Grazie a Matteo Laurenti, che torna su ‘Giovine Europa Now’ con un pezzo sullo scandalo Volkswagen!
Chi mai vorrà cacciar via un errore che lui stesso ha messo al mondo, per sostituirlo con una verità adottata?
(Karl Kraus; Pro Domo et Mundo,1912)
1974. Nel novembre viene distribuito Autobahn, “Autostrada”, quarto LP della band di Düsseldorf; Kraftwerk, “Centrale Elettrica”. Primo album del combo tedesco a capitalizzare insieme sia la ricerca artistica dei 3 precedenti, più legati al Krautrock, “progressivamente” allontanato nel loro progetto musicale/estetico, che quella ingegneristica del suono, mediante strumenti, creati da loro stessi su loro progetti. La decisione della svolta è di quelle epocali. Non è inopportuno definire il 1974 dei Kraftwerk come una delle congiunture più influenti della contemporaneità artistica. Nello stesso anno, la casa automobilistica tedesca Macchina del Popolo (Vw) di Borgo del Lupo (Wolfsburg), il primo e unico modello della Company Town della bassa Sassonia voluta dal terzo cancelliere del Regno, mette sulle autostrade e ovunque a ovest della Vestfalia, la Golf I, ad eguagliare il modello Volkswagen Typ 1 del 1938, ovvero il “Maggiolino”. Quello bianco in cui iKraftwerk percorrono i 22 minuti della traccia omonima in apertura dello stesso LP. Il tempo necessario ai Kraftwerk, in Vestfalia, per percorrere l’autostrada tra Colonia e Bonn, capitale della Germania Ovest dal 1949 al 1990 e poi capitale federale fino al 1998. Il Maggiolino, come la Golf I è una delle cinque world car di sempre, per eccellenza del prodotto, prestazioni e fruibilità rapporto qualità prezzo. Approdata negli Stati Uniti nel 1949, insieme al furgonato Volkswagen Typ 2 “Transporter”, collabora alla mobilità collettiva capitalistica di Bretton Woods, ma con un’estetica apparentemente più keynesiana, contribuisce a motorizzare e/o mettere in moto la controcultura. Verso poi, come si vedrà nel presente di oggi, il suo zeitgeist, cioè il neo-capitalismo stesso, per diventarne il motore.
La sua realizzazione fu impostata su una “sfida” per due costruttori, Porsche e Werlin (Mercedes Benz) indetta dall’austroungarico mito al potere conseguente Versailles…e Keynes stesso…che su quello ebbe patemi che lo portarono a morire per complicazioni al cuore stresso. Il Cancelliere del 1938 voleva una macchina destinata ad una più ampia fruibilità possibile di popolazione, quindi non socialmente elitaria, e allo stesso tempo che viaggiasse sulle Autostrade del Terzo Regno, costruite apposta per unire l’Intera Europa e connetterla al Regno germanico, o almeno era quella “la visione”. Il contesto di sfida fu vinto da Ferdinand Porsche.
Nel 1992, la terza generazione della stessa Golf, modellata per (auto)strada dal designer italiano Giorgetto Giugiaro, riceve il premio Auto dell’Anno, una delle massime onorificenze europee del settore, per design e innovazione. Molti a Maastricht lo sapevano. Helmut Kohl, François Mitterand, Giulio Andreotti e Mario Monti su tutti. Nasce così l’Euro I (in vigore dal gen. 1993), che dall’Euro 0, cioè tutti i veicoli immatricolati prima di Maastricht 92, codifica lo standard europeo di emissioni nell’atmosfera, in vigore dal 1971. Il CO2; [CO; HC; Nox e il PM], degli autoveicoli, per grammo polveri (fini)/Km, quindi in prevalenza Diesel, cioè combustione del gasolio interna al motore. Data la composizione stessa del combustibile benzina, privata successivamente anche dei residui del piombo in essa e dato l’impatto ambientale sotto controllo per il futuro assetto geopolitico europeo ed atlantico almeno dall’Euro 4 in poi.
Made in Germany dunque. Estetica, ingegneria, tecnologie e politiche industriali legate all’economia basata sulla strada, sul viaggio. Sull’esportazione. O EXPORT. O Espatrio del proprio modello produttivo nell’UE tutta. Fattori divenuti per intero avvenimenti reali nel 1989, come nel 1974 per Autobahn/Golf I, nella sterzata definitiva all’interno del G7, dei suoi Stati sovrani membri, nella riunificazione definitiva dei blocchi occidentali ed orientali d’Europa, ormai scongelati come una calotta polare disciolta dall’effetto serra. O dall’ozono perforato dai gas di scarico del TurboDiesel a iniezione. TDI nemico giurato dai futuri neo capitalisti affiliati a Greenpeace a bordo del Transporter dei loro genitori hippie.
Sempre nel 1988/89 infatti, compare in Volkswagen l’ iniezione diretta. Ovvero, il TDI o Turbodiesel. Già presente in FIAT e in dotazione sui coevi modelli Croma. La potenza applicata al consumo, e quindi alla tecnologia generale dell’autoveicolo che ne determina il prezzo finale, dalla Bassa Sassonia dà fuoco nuovamente a parecchia carta straccia chiamata Euro. La moneta che ha unito la Francia e le due parti della cinghia tedesca alla Deutsche Bank. Un fuoco di paglia nell’assordante rumore della maggioranza silenziosa delle “persone informate” che scappano dal mercato obbligazionario, a favore di quello azionario. Verso il capolinea occidentale dell’Europa dalla mappa. Buttandosi nella convinzione che la Terra degli Stati sovrani fosse ormai economicamente piatta. Per poi finire chiusi in qualche garage, con lo scarico acceso di qualche Audi. Scoprendo che dalla Terra degli investimenti statali in crollo su tutto il continente, insieme al Muro di Berlino, non ci si poteva staccare abbattendo la stabilità dei cambi monetari che proteggevano l’Europa dal Sole dell’Avvenire. Riformandoli in accordi di scambio fissi a privilegio dei tassi d’interesse sull’esportazione e traslocando la produzione dell’UE ad eccezione di quella tedesca, in paesi in fase economica di sviluppo, dominata allora dai costi crescenti degli Oligopoli statali. In Europa la segmentazione del mercato e la sua susseguente diversificazione negli ultimi 15 anni, non rivelò la vera natura di Bruxelles sull’accorciamento produttivo della domanda di lavoro interna a favore dell’aumento dell’offerta dei singoli Stati sul mercato mondiale, fino all’evidenza esclusiva sulla garanzia delle risorse, per l’esportazione del modello produttivo tedesco. Supportato da un’intermediatrice finanziaria della “moneta di scambio” in vigore, come la Deutsche Bank mediante la conseguente austerity (o bassa liquidità) dell’ultimo lustro che ha ripulito le scorie tossiche di Wall Street post 11 settembre 2001. La strategia lanciata 5 anni (2010 ndr) fa dalla Commissione Europea per occultare il lavoro di destabilizzazione interna economica e politica degli insider trading delle agenzie di rating estere, le quali declassavano le nostre banche e i nostri Istituti di credito per poi investire a ribasso su un rientro graduale della produzione “esportata” precedentemente a oriente, dichiara negli obiettivi primo e terzo che entro il 2020 il 75% persone delle persone tra i 20 e i 64 anni deve lavorare e che gli obiettivi del 20.20.20 di energia e clima devono essere compatibili con una riduzione del 30% delle emissioni nell’atmosfera.
Emissioni tossiche CO2 ambientali immagino. Quelle che che la Germania nel 1997 a Kyoto (Protocollo di) si era impegnata a diminuire il 20% dal suo parametro del 1990. E che nel 2012 si vantava di aver raggiunto il 25% sforando di 2 anni. Ora il modello tedesco e quindi Volkswagen è in stallo. Ma non a causa di un inganno. Ma a causa di un fattore ancor più fondamentale per un’economia di sviluppo dominata dai costi crescenti, che non permette a tutti gli altri investitori (cioè Stati dell’Unione Europea) senza Banche centrali che immettono liquidità di entrare nella competizione che determina l’economia. Ovvero la necessità di essere l’unica interlocutrice fuori dall’Euro nella domanda e offerta della forza lavoro e per farlo, garantendo una liquidità stabile al suo interno mediante i guadagni derivati dal cambio fisso sull’esportazione a cui tutti devono adeguarsi. Di ciò evidentemente i suoi interlocutori diretti non ne hanno più bisogno. Di fatto ha eseguito fedelmente il suo compitino di fronte a Bruxelles. Il quale non ha minimamente ricambiato il favore attutendo la buona uscita della Germania da quello per cui è stata usata, insieme a tutta l’UE ridare fiato all’economia statunitense. In compenso hanno goduto di un buon periodo di governance all’interno dell’Eurozona. Tra Bruxelles e Berlino ci sono più di 700km. Circa 7 ore di viaggio in Maggiolino. Infatti i Kraftwerk dopo Autobahn, composero Radioactivity (1975) e Trans Europe Xpress (1977). Ma in quel caso almeno la crisi energetica non aveva una scadenza ed una strategia