Guardando la mia Firenze dalla collina è proprio impossibile non farsi alcune domande in questi giorni: niente Cupola del Brunelleschi, niente San Miniato che guarda in modo ieraticamente mistico la vallata, niente neanche in direzione del gigantesco nuovo Tribunale… solo nebbia. Una fitta, densa, bianca coltre di nebbia, che fa tanto venire in mente il viandante di Friedrich, che invece di contemplare il mare si perdeva in un filosofico paesaggio fatto di vapore acqueo visibile ad occhio nudo.
Nel frattempo, leggo di targhe alterne a Roma e Milano, di polveri sottili oltre il limite, di nebbie grigie e cariche di inquinanti… ma davvero ci siamo ridotti così? Davvero abbiamo messo in scena uno dei più banali e squallidi feuilleton di fantascienza degli anni ’70, in cui gli abitanti del pianeta terra si ritrovano a dover uscire con le maschere per la respirazione?
Facciamo un passaggio ulteriore. L’attentissima Svizzera ha recentemente promulgato un programma governativo dagli obiettivi veramente sorprendenti: i nostri elvetici e solidissimi vicini hanno infatti calcolato che se ogni persona occidentale potesse essere collegata ad una presa elettrica avrebbe bisogno di una potenza elettrica in continuo di ben 6000 Watt (addizionando tutte le fonti energetiche). Ebbene, detto questo si sono posti come obiettivo una Società 2000 Watt, cioè la riduzione di ben 2/3 del fabbisogno energetico di ciascun cittadino… e qualcosa fa pensare che se gli Svizzeri prendono una misura simile non è certo per stare peggio o per perdere denaro!
Come riuscire a raggiungere tale obiettivo? certo, attraverso l’efficientamento energetico degli edifici (la tecnologia in edilizia oramai è pronta per case a bolletta zero). Certo, attraverso il consumo sostenibile di materie prime e la rivisitazione della preparazione dei cibi. Ma, e fattibile in maniera immediata, attraverso una mobilità intelligente e indipendente dal fossile: la mobilità elettrica.
Secondo RSE (Ricerca di Sistema Energetico, facente parte di GSE) nel 2030 ci saranno in Italia circa 10 milioni di veicoli elettrici, il 50% dei quali nelle grandi aree urbane. [Rapporto “E…muoviti! Mobilità elettrica a sistema” a cura di Giuseppe Mauri del dipartimento “Sviluppo dei sistemi energetici”]
È inoltre innegabile che le case automobilistiche stiano puntando sempre di più sullo sviluppo della mobilità sostenibile: solo nel primo trimestre 2015 questo si è tradotto in 144.421 nuove immatricolazioni di veicoli elettrici, ibridi e a gas per un incremento del 28,8% (oltre le più rosee previsioni degli addetti ai lavori).
Certo però, all’italiano medio non toccate la mamma, la squadra di calcio e… l’automobile. “Non penserete mica che io possa rimanere a piedi se non posso ricaricare vero?”… “Che faccio, mentre siamo in direzione mare lascio moglie figli gatto e canarino in macchina ad aspettare che la batteria si sia ricaricata?”. Non è difficile immaginare certe obiezioni. Eppure.
Eppure, sapevate che esiste un tipo di ricarica cosiddetta “fast” che consente alla batteria elettrica dell’automobile un pieno in soli 15-20 minuti? Sapevate che esistono ormai colonnine “universali” che ricaricano qualsiasi auto elettrica di qualsiasi marca?
C’è una Startup che ha inaugurato, in pieno centro a Milano, il 15 dicembre scorso la sua prima colonnina di ricarica di questo tipo. Il nome e il payoff lasciano già presagire la grinta con la quale si presentano: Spin8 – carica innovativa.
L’idea alla base di Spin8 è creare una rete di infrastruttura hardware e software perché la mobilità elettrica sia realtà anche nelle nostre città, attraverso colonnine universali opportunamente dislocate e una apposita APP che faciliti il “rifornimento”.
Le connessioni tra edilizia e mobilità sostenibile sono così tante che potremmo stare qui fino all’anno prossimo (anzi fino a quello dopo, dato che l’anno nuovo è già alle porte…): basti pensare a cosa può significare per un condominio avere una propria infrastruttura di ricarica, per un parcheggio di un centro commerciale o per una infrastruttura sanitaria… e ai tanti modi con i quali un’impresa di costruzioni può fornire valore aggiunto aggiungendo agli impianti “canonici” anche la possibilità di ricaricare il parco macchine, senza dover neanche pensare a più inquinanti e pericolose pompe di benzina!
Tre domande, allora. E le poniamo a Guido Ferradini, avvocato fiorentino che oltre ad essere tra i fondatori di Spin8 l’ha incubata come spin off universitario dell’Ateneo di Viterbo.
1.Perché una startup che si occupa di mobilità elettrica?
Noi crediamo che uno delle scommesse del futuro sia la riconversione industriale da fossile a tecnologie con basso impatto ambientale. Ovviamente la mobilità è uno dei settori che ha un maggior impatto sull’ambiente. Il motore ad endocombustione è una tecnologia che ha oltre cento anni di vita. Ci sono state molto innovazioni, non c’è dubbio, ma sostanzialmente si tratta di una tecnologia superata.
Per questo riteniamo che la mobilità elettrica sarà uno dei settori trainanti negli anni a venire.
La tecnologia oramai è presente, basti pensare a Tesla. Producono macchine fantastiche sotto ogni punto di vista. È curioso che ciò avvenga in California, dove il costo del lavoro è il più altro del mondo. I dati di vendita sono sorprendenti. Tutto ciò che inizia in California prima o poi si diffonde nel resto del mondo. O sbaglio?
2.Come la mobilità elettrica può cambiare la vita delle imprese e dei cittadini?
Sono convinto che la mobilità elettrica sarà uno dei più grandi driver di cambiamento della vita dei cittadini. Basta pensare a quello che sta accadendo in queste ore nelle maggiori città italiane. L’inquinamento è determinato in parte (anche se non integralmente) dal traffico veicolare. La sostituzione del parco macchine porterebbe ad un miglioramento sostanziale dei livelli di inquinamento. Non va sottovalutato neanche l’impatto dell’inquinamento acustico. Proviamo ad immaginare una città dove le auto non emettono sostanze inquinanti. E senza rumore (se non quello aerodinamico). Credo che sia facile immaginare come le nostre città sarebbero migliori. Molto più vivibili.
Personalmente ritengo anche che si dovrebbe fare uno sforzo reale per ridurre anche il parco circolante. E da questo punto di vista fenomeni come il car sharing ( magari elettrico) renderebbero le nostre città molto più vivibili. Anche qui, negli anni settanta sembrava impossibile chiudere i centri urbani. Oggi riaprirli alle auto sembrerebbe folle.
3.Cosa significa per Spin8 il cambiamento del Paese?
Noi vorremmo dare un nostro contributo.
Le colonnine di ricarica cominciano ad essere presenti in Italia. Spesso a ricarca lenta (8 ore); noi abbiamo istallato la prima colonnina pubblica che permette, in determinate condizioni, di fare il pieno in 15 minuti.. C’è un problema però. Le colonnine non sono interoperabili. Il che vuol dire che se io vivo a Milano e voglio andare a Firenze con un’auto elettrica, devo essere in grado di ricarcare in modo semplice. Oggi non è così, perché molti dei sistemi sono chiusi e abbisognano di schede od altri sistemi che nei fatti ne limitano l’utilizzo. Noi cerchiamo di rendere i sistemi più facilmente utilizzabili per tutti.
Oggi c’è un problema. Il costo del petrolio è molto basso e quindi il costo di un pieno non è molto inferiore a quello di un’auto diesel. Nel momento in cui il petrolio tornasse ad aumentare il costo di esercizio delle vetture elettriche calerebbero in maniera vistosa. E’ vero però che il costo di gestione già oggi è ben inferiore a quello di un auto a benzina e in un paio di anni il costo dell’acquisto viene ammortizzato.
Manca solo infrastruttura di ricarica. E per questo abbiamo pensato a SPIN8.