David Graeber, l’antropologo autore di “Debito, 50 anni di storia” e uno degli ispiratori dello slogan ‘We are 99%’ di Occupy Wall Street, ha pubblicato nel 2014 un libro dal titolo The Utopia of Rules. L’idea che ha ispirato il libro e’ che la burocrazia, la mentalita’ per la quale ogni decisione od ogni azione del nostro quotidiano necessiti di un formulario da riempire, siano una forma di tirannia, seppure in qualche maniera di pessimo buon gusto. Riempiamo schede, forms, come si dice in inglese, e questa informazione diventa codice, e controllo, costrizione sul nostro operato. Se non siamo nei parametri, sembra suggerire il libro, siamo fuori dalla societa’. La standardizzazione dei dati, e la loro accuratezza, sono da sempre le due questioni principali sulle quali si sono scontrate la validita’ dei modelli finanziari ed economici. Con tutta l’ammirazione per Graeber e il suo corpus di opere che ridefinisce, come mai prima di ora, l’antropologia dell’uomo moderno, dai movimenti di protesta, al fenomeno del debito ed ora alla burocrazia, rimane questa sensazione che una societa’ nasca e cresca proprio perche’ ci si trova a determinare delle regole di comportamento che siano non normalizzate, ma intellegibili da tutti. Dichiarare il falso, non dichiarare tutto, nascondersi alla capillarizzazione della societa’ dell’informazione, alla fine, creano distorsione, impediscono una lettura, se non perfetta, per lo meno allineata ai fenomeni sociali. I dati sono controllo, e possono essere usati in ogni tipo di maniera per influenzare, correggere, ammansire, ma anche per predirre, per risolvere e per creare modelli di sviluppo che aiutino la societa’. Le regole diventano un problema quando diventano un meccanismo che crea altre regole, altre coercizioni. La grande sfida, perlomeno nell’ambito della finanza e dell’economia, e’ usare queste fonti di informazioni, database, questi cantieri interi di preferenze, situazioni, stati, per evitare tegole. I big data di cui tutti parlano e la burocrazia sono collegati, in maniera sempre piu’ stretta, ma spesso sono dati in mano a soggetti privati, corporate. L’informazione, un bene essenziale dell’umanita’ oggi ha mille padroni e solo ora si comincia a capirne l’importanza predittiva, ergo normativa. L’informazione dovrebbe diventare patrimonio dell’umanita’ come Palmira, come una cattedrale gotica, perche’ oggi non si costruisce piu’ con le pietre, ma con il software. Ed il software, in futuro potrebbe davvero costruire le cattedrali, pezzo per pezzo, con una stampante 3D.
Perche’ tutti seguiamo regole e la regolamentazione, che sia quella dei codici civili, delle costituzioni, dei principi contabili, di ogni forma di controllo e di standardizzazione, o diventano una schiavitu’ attraverso la quale qualcuno ci tiene sotto scacco, o diventa la maniera con la quale diritti di base possano essere garantiti ed una forma astrusa di liberazione dai vincoli del potere. Perche’ l’informazione, anche se non appartiene a tutti, puo’ servire ad evitarci tegole.
Soundtrack – Elvis Costello – Everyday I write the book