Il cosiddetto ‘accordo sul nucleare iraniano’ è stato accolto con sollievo e soddisfazione, ma chi ne beneficera’ di più? Come cambieranno i rapporti di forza in Medio Oriente (e in Eurasia nel suo insieme, data la posizione centrale dell’Iran)?
L’Iran è un attore politico fondamentale e una potenziale superpotenza energetica. Secondo la US Energy Information Administration, l’Iran è secondo al mondo per riserve provate di gas (Vedi http://www.eia.gov/cfapps/ipdbproject/IEDIndex3.cfm?tid=3&pid=3&aid=6). Per quanto riguarda il petrolio, l’Iran sarebbe in terza posizione (Vedi http://www.eia.gov/cfapps/ipdbproject/IEDIndex3.cfm?tid=5&pid=57&aid=6) con 158 miliardi di barili. Gli attuali livelli di produzione ed esportazione di energia sono tuttavia limitati, il che significa che, dopo la revoca delle sanzioni e possibili investimenti esteri, l’economia iraniana potrebbe ricevere una spinta fortissima.
Anche la geopolitica dell’Iran conta. Difeso da imponenti catene montuose, come duemila anni fa i Romani impararono nella loro lotta contro i Parti, l’Iran confina con Turchia, il mondo arabo, l’Asia centrale (dove e’ forte l’influenza russa e cinese) e l’Asia meridionale. A sud-ovest, e’ bagnato dal Golfo Persico con le sue enormi risorse energetiche. Una posizione così centrale è fondamentale per influenzare l’Eurasia.
Malgrado più di trenta anni di sanzioni, l’economia iraniana è ancora solida e resistente. L’Iran può infatti vantare un gran numero di parchi industriali, buoni risultati nella ricerca scientifica e tecnologica (nel 2012 era al decimo posto nel mondo nelle nanoscienze: si veda http://www.oica.net/category/production-statistics/) e una produzione di veicoli a motore superiore a quella di un paese del G7 come l’Italia (quasi 1,1 milioni rispetto a meno di 700.000; vedere http://www.oica.net/category/production-statistics/). Nel complesso, l’economia iraniana e’ diciottesima nel mondo in termini PPP e la sua popolazione è stimata a circa 80 milioni, un dato che rappresenta il più grande mercato del Medio Oriente.
Le possibilità economiche dell’Iran non sono passate inosservate nei paesi occidentali. L’UE è desiderosa di inserirsi nel mercato energetico di Tehran e diverse delegazioni europee hanno già visitato il paese. Il Vice-Cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, e’ stato a Tehran il 19 luglio con una delegazione di imprenditori; il Ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, ha seguito il 29 luglio e addirittura invitato il Presidente Rouhani a Parigi. La stessa proposta quindi è venuta da Paolo Gentiloni, che ha raggiunto l’Iran pochi giorni più tardi. Questa Iran- frenesia mette il governo di Rouhani nella comoda posizione di poter decidere e scegliere. Inoltre, anche le potenze asiatiche sono parte del gioco e Hassan Rouhani ha già incontrato alcuni dei loro leader (tra cui Modi, primo ministro dell’India) all’inizio di luglio in occasione dei vertici SCO/BRICS di Ufa. Un nuovo grande gioco sembra essere in atto; chi ne trarrà beneficio per primo e maggiormente? Il ruolo della Russia è importante a causa dei vecchi legami di Mosca con Teheran e il contributo di Putin a concludere l’accordo e’ stato apertamente riconosciuto dallo stesso Obama. Puo’ l’accordo con l’Iran diventare occasione per un riavvicinamento tra l’Occidente e la Russia? Cio’ sarebbe fondamentale soprattutto per l’UE. Speriamo per Bruxelles che l’accordo porti ad ulteriori benefici in seguito. Dopo tutto, l’Occidente e Mosca condividono un chiaro interesse alla fine dell’ ISIL e del conflitto siriano, che devasta il paese sin dal 2011. I colloqui sull’Ucraina potrebbero ricominciare presto; è stato annunciato che in autunno il Presidente ukraino Poroshenko sarà probabilmente in visita dal kazako Nazarbayev, un partner affidabile del Cremlino.
Sconfiggere l’ISIL e portare la pace in Siria sono priorità per tutti. Si riproporrà l’idea di un gasdotto Iran-Iraq-Siria? La concorrenza con un potenziale gasdotto Qatar- Arabia Saudita-Turchia ha alimentato tensioni per anni e la loro sedimentazione è di fondamentale importanza per l’UE, che è altamente dipendente dal gas non europeo. Naturalmente la posta in gioco geopolitica è alta perché la Russia difficilmente abbandonerà il proprio sostegno ad Assad, a meno di guadagnarci altrove. Tehran potrebbe ad esempio firmare un accordo di libero scambio con l’Unione eurasiatica (che e’ guidata da Mosca) e facilitare lo scambio di combustibili e armamenti nell’intera regione eurasiatica; potrebbe anche aderire alla SCO, che comprende la Cina e sta diventando più forte e più grande, con l’imminente adesione dell’India e del Pakistan. Non c’è molta chiarezza sugli investimenti cinesi in Iran, ma sappiamo che Pechino e’ gia’ il massimo partner commerciale di Tehran, ed e’ silenziosamente entrata nel suo settore petrolifero, in particolare attraverso corporations come Sinopec e CNPC.
Il Presidente degli Stati Uniti, per parte sua, può considerare l’accordo un risultato notevole, che offre all’America un partner nella lotta contro ISIL. Israele ha espresso preoccupazione e proteste, e Netanyahu sta facendo lobbying sul Congresso degli Stati Uniti, ma probabilmente dovrà limitarsi a prendere atto e basta. I tempi stanno cambiando anche per Israele: la Chiesa cattolica ha recentemente riconosciuto lo stato palestinese e firmato con esso un trattato il 26 giugno 2015; il Parlamento UE ha approvato una risoluzione non vincolante nel dicembre 2014 chiedendo il riconoscimento di uno stato in Palestina. Anche l’Arabia Saudita deve accettare l’accordo. Ryadh si e’ recentemente avvicinata alla Russia, e a giugno il principe ereditario Mohammad ha visitato Putin; i due leader hanno firmato protocolli d’intesa per milioni di dollari in settori quali l’energia e la difesa, e ci sono state voci di una visita di re Salman a Mosca, nonostante il fatto che i due stati nell’ultimo decennio siano stati in disaccordo su una serie di questioni. Paradossalmente, l’Arabia Saudita ha trovato nell’ inimicizia nei confronti dell’Iran un motivo di vicinanza a Israele, come i contatti Eshki-Gold illustrano (Vedi http://www.theatlantic.com/international/archive/2015/06/israeli-saudi-r…).
L’Iran ha una lunga strada da percorrere in termini di riforme. Lo stesso vale per l’Arabia Saudita, una monarchia assoluta che è valutata da Freedom House come uno dei paesi meno democratici del mondo. L’intera regione Medio Oriente/Asia occidentale può migliorare la propria attrattivita’ globale – a parte il ruolo di fornitore di energia – solo se avrà luogo cambiamento politico e inimicizie radicate saranno gradualmente messe da parte. Speriamo che l’accordo con l’Iran aiuti in questo senso.
Una versione in inglese del pezzo e’ apparsa sul sito RIAC, anche in prima pagina:
http://russiancouncil.ru/en/blogs/ernesto-gallo-giovanni-biava/?id_4=2046