Il capolinea culturale dell’Italia, in una slide

Per cercare il motivo della stagnazione italiana, quello che spiega perché siamo uno dei paesi più colpiti dall'emorragia di giovani brillanti, uno di quelli dove il merito e la preparazione contan...

Per cercare il motivo della stagnazione italiana, quello che spiega perché siamo uno dei paesi più colpiti dall’emorragia di giovani brillanti, uno di quelli dove il merito e la preparazione contano come il due di picche. Se vogliamo capire l’esatta dimensione della mediocrità del nostro paese, ormai da un decennio alla deriva moralmente e intellettualmente prima ancora che economicamente, dobbiamo dare un’occhiata a una semplice slide pubblicata dall’Aie, ovvero dall’Associazione Italiana Editori e presentata alla Buchmesse di Francoforte mercoledì 14 ottobre. Questa:

Quello che emerge dai dati presentati da Aie alla Buchmesse di Francoforte è che quasi il 40 per cento dei dirigenti e dei professionisti italiani non ha letto un solo libro in tutto l’anno che è appena passato. Niente.

Se non riuscite a visualizzare a dovere la dimensione del baratro culturale che emerge da un dato del genere nemmeno con l’aiutino dell’Aie, che lo ha messo a confronto con paesi come la Spagna e la Francia — dove la stessa percentuale è ferma al 17 per cento — guardate questa foto e applicatele la percentuale dichiarata dall’Aie.

Quasi il 40 per cento dei dirigenti e dei professionisti italiani non ha letto un solo libro in tutto l’anno

Certo, è un puro esercizio statistico e non vuole dire che i personaggi ritratti siano dei non lettori, ma sono esattamente dieci, e sono la più alta espressione della classe dirigente italiana, al momento, e quasi metà della classe che rappresentano, nel corso degli ultimi dodici mesi, non ha MAI aperto un libro.

Una dimostrazione pratica degli effetti della non lettura ce la porge con tempismo perfetto l’onorevole capogruppo del Movimento cinque stelle al Senato Gianluca Castaldi, che in un discorso tenuto il 14 ottobre ha chiesto innocentemente al presidente del Senato Pietro Grasso «Se potrebbe cortesemente controllare». L’aula l’ha immediatamente corretto, ma la correzione non toglie neanche un grammo di amarezza alla scena.

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