Ego politicoIl riepilogo amaro dell’esperienza Marino

"Mi candido con una coalizione di sinistra", così ha risposto Ignazio Marino in conclusione alla sua presenza al programma La7 Piazzapulita (link). Una frase sibillina un po' sottovalutata dal pres...

“Mi candido con una coalizione di sinistra”, così ha risposto Ignazio Marino in conclusione alla sua presenza al programma La7 Piazzapulita (link). Una frase sibillina un po’ sottovalutata dal presentatore Corrado Formigli e in generale dai media, eppure a me sembrò uno scoop. Perchè parlando di coalizione di sinistra Marino stava lanciando un messaggio al Pd, che è sempre stato definito un partito di centrosinistra. Era il primo di ottobre, una settimana prima delle dimissioni degli assessori di emanazione renziana nella giunta Marino, che sta portando alla prematura fine dell’esperienza del sindaco chirurgo.

Io avevo fatto una doppia previsione: che Marino avrebbe fatto poco del programma che stava lanciando (“è già tanto se fa il 30 per cento di quanto promesso” dissi) e che se si fosse azzardato a toccare certi fili gliela avrebbero fatta pagare facendolo fuori, politicamente s’intende.
Ora non avevo previsto che il sindaco ci avrebbe messo del suo per farsi fare gli sgambetti, non tanto dagli avversari esterni quanto da quelli interni.

Perché Marino è sempre stato visto come un corpo estraneo dal Pd romano, nonché un elemento poco controllabile dai piani alti, leggasi Matteo Renzi. Infatti il vociferare di un rapporto non buono tra i due è iniziato fin dalle prime settimane dell’esperienza amministrativa del sindaco genovese.
Se non fosse stato per il bubbone di mafia capitale già stavano lavorando a farlo fuori. Poi improvvisamente Ignazio Marino riuscì a far ribaltare la situazione a suo favore. I suoi nemici hanno quindi dovuto ricominciare a lavorare progressivamente per riattaccarlo continuamente.

Interessante vedere la differenza di percezione dell’opinione pubblica per la storia delle cene e degli scontrini, un passo falso senza dubbio (Marino afferma che fossero cene di lavoro per rilanciare l’economia a Roma), come una questione dirimente mentre non è stato affatto così per Renzi che ha usato il volo di Stato per andare a vedere la finale della partita di tennis femminile tutta italiana a New York, come quando lo uso per andare con la famiglia a Courmayeur.

Ma tant’è. Marino paga una situazione disastrosa ma anche aver sottovalutato la stessa o sopravvalutato la sua capacità di riuscire a rigenerare la città. Così non è stato, le periferie continuano a rimanere abbandonate, il trasporto pubblico in affanno. Aver maltrattato il corpo di polizia municipale, i dipendenti pubblici e quelli di Atac non è stato di aiuto.

E pensare che mesi prima della candidatura di Marino era un altro l’uomo che sembrava predestinato a salire sulla poltrona più importante del Campidoglio: Nicola Zingaretti (link).

Chissà cosa sarebbe accaduto a lui se la giunta regionale del Lazio di centrodestra non fosse caduta, anche lì per questioni di utilizzo di denaro pubblico (i famosi rimborsi). Forse non quanto successo a Marino, perché Zingaretti è più uomo di apparato, più conscio di certe dinamiche e di come non esserne travolto.

E chissà cosa sarebbe accaduto a questo punto se Marino avesse continuato a fare il senatore, appena rieletto alle elezioni di febbraio 2013. Forse lui sarebbe potuto candidarsi a presidente di regione, visto che proprio lì si decidono le faccende che riguardano la sanità.

Le continue polemiche su Ignazio Marino lo faranno ricordare come un sindaco pessimo, eppure ci sono delle cose che lui ha fatto e i suoi predecessori no. Ora chissà se sarà veramente ricandidato e appoggiato da una coalizione di sinistra, a questo punto in alternativa al Pd.