Estate non è estate se nelle zone balneari della Calabria e della Campania ( vedi Praja o Sapri) non trovi le orde di bagnanti provenienti dall’interland napoletano.
È una prassi, una specie di tradizione con pellegrinaggio di auto traboccanti, nonne nel portabagagli, frigoriferi danzanti, bambini schiacciati contro i finestrini delle auto, borse termiche piene di cibo, che va avanti da anni, forse da sempre.
Famiglie rumorose, gente che beve e che mangia pizze di maccheroni fumanti già dalle prime ore del mattino, voci alte, canottiere bianche con bicipiti in vista e pance troppo piene in evidenza, pacche sulle schiene e risate fragorose.
Che senso ha meravigliarsi ancora?
Se si pensa che molti di noi quando vanno all’estero fanno anche peggio, questa sorta di dover bofonchiare o lamentarsi della venuta dei turisti napoletani, e non, mi fa soltanto vomitare fuori che siete una massa di luridi e laidi classisti.
Oltretutto si lamentano proprio gli stessi autoctoni dei vari luoghi che sono ancora più ‘terroni’ dei partenopei ( vedi lucani o calabresi)!
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‘And it makes me wonder’.
Parliamo tanto di famiglia del sud, di meridionalismo, di calore, di uguaglianza, ma a quanto vedo l’uguaglianza cessa di esistere per molti quando si sviluppano, crescono e si insidiano sempre i soliti discorsi populisti e pieni di ipocrisia e pregiudizio, portati avanti sempre dagli stessi che non sono ancora cresciuti e che anzi hanno impiantato solide radici, nutrite dal solito strato di ignoranza paesana.
Finalmente un poco di persone e di vita in queste terre depauperate, che 10 mesi all’anno sono abbandonate e desolate!
E magnatevella n’emozion!
A terra è di tutti.
Jamm annanz!