L’albo degli amministratori giudiziari dei beni confiscati alla criminalità organizzata è un fantasma. C’è la legge, entrata in vigore a febbraio 2014, si fissano le quote d’iscrizione e i compensi, ma l’albo ancora non c’è perché mancano i decreti attuativi.
Il primo provvedimento che delegava al governo l’istituzione dell’albo risale al 2009. A oggi non si vede ancora nulla: in mezzo quattro governi e l’inchiesta della procura di Caltanissetta che ha coinvolto il presidente dimissionario della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto. Dal 2010 Saguto gestisce il patrimonio miliardario sottratto alla criminalità organizzata. Con lei sono attualmente indagati l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, amministratore che in Sicilia, e non solo, ha in gestione gran parte dei patrimoni confiscati e Lorenzo Caramma, ingegnere, marito di Saguto e collaboratore dello studio di Cappellano Seminara. Nell’inchiesta della procura nissena sono finiti anche alcuni pm palermitani.
La gestione dei beni confiscati ha una storia recente, che prevede l’affidamento di tali beni ad amministratori di fiducia del magistrato. «Negli anni – spiega Umberto Postiglione, presidente dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, raggiunto da Linkiesta – si sono consolidati prassi e procedure, e anche il numero degli amministratori preparati per questa gestione non è altissimo. Il fatto però che manchino, dopo anni, i decreti attuativi è un problema che deve essere fatto presente al governo».
La scelta del magistrato è comunque fiduciaria, «ma un albo – specifica ancora Postiglione – sarebbe un atto di trasparenza necessario e uno strumento in più per la stessa magistratura nella decisione a chi e come affidare beni e soprattutto imprese».
Le imprese sono uno dei veri punti sensibili della questione: in questi anni ci si è chiesti spesso come uno stesso amministratore fosse in grado di gestire più imprese nei settori più disparati e specializzati. Un compito arduo quello della gestione aziendale perché non solo muove denaro e lavori, spesso anche pubblici, ma anche posti di lavoro da cui dipende il futuro delle famiglie dei dipendenti di queste imprese. «Un lavoro complesso – conclude Postiglione – che può essere svolto solo da professionisti in grado di dedicarsi alle aziende caso per caso».