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L’esplosione dello scandalo Fifa, con gli arresti di importanti dirigenti dell’associazione che governa il calcio mondale eseguiti a Zurigo da Fbi e Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, è stata interpretata come un episodio della nuova guerra fredda in corso tra Washington e Mosca, salita di livello dopo la guerra in Ucraina. A indirizzare i commenti verso questa direzione è stata l’immediata difesa di Joseph Blatter da parte di Putin. Un intervento motivato dall’assegnazione dei Mondiali 2018 alla Russia, effettuato a dicembre 2010 in contemporanea alla decisione di affidare l’edizione 2022 al Qatar. Scelta molto controversa che ha attirato critiche diffuse nei confronti della Fifa. In particolare quella relativa al ricchissimo e caldissimo emirato del Golfo dove sarà impossibile giocare d’estate. Per questo motivo è ancora in dubbio il momento del calendario nel quale si disputerà la Coppa del Mondo, una cosa mai vista nella storia della più importante manifestazione sportiva dopo le Olimpiadi. Senza dimenticare le terribili condizioni di lavoro degli operai che stanno costruendo gli stadi in Qatar (denunciata soprattutto dai media inglesi).
Ma non c’è solo la tensione con la Russia che vuole salvaguardare la propria vetrina calcistica, preservandola dai contraccolpi che stanno investendo Blatter e la Fifa. Esiste anche un altro fronte che riguarda il gigante in competizione con gli Stati Uniti per la leadership economica e politica mondiale: la Cina. Pechino ha lanciato un’offensiva in grande stile sullo sport più popolare del mondo. Il governo vuole che i giovani cinesi inizino a giocare a calcio con successo. E’ pronto un piano per le scuole che coinvolge centinaia di migliaia di ragazzi. In parallelo la Cina vuole sbarcare con forza sul palcoscenico più importante del pallone mondiale: l’Europa. Il gruppo Wanda, guidato da Wang Janlin considerato il secondo uomo più facoltoso del Paese, ha acquistato il 20% dell’Atletico Madrid, finalista un anno fa in Champions contro il Real.
Ma non solo. Questo colosso multinazionale – attivo nel campo dell’entertainment con sale cinematografiche, hotel di lusso, centri commerciali e interessato all’acquisizione della Metro Goldwin Meyer – ha rilevato per un miliardo di euro Infront, la società di consulenza con sede a Zug in Svizzera guidato da Philippe Blatter, presidente e ad, nipote di Joseph, il re della Fifa prima delle dimissioni annunciate il 2 giugno. Infront gestisce diritti tv, produzione, marketing e ospitalità negli stadi dei Mondiali di calcio (nonché i diritti di archivio Fifa di tutte le edizioni dei Mondiali). Praticamente è il braccio attraverso il quale la Fifa fa vedere al mondo la sua creatura principale ogni quattro anni: la Coppa del Mondo di calcio. E si occupa di vendere i diritti tv di moltissimi altri eventi sportivi, come la Serie A italiana. Ma Infront è leader anche nel settore degli sport invernali: sci alpino e di fondo, salto dal trampolino, combinata nordica.
In questo modo un’impresa cinese ha preso il controllo di una società importantissima nel veicolare l’immagine di una delle armi più potenti di “soft power” nel mondo attuale: lo sport. Le discipline della neve e del ghiaccio sono cruciali per Pechino che vuole un’edizione invernale delle Olimpiadi dopo aver avuto i Giochi estivi nel 2008. Dopo questa operazione, la Fifa e il calcio parleranno sempre più cinese. O meglio la Fifa di Blatter con il nipote alla guida di Infront comprata da Wanda Group. La Fifa che assegna i Mondiali a Russia e Qatar. La Fifa che tiene per quattro edizioni consecutive i Mondiali lontani dall’Europa Occidentale (nel 2026 saranno passati 20 anni da Germania 2006).
Gli Stati Uniti non sono mai stati una potenza al vertice del calcio. Hanno organizzato in casa l’edizione del 1994, ma non sono mai riusciti a sfondare nel pallone maschile (meglio invece in quello femminile). Ma la potenza leader del pianeta non può neanche permettere che lo sport più amato del globo finisca nelle mani di Russia e soprattutto Cina. Non può lasciare che la stanza dei bottoni del business calcistico finisca per essere occupata dall’asse Zurigo-Zug-Mosca-Pechino. Le indagini, come si usa dire in questi casi, faranno il loro corso e non sono ovviamente influenzate da ragionamenti politici (anche perché sono iniziate prima dell’ingresso in scena dei cinesi). Ma gli equilibri mondiali ormai passano anche dal controllo delle traiettorie di un pallone.
* Stefano Scacchi e’ amico e gornalista (Repubblica, Tuttosport, Guerin Sportivo).