Solo adesso riesco a trovare un pò di tempo per scrivere su quanto accaduto l’11 giugno 2015 a Lauria, in occasione della presentazione del libro della prof. Albina Colella dal titolo “L’impatto ambientale del petrolio”, organizzato dal No Triv Lagonegrese, cui faccio parte anch’io. Quel giorno abbiamo deciso di invitare anche il giornalista Pietro Dommarco e il dott. Ferdinando Laghi, puntuali e precisi nei loro interventi come sempre.
Inizio col dire che non vi era assolutamente alcun plebiscito. Pochi i coraggiosi che si sono preoccupati di intervenire e di assistere al convegno ( scenario molto simile a quello di Lagonegro eh, due facce della stessa medaglia). Molto curioso, a fine evento, il teatrino, o direi quasi la campagna elettorale, che un paio di personaggi del luogo hanno portato avanti. Per un attimo ho pensato che uscisse fuori anche una bella bandiera con il nome della lista. Emoticon smile
Sono delusa? Sì. Delusa dai compaesani, dai ‘laurisciani’, dai laurioti che hanno ricevuto minacce telefoniche e sono rimasti così a casa, fermi e silenti
( “la faccia nostra sotto i piedi vostri e noi … zitti!”), inviti a non comparire quel giorno e boicottare così il convegno e la presentazione del libro.
Credo che si sia giunti ormai ad un tal livello di soggezione che lo sviluppo e la modernizzazione della Basilicata non possono che restare un miraggio, perché dove non c’è libertà non può esserci crescita reale e dove le aspettative future dei giovani sono legate al pesante sasso del clientelismo non può che esserci uno sprofondamento incessante e senza speranza.
Il risultato si sta vedendo in questi giorni; gli elenchi di amici e parenti, ex portavoce, ex autisti, ex qualcosa di qualcuno che conta riempiono con il loro trasversalismo la disillusione dei più e lasciano agonizzare questa Terra alla quale pure tutti si affannano a dichiarare grande amore. Il servilismo, d’altronde, è una moneta che sembra avere grande potere d’acquisto in Basilicata, cosicché tra vendere e comprare non si capisce più quale delle due azioni venga prima; tuttavia una moneta di tal genere prima o poi è destinata ad andare fuori corso e chi l’ha coniata, in un modo o nell’altro, avrà da perdere: un popolo servile è un popolo che si può usare, ma di cui non si può avere fiducia.
Quello a cui ho assistito mi ha fatto capire che questo mondo non è fatto per gli onesti. Le persone, qui da noi, si muovono solo se si offre loro un compenso, una promessa, se vi è un colore politico dietro, se il boss decide che ci si può esporre e si può marciare.
Cerchiamo di cambiare rotta.
Un buon cittadino è lo specchio di un buon governo e i servi, accidenti, possono diventare molto pericolosi.
C.B.