Occident Ex-PressMilano 2016, regna il caos sotto la Madonnina: Pisapia fa il nome della Balzani che però non ne sa(peva) nulla

Milano, il walzer dei nomi non si arresta: l’ultima indiscrezione a sinistra per la scelta di un candidato nel 2016, è il nome di Francesca Balzani. Giovane, donna, vicesindaco e assessore, sobria,...

Milano, il walzer dei nomi non si arresta: l’ultima indiscrezione a sinistra per la scelta di un candidato nel 2016, è il nome di Francesca Balzani. Giovane, donna, vicesindaco e assessore, sobria, con competenze tecniche in materia di bilancio riconosciute da molti, in grado di unire almeno una parte delle energie centrifughe (e talvolta schizofreniche) che abitano nella sinistra meneghina – Pd e Sel, mentre da Rifondazione e dalla ‘‘sinistra-sinistra’’, giunte ormai ai ferri corti, fanno sapere che delle primarie non vogliono sentir parlare. E, per la verità, nemmeno di coalizione allargata, mettendo la parola fine al noto ‘‘modello Milano’’ che 4 anni e mezzo fa aveva sconfitto Letizia Moratti nelle urne.

Il nome della Balzani l’avrebbe fatto proprio Giuliano Pisapia, venerdì pomeriggio durante l’incontro con il segretario del Pd e Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per stabilire una linea comune in vista delle campagna elettorale, dopo mesi di silenzi e non detti.

Alla domanda del fiorentino «ma tu un nome ce l’hai?», l’inquilino di Palazzo Marino avrebbe risposto proprio «Francesca Balzani», scatenando il circo mediatico delle ultime ore, sempre ghiotto di novità, per quanto non confermate.

Non confermate perché a sentire quello che diceva la stessa Balzani poche settimane fa, la sua candidatura sarebbe stata da escludere: era soltanto fine agosto, quando dal palco della Festa dell’Unità ai giardini di Porta Venezia, la vicesindaco bollava come indiscrezioni prive di fondamento le voci circolate su una sua possibile discesa in campo. C’è già un esponente della giunta candidato – il riferimento era all’assessore Majorino – e non sembra il caso di surriscaldare gli animi o stimolare lotte intestine al governo della città, proprio negli ultimi e problematici mesi di amministrazione – si diceva.

C’è poi la questione intricata della continuità con gli ‘‘arancioni’’: tutti a sinistra dicono di voler proseguire nell’esperienza inaugurata nel 2011 con Giuliano Pisapia, nonostante l’assenza di un pezzo fondamentale del puzzle: cioè Giuliano Pisapia stesso.

Ma ammesso che ciò sia possibile, indicare come erede di quella esperienza proprio l’assessore che si è seduta in giunta solo nel 2013 è una mossa che lascia perplessi. Balzani è diventata vicesindaco pochi mesi fa, dopo le dimissioni di Ada Lucia de Cesaris, che ha lasciato la seconda poltrona cittadina sbattendo la porta. Qualcuno dice per via dello stadio del Milan in zona Portello – progetto dato per certo a luglio, e che nel frattempo è naufragato dentro le contraddizioni di un’altra famiglia politica milanese dalle tendenze schizofreniche: quella Berlusconi. Altri sostengono che la de Cesaris abbia tolto il disturbo perché era lei stessa ad aspirare a un’investitura da parte di Pisapia, che tardava ad arrivare. La motivazione ufficiale è ‘‘incomprensioni’’ con la maggioranza in consiglio comunale. Il carattere ‘‘focoso’’ dell’avvocatessa non ha contribuito a rasserenare il clima.

La mossa di Pisapia – pronunciare il nome della Balzani proprio in faccia a Renzi, durante l’incontro che doveva essere risolutivo – più che un endorsment convinto della vicesindaco, ricorda il gesto di Ponzio Pilato: lavarsene le mani o, meglio ancora, evitare direttamente di sporcarsele, per non scatenare battaglie in casa mentre si entra nel semestre bianco.

E mentre regna il caos sotto la Madonnina, di bianco non c’è il solo il semestre prossimo venturo ma anche le caselle che dovrebbero contenere i nomi dei candidati. Aspettando la fine di Expo, per capire il futuro politico (e forse giudiziario) del commissario Giuseppe Sala – l’altro nome forte che circola con sempre maggiore insistenza. Quando anche «l’ultimo visitatore di Expo sarà accompagnato ai cancelli» allora Sala scioglierà le riserve e forse, mentre si smantella l’esposizione universale, ci sarà da costruire qualcosa di più complesso di un padiglione: un programma e una coalizione.