Domenico Laurana è il protagonista del romanzo d’esordio di Crocifisso Dentello “Finché dura la colpa” edito da Gaffi. Il ventenne non segue alcun corso universitario e non ha un impiego, le donne non gli suscitano interesse e non frequenta locali serali, non ama guardare la tv o usare il pc, non ha un cellulare e non ascolta musica, non ha passioni come il calcio o le moto. Domenico ama leggere. I libri sono la ragione della sua esistenza: “La mia vita è proprio fragile e precaria come l’altare di carta cui mi sono immolato”.
Siamo in Brianza dove è emigrata una famiglia siciliana. In un arco di tempo che va dal 1984 al 1998 si svolgono gli episodi narrati dall’autore che affida a Domenico Laurana il racconto del padre muratore, la madre casalinga e del fratello così diverso da lui. Da bambini Vincenzo giocava esclusivamente con il suo amico immaginario, Matito, mentre Domenico già si dedicava alla lettura. Erano per entrambi dei modi per prendere le distanze dalla realtà: da un padre troppo severo e una madre incapace di reagire ad una condizione familiare opprimente.
Qualcosa segnerà duramente questa quotidianità e sarà la scomparsa di Vincenzo insieme all’imposizione di un lavoro scelto dal padre. Domenico tuttavia non si presenterà in fabbrica preferendo rifugiarsi in una biblioteca dove conoscerà Agosto, un uomo che lo coinvolgerà in un omicidio.
Scritto con una lingua incantevole, il romanzo conduce il lettore in una costante esplorazione della semantica facendo gustare la bellezza di ogni singola parola. L’eleganza dello stile narrativo è uno dei fattori che sta incidendo sul successo che sta riscuotendo questa prima di Crocifisso Dentello. Da tempo si avvertiva la necessità di incontrare un autore di questo calibro e il suo “Finchè dura la colpa” è la conferma dell’esistenza di nuovi maestri nella letteratura contemporanea.
Descrivere la fragilità umana che caratterizza i personaggi del romanzo pur nelle loro molteplici sfaccettature, ricostruisce vite intere in un ritmo incalzante nel quale non si segue un preciso ordine cronologico. L’alienazione di Domenico nella lettura tuttavia non viene presentata come uno stato di grazia, come una superiorità del protagonista che trova nei libri ciò che la vita non gli può dare. La lettura non è la soluzione a niente. È una sorta di patologia per la quale Domenico non cerca la cura. In quel vortice lui intende starci anche quando sembra toccare l’abisso. La genuina innocenza fa di Domenico la persona perfetta da ammaestrare per compiere un delitto architettato da un uomo pericoloso come Agosto. Si ha l’impressione che sia Domenico stesso a volersi sacrificare forse perché stanco di un’arrendevolezza insita nel suo essere. Rassegnato per natura, il ragazzo non difende la sua purezza d’animo e colto da una volontà che non gli appartiene, macchia la sua coscienza di una colpa imperdonabile.
Neanche l’incontro con Anna, una ragazza conosciuta casualmente in stazione, riesce a scuotere Domenico da un eterno stato di torpore esistenziale. Costante è l’imbarazzo tra i due tale da far nascere un sentimento anomalo, incomprensibile. A lei, Domenico rivela le sue colpe per scrollarsi di dosso un peso troppo ingombrante da tenere tutto per sé.
Un ruolo fondamentale in questa storia ce l’hanno i libri che sebbene possano alleviare l’inconsolabile dolore di questo giovane uomo, dall’altro lo estraniano da una realtà che lui non riesce a vivere completamente. Assorto in un onirico mondo letterario, Domenico è avvolto dai libri per attutire le grida del padre, per non avvertire il silenzio arreso della madre, per non sprofondare nel dolore dettato dalla scomparsa del fratello. Nei libri Domenico rigetta il fardello di un’esistenza che non è vissuta né da perdente e neppure da vincente. È una staticità che non lascia via di fuga se non in una scrittura audace e feroce.