Presa diretta e il sesso: l’Iran siamo noi

Un avamposto del mondo libero, non c'è che dire. Dopo essere stati tutti Charlie per cinque minuti o poco più, siamo stati tutti paladini del nudo artistico, della libertà sessuale in spregio a qua...

Un avamposto del mondo libero, non c’è che dire. Dopo essere stati tutti Charlie per cinque minuti o poco più, siamo stati tutti paladini del nudo artistico, della libertà sessuale in spregio a qualunque etichetta diplomatica. Cazzi e fiche sono la nostra identità, il nostro contributo alla cultura occidentale: questo il sottotesto di centinaia di articoli e post di fuoco contro qualche zelante funzionario della Farnesina.

Poi l’onda svanisce, ché il Family Day è alle porte e non avremmo avuto abbastanza indignazione nelle tasche per dirigerla contemporaneamente contro le scatole di cartone dei Musei Capitolini e contro il feto nella pancia di Giorgia Meloni.

Così, succede che domenica 31 gennaio qualche altrettanto zelante funzionario di mamma Rai decide che la puntata di Presa Diretta dedicata al bullismo, al sexting e all’educazione sessuale vada spostata in seconda serata. Il motivo? La seconda serata era più “opportuna”

Così, succede che domenica 31 gennaio qualche altrettanto zelante funzionario di mamma Rai decide che la puntata di Presa Diretta dedicata al bullismo, al sexting e all’educazione sessuale nelle scuole venga inscatolata – pardon, spostata – in seconda serata.

Il motivo? La seconda serata era più – testuale – “opportuna” per argomenti di questo tipo. Tutti in piazza? Dimissioni di massa in viale Mazzini? Sarebbe stato bello, o perlomeno coerente. Ma evidentemente, non essendoci di mezzo Renzi o lo sterco del demonio di qualche dozzina di miliardi di accordi commerciali, non sembrava il caso di affaticare i polpastrelli. Qualcuno alzi il telefono e chiami Rohani. Magari ci sgancia qualcos’altro.