Giovine Europa nowUE Connection. Aspettando il crack nelle strade, la Guerra Frigida tra Renzi e l’UE.

Grazie a Matteo Laurenti, che apre il 2016 con titoli...tossici! “If Bersani wins, his “lifetime in office will be very limited”, said Giulio Tremonti, former Italian finance minister under Berl...

Grazie a Matteo Laurenti, che apre il 2016 con titoli…tossici!

If Bersani wins, his “lifetime in office will be very limited”, said Giulio Tremonti, former Italian finance minister under Berlusconi. “Because of the problems with the budget and inside his coalition, you can count on an explosion inside the bunker (…) “I understand how weird it might seem to see the Italian left open up markets” Bersani said… [Anthony Faiola, Washington Post; 13 gennaio 2013]

“Partito…180, 200: marchio di garanzia dell’associazione esercenti, 210: marchio del ministero della sanità, 220: è entrata in orbita, riconoscimento ufficiale di droga del mese, 230: veleno di prima scelta, pura dinamite, eroina pura al 90%, la migliore che abbia mai visto”. [Howard il Chimico. Il Braccio violento della Legge (French Connection); W. Friedkin, USA 1971]

Stupefacente. Participio presente di Stupefare. Stupefatto: Participio Passato. Stupefare: riempire di stupore, intontire, meravigliare. Sbalordire. Tossico: Dipendente a tempo indeterminato di una societa’ stupefacente. Quando nel 2004 ero un Socio/dipendente della Ero.Tox onlus; una Cooperativa sociale [con partecipazione di capitali privati umani], verso la fine del mio mandato di socio fondatore e del mio contratto, ma prima del preavviso di rescissione dello stesso, il mio compagno di stanza ed io chiamammo il nostro commercialista. Per chiarire come sistemare il bilancio in rosso, dichiarare il fallimento con le Banche ed i Fondi di investimento che avevano garantito le sofferenze del nostro bilancio degli ultimi 2 anni e per come risarcire l’1% a tutti i soci dipendenti della Cooperativa nel loro TFRD (Trattamento di Fine Rapporto Definitivo). Egli, con alle spalle i suoi 15 anni di esperienza, nel comparto lavorativo dello sfruttamento intensivo delle cooperative sociali Ero.Tox, ci aveva messo in guardia fin da quando era arrivato in Italia (6 mesi prima), sulla nostra avventata scelta di aver investito in titoli a tasso variabile troppo sintetici. Di aver messo come sede sociale la nostra propria abitazione (senza lasciar altri immobili come garanzie alle Banche erogatrici del credito). Di aver investito in malo modo e senza adeguate considerazioni strutturali in un planning a medio/lungo termine in base al capitale sociale, nel passaggio tra la Lira e l’Euro, e infine senza nasconderci nulla, di aver sottovalutato la fine della contrattazione bilaterale con la controparte esterna, i brokers (ma anche semplici piazzisti) che decidevano il prezzo al dettaglio in base al flusso di domanda offerta nelle strade fregandosene dell’articolo 3 dello statuto di Bankitalia. Se non della concertazione stessa tra Stato, aziende, parti sociali e tossicodipendenti promosso dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, già governatore di Bankitalia, che nel 1981 con il Ministro del Tesoro Beniamino “The Master” Andreatta legiferarono per la negazione di prestiti dalla Banca d’Italia allo Stato stesso. La famosa “non sottoscrizione ai titoli di Stato”. Fine dell’acquisto dei buoni del tesoro. Fine del prestito in ultima istanza. Cessione della sovranità monetaria al SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali). Il Trattato di Maastricht insomma. Di fatto, il nostro commercialista nigeriano ci accusò di essere entrati con totale e sproporzionata euforia nella logica monetaristica della new economy del terzo settore che avvantaggiava i paesi in via di sviluppo come il suo ma…ma per noi era una roulette russa di compravendita solo di prodotti derivati finali. Senza preoccuparci minimamente a nostra volta, tra l’altro, del contratto con i produttori e fornitori dei titoli sintetici venduti in esclusiva (a ribasso. Come da Cooperativa). Il nostro fallimento era dovuto ad un’azione speculativa con gli altri soci, in parallelo ad una strategia di investimento, senza copertura, con gli istituti di credito di stupefacenti. I quali a loro volta, per mantenere in circolo i titoli sintetici richiesti dal mercato agirono alzando i guadagni su tutte le commissioni degli intermediari finanziari nigeriani che agivano in transazioni di crediti problematici, affinché aumentassero la sofferenza. L’unica soluzione che si profilava dunque era un’austera manovra di vigilanza sull’erogazione di capitale verso i soci. Spacciando però tutti i titoli variabili sintetici come obbligazioni tossiche, quel tanto che bastava per mantenere in vita gli istituti di credito, senza ammazzare i primi e i secondi, i soci dipendenti esposti e i creditori, i quali alimentarono la tossicità dei titoli derivati così tanto che il sistema collassò sacrificato dalla necessità della circolazione necessaria di valuta per le strade, sempre e sempre in cerca del proprio investitore successivo. Poi, in un “bagno di realismo”, optai per una chiusura del mio debito con i creditori e una strategia di uscita dal mercato, fin tanto che non avessi ricapitalizzato la mia ragione sociale all’interno della onlus. Ma neanche quello servì. I miei parametri di copertura erano assai più affidabili degli altri soci, ma gli stessi preferirono rimanere all’interno dello stessa circolazione valutaria proposta dagli stessi enti erogatori. I quali subappaltarono a terzisti altri titoli sintetici, ma con la medesima procedura di dipendenza. Il tutto per mantenere la valuta di scambio come una moneta di libero mercato nella circolazione dei capitali privati. Era un sistema malato. I titoli tossici faticavano ad essere smaltiti, seppur fatti risarcire da chiunque avesse un contocorrente bancario. Stupefatti e non, cittadini dell’Italia e dell’UE post Romano Prodi. Prodi…Prodi II, maggio 2006 – maggio 2008. Tornato appena in tempo da Bruxelles con Monti, Draghi, Goldman Sachs, Pacciani e i cavoletti, dopo la defenestrazione del governatore Antonio Fazio da Bankitalia e le indagini che trovarono le quote azionarie della Banca d’Italia, autonoma dal 1893, nel capitale sociale di svariate Banche, le stesse che eleggono per statuto lo stesso Governatore di Bankitalia, il 16 dicembre del 2006, Romano Prodi sistema il cartellino rosso di Draghi al Berlusconi II, sfruttando al massimo la “non revocabilità del governatore da parte del potere politico”, come da Regio decreto della Banca d’Italia del 1936, e sbianchetta 2 o 3 cose con l’acetil codeina. Qui sotto una tabella sintetica dei 2 elementi:

Art. 3 Statuto Bankitalia prima del 2006

Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna. Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute se non da: – Casse di Risparmio – Istituti di credito di diritto pubblico e banche di interesse nazionale. -Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni di cui dall’art 1 del decreto legge 356 del 20.11.1990. -Istituti di previdenza -Istituti di assicurazione. Le quote di partecipazione possono essere cedute, previo consenso del Consiglio superiore, solamente da uno ad altro ente compreso nelle categorie indicate nel comma precedente. In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.

Dal 2006 al 2013

Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge. Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell’autonomia 6 STATUTO DELLA BANCA D’ITALIA e dell’indipendenza dell’Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote. Testo originale: [ http://www.dipecodir.it/upload/file/DIRECO/Documenti/ statuto.pdf ]

Con l’Introduzione di prammatica: IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visto il regio decreto 11 giugno 1936, n. 1067, con il quale è stato approvato lo statuto della Banca d’Italia, e successive modificazioni;

Visto l’art. 10, comma 2, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43;

Visto l’art. 19, comma 9, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, in base al quale lo statuto della Banca d’Italia è adeguato alle disposizioni contenute nei commi da 1 a 7 del medesimo articolo, ridefinendo altresì le competenze del Consiglio superiore in modo da attribuire allo stesso anche funzioni di vigilanza e controllo all’interno della Banca d’Italia;

Visto il parere reso dalla Banca centrale europea il 25 agosto 2006 su richiesta della Banca d’Italia;

Considerato che l’Assemblea generale straordinaria dei partecipanti al capitale della Banca d’Italia, in data 28 novembre 2006, ha approvato il nuovo testo dello statuto;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 12 dicembre 2006; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze; Decreta:

E arrivando ai giorni nostri, lo Statuto del 2013: [ https://www.bancaditalia.it/chi-siamo/funzionigovernance/disposizioni-generali/statuto.pdf]

Dal 2004 ad oggi sono passati 12 anni, almeno altri 5 legislature, 2 garanti della costituzione…etc etc. Della Cooperativa sociale onlus Ero.Tox non so più nulla. E questo perché l’unica maniera per depurarsi dai titoli sintetici non è sdoppiarsi nella schizofrenia. Così come non e’ mai possibile combattere le dipendenze con il portafoglio di altri. Tutto il resto però è rimasto identico. Il CDA di Bankitalia viene eletto dalle stesse banche, e questo a sua volta nel potere illimitato del suo governatore rispetto alla politica non risponde allo Stato italiano e ai suoi correntisti dipendenti, ma ad altri istituti bancari. La BCE continua a mettere sotto la lente i nostri istituti bancari, stressandoli e strapazzandoli. Accusando il sistema politico italiano di poco interventismo e la stessa Banca d’Italia di aver controllato poco e male, come ha fatto del resto il Chicago boy Zingales sulle pagine de Il Fatto Quotidiano neanche un settimana fa. Prodi e Letta stavano con Andreatta. Prodi e Draghi stavano con Goldman Sachs. Prodi e Monti stavano in Commissione europea. Monti e il fu Padoa Schioppa stavano nella speculazione azionista dell’era Clinton/Blair come Berlusconi stava all’antiberlusconismo. Il ministro del lavoro del Prodi I, PierLuigi Bersani segue alla lettera nel 1997, l’ovvia considerazione pre WTO, che all’Italia non serve una ulteriore politica industriale e poi accarezza l’idea nel 2013 delle primarie che la sinistra non debba far paura agli investitori. Paura? Unicredit, Sanpaolo IMI, Banco di Napoli, Monte dei Paschi…e tutte le principali banche delle regioni rosse smaltivano tonnellate di crediti deteriorati che se fossero stati rifiuti tossici avremmo più radiazioni di tutte le centrali nucleari cinesi con il nocciolo fuso. E tutto questo causato dalla stessa corrente ideologico/politica che le ha create. La democrazia non si esporta di certo solo con il vecchio metodo della collaborazione economica forzata e viziata da un’invasione militare. Quello era il metodo imperialista. No! Noi ora abbiamo il metodo dei diritti civili. Prima ti rendo dipendente, e poi ti dico cosa fare. Il problema di Renzi con l’UE non è che fa male il lavoro che gli è stato assegnato da Napolitano, Prodi e Draghi. E neanche il conflitto di interessi bancario risolto oggi mentre scrivo. Il problema di Renzi con l’UE è che assomiglia davvero troppo a Berlusconi. Ma qui in questo caso non serve invocare lo spirito di scissione gramsciano. Perché se per la strada la roba risulta di scarsa qualità i tossici si lamentano, ma non smettono. Il problema semmai è da dove farla arrivare. Di prima scelta. Dalla BCE? O da Bankitalia? Aspettiamo. E intanto vigiliamo.

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