Sembra il Terzo segreto di satira, ma è la mia vita e questi sono i soggetti con cui tento, invano di organizzare una cena: tutti votano PD. Solo che ognuno lo fa a modo suo.
Io
Ok: chiariamo una cosa e facciamo coming out.
Io non sono una moderata simpatizzante di questo Governo.
Io sono una FAN di questo Governo.
Mi piace tutto, mi piace sempre. E quando fa qualcosa che non mi piace, dico che la colpa è di Bersani che si è giocato le elezioni di merda e che ha fatto sì che non ci sia una maggioranza, o meglio, che ce ne sia una ridicola che ci obbliga a continui mercanteggiamenti al ribasso, ora con Alfano, ora con Verdini, ora con i confusi transfughi grillini.
A parte questo fatto, che catalogo tra le incontrovertibili verità, sono consapevole di non essere un’osservatrice lucida, il che fa di me una giornalista sempre affaticata, impegnato a rigidi auto-fact checking per controllare di scrivere notizie e non stronzate da fan. Una fatica che non vi dico.
Probabilmente a cena dovrei invitarci Renzi
Il Bersaniano in lutto
Malato di politica da sempre, militante da sempre, si è spaccato la schiena a montare e smontare stand alle Feste dell’Unità, a friggere salamelle e a volantinare per il Partito.
La sera della vittoria di Bersani alle primarie 2012 la sua pagina Facebook era un tripudio di esultanza muscolare: a leggere quello che scriveva sembra va che Bersani (anzi: Pigi, come scriveva lui) avesse vinto non le primarie di un partito sempre sull’orlo di una crisi di nervi, ma i Mondiali, le Olimpiadi, e il premio per il migliore attore di film porno in una volta sola.
Poi le cose sono andate come sona andate e, da quella sera di dicembre del 2012 nessuno lo ha mai più visto felice.
Rinnova la tessera del PD per inerzia, ma gli stand non li monta più.
Ogni tanto, durante i talk show di politica, mi manda dei messaggi su Whazzup nei quali cerca di intavolare un dibattito. Io, per un po’, gli dò retta e poi non so cosa dirgli, mi stufo e gli mando le foto dei gattini.
Soffre. Mi dispiace per lui, ma non so che farci.
A cena non lo invito perché mi deprime la serata.
La Bersaniana in lotta
La mia amica reggiana è fondamentalmente una bastian contraria per vocazione.
Condannata dalla sua stessa intelligenza, non riesce a smettere di essere una nerd della politica che, per di più, è cresciuta nella patria di quelli che più comunisti non si può.
Da una vita sceglie per disciplina il meno peggio salvo poi brontolare per i cinque anni successivi.
Considera Renzi (che alle Europee ha votato, per disciplina) una via di mezzo tra un pirla e un epigono di Saruman, D’Alema-peggio-mi-sento (che ha votato, per disciplina) un maneggione, Veltroni (che ha votato, per disciplina) un citrullo buono solo a sceglier videocassette.
Le piaceva Prodi (grazie al cazzo) e, per la prima volta, si era politicamente innamorata con Bersani. Le piaceva la sua declinazione bucolica della politica, tutta concretezza, partitone, bandierone e tesserone.
Le ha detto sfiga.
Così da ormai due anni non riesco a finire non dico una conversazione, ma una frase al suo cospetto, senza che mi arrivi una frecciata sul tono di “eh si…voi renziani….bevete la coca cola, mica il vino rosso/prendete la pizza con le verdure, mica la margherita/ guardate “House of Cards”, mica “Un Posto al sole” e via cazzeggiando.
Le voglio bene, ma a cena non la invito perché poi rompe che in tavola c’è il finger food e non la salamella con la polenta. Al 31 luglio.
Quello più a sinistra di te
La sera della primarie del 2013, quando è uscito Renzi per il discorso della vittoria ha avuto l’impressione che (testuali parole sue) ‘andasse tutto sott’acqua’.
Non si è mai più ripigliato.
Ha dimenticato quello che diceva solo un anno prima, quando le primarie le aveva vinte Bersani e andava blaterando che insomma il PD era il partito di tutti, la casa della sinistra, in cui stare tutti uniti, anche nella diversità.
Era tutto vero fino a quando si faceva come voleva lui. Poi è arrivato Renzi e allora, all’insegna del ‘E io non gioco più’, si è preso il pallone e se n’è andato via.
Lui il PD di Renzi, infatti, non lo ha mai votato. Prima ha scelto Tsipras, alle Europee (dando la preferenza a certi ceffi che per carità di patria nemmeno nominerò) e ora, con entusiasmo, si è buttato nell’avventura di ‘Possibile’ di Giuseppe Civati.
Io lo guardo e scuoto il capo.
Lui, andrà avanti fino a che potrà, ossia fino al secondo turno delle politiche dell’era Italicum, quando, al ballottaggio, si cagherà sotto e tornerà da mamma PD.
Sempre che mamma PD ci arrivi al secondo turno del ballottaggio delle politiche dell’era Italicum. Sennò si che si ride.
Come diceva quel tale ‘Fallisci ancora, fallisci meglio’.
A cena non lo invito perché altrimenti occorre fare un’assemblea quindici giorni prima per decidere collegialmente il menù.
La gay
Di politica non si interessa. Sa che ci sono le elezioni solo perché, in quei giorni, i suoi figli stanno a casa da scuola. E allora le viene il dubbio che si voti: così mi chiama, me lo chiede, glielo confermo.
Non le interessa nulla di partiti e alleanze, solo, visto che, come dicevo, ha dei figli ed è omosessuale, le interessa solo che chiunque governi le dia il diritto di sposarsi e di essere madre dei figli che sono già suoi, senza dover dare complesse spiegazioni di un fatto semplice.
A lei interessa solo quello. Se fossimo nel bel mezzo di una guerra nucleare, probabilmente, mi guarderebbe con gli occhioni speranzosi e direbbe: “Sì, ma i diritti? Quando ce li danno?”.
Sono anni che la faccio su e la convinco a votare PD dicendo che è la sua unica possibilità e che comunque, adesso, la legge la fanno. E che guarda se non è oggi, è fra una settimana.
Lei mi crede sempre meno, io cerco di essere sempre più convincete e di spiegarle che la situazione è complessa, che l’Italia è un paese complicato e che ci sono priorità articolate e che insomma c’è la crisi, e che cosa vuoi aspettarti dA questa maggioranza della mutua figlia (aridanghete) dello scellerato Bersani.
Mentre le parlo spero sempre che non si accorga che la crisi c’è in tutto il mondo e che tutto il mondo è un posto complicato con priorità complesse e, spesso, maggioranze spezzettate, oppure (vedi il Regno Unito) proprio di destra.
Per fortuna, lei, presa tra bambini e mille cose, non legge i giornali e di politica non sa niente, quindi posso farla scema come mi pare.
A cena però non la invito perché, co’ ‘sto caldo, di difendere il Cirinnà, a botte di ‘piglia e porta a casa’, ’meglio di niente’, ’ad oggi è il massimo che si può fare’, non ho voglia.
La forzista
Cresciuta a pane e Mediaset, considera Striscia la Notizia un telegiornale.
Ha sempre votato Berlusconi, nella varie declinazioni Forza Italia, PDL,e poi, di nuovo, Forza Italia, ma sempre chiamandolo “Silvio”.
Poi, in buona sostanza dopo il Rubi Gate, Silvio le è sceso da cuore e da allora ha avuto qualche tentennamento, una cotta passeggera per il Fli di Fini e Bocchino, un’altra, rapida, per Oscar Giannino e, alle ultime politiche un fugace voto per Mario Monti e Scelta Civica.
Alle Europee, felice ma timida, ha votato per la prima volta PD. Lo ha confessato solo a me e facendomi giurare di non dirlo a nessuno.
Il Governo Renzi le piace parecchio, comunque. E a chi parla male di Renzi, fa notare che le alternative sono Grillo e Salvini. E che comunque, almeno, Renzi non fa le orge a casa e che niente può essere peggio del ventennio di Berlusconi.
Mi ha appena chiamato e ha detto “Dai usciamo. Offro io con gli ottanta euro di Renzi”.
Ecco. Io, stasera, vado a cena con lei.
@lucianabig