Dicono che i milanesi non esistono più, ma un modo per capire chi è milanese oppure no è vedere chi rimano a Milano ad agosto: se ci rimani, non sei milanese.
E va molto di moda tra coloro che rimangono a Milano ad agosto scrivere su Facebook: Ragazzi vi prego non fate come al solito che mi illudete che non tornate più e poi invece vi ritrovo tutti a settembre. Non fate scherzi, rimanete dove siete.
Invece io, che sono rimasto a Milano per tutto il mese, ho una certa nostalgia dei milanesi. Certo, vivere in una città deserta ha i suoi vantaggi: al Carrefour impiego poco tempo a fare la spesa nonostante l’incapacità delle cassiere, ho trovato sempre una macchina Enjoy disponibile e vicina, addirittura dalle finestre dell’ufficio ho sentito le campane della chiesa vicina, suono che mai avevo percepito in tutti questi anni di normale trambusto.
Prima di scrivere questo articolo ho notato però che il tema “estate in città” è già presente in rete (ad esempio sul sito della rivista Studio), e pare che ne abbiano scritto persone più brave di me, e per questo cercherò di farla il più breve possibile.
Non ho letto gli articoli/racconti degli altri, non perché sono snob, ma perché già mi sento triste a scrivere questo mio, di articolo, perché la solitudine in città è una cosa orribile, non c’è molto da girarci intorno, ed è ancora più difficile questa condizione quando la città in cui vivi non è la tua. Quindi mi mancano i milanesi e non me la sento di gioire della loro assenza, perché anche se in questo momento la città è mia e degli altri immigrati che qui sono ospiti, dal 31 agosto tornerà ai loro legittimi proprietari e noi avremo finito il compito che ci è stato assegnato. Per questo, pensando ai milanesi, vorrei elencare tre loro abitudini che mi sono particolarmente care:
1) Fermarsi con la macchina quando un pedone mette il piede sulle strisce pedonali. Ero talmente all’oscuro di questa abitudine che appena trasferitomi addirittura ringraziavo gli automobilisti che si fermavano sulle strisce, poi col tempo ho capito che non era una gentilezza nei miei riguardi, ma un’abitudine collettiva. Ovviamente ci sono sempre i maleducati e la maleducazione cresce nelle ore frenetiche di entrata/uscita dal lavoro, ma questa è la prima cosa che ho notato di Milano e per questo motivo ci sono affezionato. Adesso questa abitudine è completamente assente vista l’assenza di macchine in circolazione.
2) Tirare su i tergicristalli della macchine parcheggiate in maniera selvaggia su marciapiedi, piste ciclabili, divieti di sosta. Chiaramente anche a Milano esiste il parcheggio selvaggio, ma esiste anche questa piccola ribellione civica degli abitanti che alzando i tergicristalli del selvaggio vogliono fargli intendere la loro indignazione. Io non amo l’educazione civica e l’indignazione, ma questa abitudine è entrata tra le mie favorite quando vidi una vecchietta che con fare ardito (in pieno inverno) alzava tutti i tergicristalli della macchina che bloccavano la pista ciclabile. Non essendoci (come detto) macchine in questo momento ed essendo pieno di parcheggi questa abitudine ora non è presente.
3) Salutarsi tra podisti mentre ci si incrocia correndo. Credo che i milanesi chiamino quelli che corrono con il nome di runners, ma personalmente preferisco dire le cose in italiano, quindi continuerò a chiamarli podisti. Detto ciò, è usuale tra i podisti salutarsi quando ti incroci correndo al parco, credo ad imitazione di alcuni categorie di motociclisti. Inizialmente la trovavo una cosa buffa, ma poi per non sembrare maleducato ho cominciato a farla anche io. Soprattutto in questi giorni in cui al parco siamo pochi a correre mi impegno con ardore in questa abitudine in segno di fratellanza con i podisti che sono qui ad agosto.
Probabilmente a qualcuno queste abitudini sembreranno banali, o forse inutili, ma personalmente sono queste le cose che ho notato e che mi mancano degli autoctoni della città che mi ospita. Poi quando sei a Milano tutto agosto a lavorare hai due scelte da fare tra il caldo e silenzio: o il livore o la serena accettazione della tua condizione, e noi abbiamo scelto la seconda. Perché è ovvio che stai male, che stai bruciando dalla rabbia vedendo le foto di gente al mare e in giro per il mondo mentre tu sei in ufficio, ma il livore (che poi in questo si trasforma in rancore sociale) manca totalmente di stile.