interessi imprenditoriali “In un Paese dove uno studente su cinque abbandona gli studi, dove le disuguaglianze sociali aumentano non si può rispondere con una riforma che non investe un euro sul diritto allo studio!” – continua Lampis –
“il modello di scuola del Governo risponde soltanto agli interessi delle imprese, dei presidi-manager e alle logiche valutative degli Invalsi. Le scuole dovranno diventare “imprenditrici” per autopromuoversi recependo fondi dal territorio e saranno palestre di clientelismi, autocrazia e assenza di diritti per studenti e lavoratori. Il risultato è solo quello di inasprire le disuguaglianze già oggi ben visibili e nel mentre continuare ad aiutare e scuole private!”
Il ministro dell’Istruzione,
Stefania Giannini, gioisce ed esprime soddisfazione per l’esito del voto, “giornata importante” e “passo fondamentale” per il futuro della scuola. Ha così commentato la fiducia
“Oggi è una giornata molto importante per il nostro Governo e per il Paese. Quello al Senato era un passaggio fondamentale e il ddl è stato approvato con ampi numeri. Questa legge prevede il rilancio del nostro sistema di istruzione attraverso un cambiamento culturale che mette al centro questi principi: autonomia, trasparenza, responsabilità, valutazione e merito. Su questi temi per la prima volta si riesce a superare un muro che molti ministri non erano riusciti a valicare. La Buona Scuola comunque è per noi un punto di partenza, dopo l’approvazione avremo un lungo percorso di dialogo e di costruzione attuativa in cui coinvolgeremo il mondo dell’istruzione”.
Carmine Zaccaro
LE NOVITA’ DELLA BUONA SCUOLA