“La riforma costituzionale sovverte la repubblica che ci hanno donato i padri costituenti” ho sentito dire oggi durante i dibattiti per l’approvazione in terza lettura (ne servono quattro, due alla Camera e due al Senato).
Il problema della riforma costituzionale voluta da Renzi è che ha dei vizi di origine.
Il Senato che viene depotenziato. Non per la fine del bicameralismo perfetto, pooiché aver eliminato le due Camere che svolgono le stesse funzioni in sé va anche bene. Il depotenziamento avviene perché, con la riduzione dei senatori, si decide che non vengano eletti. Anche qui, il problema non è semplicemente che non possiamo votarli direttamente, visto che ad esempio anche in Germania non vengono votati (sono rappresentanti dei Laender, quelli che da noi sono regioni ma da loro sono Stati federati). Il problema è che non votiamo direttamente delle persone che verranno messe a svolgere dei compiti aggiuntivi e non pagati.
Aggiuntivi perché la “paella” politica escogitata da Renzi&co. Unisce consiglieri regionali, i sindaci delle maggiori città e dei senatori scelti dal presidente della Repubblica (che non saranno più a vita). Questo pone dei dubbi sulla serietà e costanza con cui i senatori svolgeranno questo ruolo, un po’ come accade nelle province, non abolite e in cui i consiglieri sono sindaci e consiglieri comunali eletti non dai cittadini ma dagli stessi eletti.
In più questi senatori avranno anche uno scudo giudiziario.
una riforma-paella che però non è né carne nè pesce. I senatori non sono eletti ma i cittadini voteranno in blocco dei nomi assieme ai consiglieri regionali e successivamente il consiglio ratifica quel blocco di nomi. I senatori vengono dai Consigli Regionali ma anche dai Comuni.
Il Senato esiste ma ha un ruolo marginale. Il Senato rappresenta le autonomie locali ma non si riforma in maniera federalista l’Italia.
In più nei fatti si centralizzano le funzioni a livello statale mentre si fa un Senato delle autonomie.
Passiamo al presidente del Consiglio, che da elemento di un organo collegiale diverrà sempre più elemento cardine, quasi parlassimo di un presidenzialismo. Un’illusione che abbiamo portato avanti nella Seconda Repubblica ma che ha distorto gli equilibri istituzionali, senza portare a un vero presidenzialismo.
Ma la cosa più assurda di tutto ciò è che questo parlamento sta facendo una riforma della Costituzione. Questo parlamento e questa maggioranza eletti con una legge elettorale che è stata giudicata incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Sarebbe stato di buon senso evitare le riforme fino alla nuova chiamata al voto.
Ma d’altronde il rispetto per la democrazia di questa classe dirigente (soprattutto di quel partito che si fa chiamare “democratico”) lo si evince sulla vicenda Marino (http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2015/10/08/il-riepilogo-amaro-dellesperienza-marino/23282/ ) dove prima decidono le dimissioni del Sindaco, poi dicono che non si può votare subito perché c’è il Giubileo è c’è un rischio di ordine pubblico. Forse il Giubileo stesso diverrà un problema di ordine pubblico, mentre far slittare le elezioni a fine 2016 la considero personalmente e provocatoriamente come un piccolo “colpo di Stato comunale”.