La più grande democrazia occidentale sta scegliendo il Presidente e conferma la sensazione generale di malessere della democrazia di oggi. È tutta colpa di Donald Trump? Pensiamo che la popolarità di Trump sia un sintomo, piuttosto che una causa del problema. Uno sguardo agli altri candidati, sia Repubblicani che Democratici, aiuta a chiarire il punto.
Sembra che i cittadini statunitensi siano scontenti di qualsiasi cosa abbia sapore di ‘establishment’. In entrambi i campi quelli percepiti come candidati delle ‘elite’ stanno avendo un momento difficile. Marco Rubio, il Senatore Repubblicano della Florida, avendo ottenuto il sostegno di importanti ex candidati (fra cui, George Pataki di New York) e miliardari come Larry Ellison di Oracle, viene spesso percepito come il ‘golden boy’ della politica Repubblicana. Tuttavia, si è finora mosso piuttosto male, e la sua esperienza limitata (appena cinque anni come Senatore) non aiuta. Un suo avversario più esperto, Chris Christie, che ne interruppe un discorso in New Hampshire riferendosi a un ’25-second memorized speech’, aveva sostanzialmente ragione. Personaggi come Rubio, talento retorico a parte, sanno di che cosa stanno parlando? Quanto conoscono dei problemi di politica estera o economica? Capiscono i problemi dei disoccupati o sottoccupati americani (o europei)? Naturalmente questi sono problemi strutturali della democrazia, ma in questa fase stanno venendo a galla con particolare forza. Le classi dirigenti dell’occidente democratico hanno perso qualita’.
I cittadini statunitensi hanno avuto abbastanza della famiglia texana di Jeb Bush, nonostante quest’ultimo fosse il rappresentante più moderato della sua ‘dynasty’ e come Governatore in Florida abbia promosso politiche ambientali intelligenti. John Kasich, Governatore dell’Ohio e secondo in New Hampshire, è un esperto, pacato e riflessivo ‘moderato’, ma, nonostante la sua distanza dall’establishment di Washington, è percepito come ‘troppo politico’ dagli elettori attuali. Che cosa pensano gli elettori USA di Hillary Clinton allora? Quanto contano le sue sconfitte in stati quali il New Hampshire e il Michigan?
Le sconfitte di Hillary (nel New Hamsphire ha ottenuto solo il 38% dei voti contro 60,4% di Sanders) sono probabilmente state i momenti finora più importanti di questa gara per la Casa Bianca. Gli elettori sono stanchi di chi, in un modo o nell’altro, è stata nel cuore del potere dal 1992, associata a Bill Clinton e potenti donors come George Soros e Warren Buffett? Hanno forse perso fiducia in lei dopo alcuni episodi sospetti (per esempio l’uso di email private quando era Segretario di Stato)? Probabilmente tutti questi fattori pesano molto. È sconvolgente però che “Among voters who cared more about honesty and trustworthiness…only 5 percent chose Hillary Clinton.” (New York Times, 11 febbraio 2016). Altrettanto scioccante è il fatto che i giovani sembrano in gran parte preferire il piu’ anziano Bernie Sanders: solo il 16% degli under 29, ad esempio, ha votato Clinton in New Hampshire.
I problemi di Hillary potrebbero essere legati al peggioramento delle condizioni economiche dei giovani, che sembrano preferire le ricette più radicali di Bernie Sanders. La disoccupazione giovanile negli Stati Uniti è in realtà piuttosto bassa – almeno per gli standard europei; 10,3% nel gennaio 2016, secondo l’US Bureau of Labor Statistics. Inoltre, nonostante la crisi finanziaria, l’economia statunitense e’ andata piuttosto bene, sia nella presidenza Clinton che in quella Obama. Molti giovani sono delusi perché vogliono vedere cambiamenti; maggiore trasparenza; volti nuovi; idee nuove e più radicali. Cosi’ si e’ espressa Hillary a proposito dei commenti dei giovani sui suoi porgetti di riforma sanitaria: “I know young people think these are just details,” she said. “That I should just fly at 30,000ft and just say, ‘OK, you know, we’re just going to do this and we’re going to do that. Thank you very much’ – but that’s not how I believe we should select the president. I want you to know what I’m going to do for you so that you can hold me accountable.” No – un tono cosi’ paternalistico non e’ il modo di attrarre i voti dei giovani USA.
Non sorprende quindi che così tanti, non solo tra i giovani, abbiano felt the Bern e votato Sanders. Ironia della sorte, il Senatore del Vermont ha 74 anni e le sue politiche economiche sono forse troppo ‘socialiste’ per vincere la Casa Bianca. Tuttavia, questo testimonia la volontà di cambiare e l’aspirazione ad una politica più vicina ai cittadini. Sanders ha difficoltà negli Stati del sud, ma ha gia’ ottenuto abbastanza, alla luce delle sue politiche di tassazione pesante (per gli standard americani) e del suo passato come indipendente di sinistra.
Poi naturalmente c’è ‘The Donald’. Con un patrimonio netto di $ 4,5 miliardi (di più, dice il tycoon), Donald Trump non ha bisogno di molti donatori. La sua storia non è così nuova nel mondo occidentale: pochi anni fa l’Italia aveva Silvio Berlusconi. Trump sta ridicolizzando un establishment politico che sembra sottovalutare la sua forza e presa sui sentimenti popolari e non riesce a trovare una valida alternativa. Non a caso finora l’altro frontrunner Repubblicano è stato un altro ‘outsider’, il Senatore del Texas, Ted Cruz, con la sue posizioni fondamentaliste su questioni come il libero mercato, il ruolo della religione in politica e l’uso di armi da fuoco. Cosa succederebbe se Ted Cruz e ‘The Donald’ finissero a braccetto, uno più forte nel Sud, l’altro a Nord e nonostante i loro scontri ricorrenti?
Anche se le elezioni americane sono spesso combattute su questioni interne, la mancanza di familiarità dei candidati con gli affari internazionali questa volta è piuttosto spaventosa. Hillary è su questo naturalmente l’eccezione, ma il suo record come Segretario di Stato è viziato da errori cruciali in Medio Oriente e un atteggiamento piuttosto conflittuale, e inefficace, nei confronti della Cina. I potenziali leader statunitensi hanno capito che la Cina sta per sorpassare gli USA come più grande economia del mondo e che, piaccia o no, il mondo si sta muovendo verso un G-2? Hanno hanno capito che gli Stati Uniti hanno perso la fiducia di alleati una volta cruciali (Egitto, Pakistan, Turchia sono alcuni esempi) e saranno più soli in un mondo dove l’UE è in declino costante? Marco Rubio chiede una linea dura con Pechino – nessun tappeto rosso per il Presidente Xi. Speriamo che si renda conto che gli USA e la Cina o prosperano o cadono insieme – nessun’ altra possibilità è in vista.
I cittadini statunitensi si sentono alienati da politici che continuano a ripetere mantra tradizionali e sembrano basarsi principalmente su guru del marketing o sul supporto di esperti di statistiche. È ora che i politici parlino chiaro e su argomenti importanti. In caso contrario, ci sarà più spazio per il cittadino Trump e suoi simili.
* Una versione in inglese di questo articolo e’ comparsa su Open Democracy at https://www.opendemocracy.net/ernesto-gallo-giovanni-biava/trumped-democracy