“C’è chi dice Sì”: per capire il senso dello slogan scelto dal Pd per la Festa dell’Unità di Milano non dobbiamo guardare a Vasco Rossi, ma a Forrest Gump. Chi si intende di marketing non ha difficoltà a classificare l’archetipo che viene evocato dal messaggio pubblicitario: «È quello dell’innocente, il cui rappresentante più significativo è Forrest Gump», dice Gianluca Lisi, co-fondatore dell’agenzia Create! Group e autore di Loveting! 127 Archetipi per il Management Olistico (edito da Dario Flaccovio). Il personaggio interpretato da Tom Hanks è uno che dice sempre di sì, anche ad andare in Vietnam, dove “l’unico problema è che pioveva sempre”. E che però è aperto alle indicazioni del vivere sociale e per questo ha successo. «Quando si evoca un archetipo del genere, vuol dire che si vuole parlare al bambino che è in noi, quello che ha bisogno di avere fiducia nei grandi, di chi ne sa più di lui, per crescere», aggiunge Lisi.
Che c’entra un personaggio del genere, protagonista di un film a suo tempo accusato di essere conservatore, con la sinistra? Che c’entra soprattutto questo slogan con la sinistra che fonda le sue basi nell’antifascismo, cioè nella critica del Capo che aveva sempre ragione? «Sarà dura farla digerire agli elettori della sinistra», riconosce Lisi, che torna al tema degli archetipi. «La sinistra si è sempre ispirata all’archetipo del ribelle che vuole cambiare le cose. Che Guevara è il grande modello, colui che guarda l’ingiustizia nel mondo e interviene a sanarle. Chi ha questo approccio a livello profondo vede sempre il bicchiere mezzo vuoto».
Anche Renzi ha costruito la sua immagine sull’archetipo del ribelle rottamatore e il linguaggio passa ancora dalle sfida alle categorie da sfidare, dai sindacati agli insegnanti. Ma ora è il momento della costruzione del consenso e di far vedere il bicchiere mezzo pieno. La strategia dietro questo tipo di messaggio è evidente: «L’obiettivo è spostare la richiesta di consenso da temi specifici a un consenso in quanto tale – aggiunge Lisi -. Uno slogan del genere vuole porci nella forma mentis di dire sì all’operato del governo nel complesso», dal jobs act alla scuola, passando per l’Expo.
Sarà efficace quel “C’è chi dice sì”?. Lisi non ha dubbi: «Io lo trovo molto efficace e intelligente. Anche il riferimento alla canzone di Vasco, con il cambio di una parola, dal punto di vista pubblicitario funziona molto. Sono bravi, penso che a Renzi la comunicazione sia la cosa che riesca meglio». Spetta però agli elettori del Pd, anche quelli vicini a Renzi, capire se vogliono davvero abbassare la guardia e fidarsi ciecamente del leader. A guardare la storia, conviene pensarci due volte.