The ®esistanceAu nom de quoi?

Al grido di “Allah Akbar”, “Dio è grande", l'ombra del terrorismo torna a scuotere Parigi. Nel mirino: lo Stade de France, i ristoranti nel cuore della città, Rue de Charonne, una delle strade più ...

Al grido di “Allah Akbar”, “Dio è grande”, l’ombra del terrorismo torna a scuotere Parigi. Nel mirino: lo Stade de France, i ristoranti nel cuore della città, Rue de Charonne, una delle strade più frequentate dell’XI arrondissement, piena di locali, e la sala concerti Bataclan. Sei attacchi in 33 minuti, 132 morti, 352 feriti. E l’Isis, in segno di vittoria, cinguetta: “Parigi in fiamme”.

“Au nom de quoi?”. Nel nome di che cosa, venerdì notte, i discepoli di Al-Baghdadi hanno ammazzato i figli di Parigi? Hanno ammazzato i figli di tutti gli europei? In nome di nessun dio. Perché la guerra portata avanti dai jihadisti dello Stato Islamico è volutamente costruita sulla strumentalizzazione dell’Islam. Nella scuola della guerra santa gli uomini del Califfo ingurgitano i precetti religiosi di un Islam deformato. Indottrinati al jihad, imparano che gli “infedeli”, i non musulmani, vanno fatti fuori: a colpi di kalashnikov, sgozzandoli come bestie al macello o, più “semplicemente” facendosi saltare in aria come bombe umane. Perché se ti fai esplodere, onori la “causa”. E cosa c’è di più grande che diventare uno shahid (un martire)?

L’Isis approfitta dell’ignoranza di giovani asserviti, arrabbiati e assetati di sangue, che dell’Islam capiscono poco, per trascinarli dentro giochi politici complessi. I combattenti, che vivono per trascendere le proprie limitazioni in orge di autoaffermazioni, hanno messo la morte nel conto. “Uccido dunque sono”, questo il credo nichilista del Califfo. Perché nell’accademia del crimine non si recita la sura 32, versetto 5 del Corano che condanna esplicitamente la violenza: “Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità”. Tra le mura jihadiste si studia come accrescere l’odio per l’altro, il diverso, il miscredente. Come infiltrarsi tra gli “infedeli” e calpestarli.

La subdola manipolazione religiosa rafforza la posizione del Califfato. Perché se da una parte facilita il reclutamento di miliziani che, plagiati da un’ideologia estremista, pur di avere un ruolo nella storia, sono pronti a sposare la “causa” del jihad, dall’altra alimenta la recessione dell’Occidente che, impaurito, indietreggia di fronte alla politica del terrore. Insomma, mentre la collettività considera la fede islamica come l’espressione dell’integralismo, dell’estremismo e del terrorismo, assistiamo al cortocircuito tra fondamentalismo, razzismo e disagio sociale. Ma così, vincono loro. Soddisfatti dall’inquietudine e dal turbamento che fa vacillare, soprattutto, le grandi città. In Francia i cittadini sono in piena rivolta contro la politica, le élites, l’establishment, i partiti tradizionali; rifiutano la supremazia di Bruxelles, le frontiere aperte, la libera circolazione delle persone, l’accoglienza ai migranti. L’attacco all’Europa riapre una frattura. Accende, se non una “guerra civile”, uno scontro sull’idea stessa dell’Unione Europea.

La paura, dopo un attentato del genere, è più che legittima. Ma così, vincono loro. Ancora. Perché sanno che l’instabilità può portare a decisione estreme, sanno che sotto il tendone Europa c’è chi inneggia, senza vergogna, al semplicismo intollerante. Sanno che, in questo modo, il cinismo politico crea mostri xenofobi. Non lo avete ancora capito che, così, vincono sempre loro? Perché alla base delle destre europee c’è la stessa idea del fondamentalismo: l’odio per il diverso. E quando sale la minaccia, inevitabilmente, si abbassa il livello delle garanzie. Non basterà, infatti, intensificare le azioni sul terreno contro l’Isis, assestando colpi definitivi in Iraq e tentando in Siria l’assalto finale alla roccaforte di Raqqa. Non basterà rafforzare la sicurezza con la prevenzione e tutelare gli obiettivi potenziali. Non basterà il lavoro di intelligence. La realtà è che ci illudiamo di poter usare una dose di violenza, magari “intelligente”, per arginare la terribile violenza altrui. Ma il terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi. Solo eliminando le ragioni che li rendono tali.

La realtà è che abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo. E a loro piace vederci disorientati in mezzo a tanto frastuono. Gongolano nel venderci affannare tre le acque di casa nostra, per poi farci affogare. Perché sanno che, oramai, la solidarietà del mondo nei confronti delle vittime è molle e volubile. Non arrendiamoci all’inevitabilità del nulla, perché la verità è che non siamo sicuri da nessuna parte.

Sveglia, Occidente. Sveglia.

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