Ego politicoLe reazioni di Bersani e D’Alema contro Renzi dimostrano i loro errori strategici

Bersani dà segni di malsopportazione della gestione del potere da parte dei pidini seguaci di Renzi, affermando che vota sì alla riforma costituzionale ma non è poi così convinto, affermando che co...

Bersani dà segni di malsopportazione della gestione del potere da parte dei pidini seguaci di Renzi, affermando che vota sì alla riforma costituzionale ma non è poi così convinto, affermando che comprende chi vota no. Un colpo al cerchio e uno alla botte insomma.

Le critiche sull’accentramento di potere sono condivisibili, come anche la richiesta di modificare l’Italicum, legge elettorale che dovrebbe essere bocciata dalla Corte Costituzionale se rimane coerente col giudizio sul Porcellum, poiché mantiene simili pregiudizi di costituzionalità in base alla sentenza data. Bersani chiede a Renzi e al Pd di sostituire l’Italicum con il doppio turno di collegio simile a quello che esiste in Francia.

Massimo D’Alema, colui che promise a Renzi una guerra nel Pd fin da quando era sindaco di Firenze, vista la spregiudicatezza con cui è riuscito a sfondare nel partito e nel Paese (cosa che lo ha reso simpatico agli occhi di molti), è riuscito ad affermare che, visto il modello di riforma costituzionale abbastanza discutibile nel merito e nel metodo, forse era meglio il presidenzialismo.

Bene segnatevi le parole chiave legge elettorale a doppio turno di collegio e presidenzialismo. Questi concetti escono fuori ora, a giochi fatti e a pochi mesi dal referendum confermativo delle riforme su cui Renzi e il suo entourage si stanno giocando la faccia e la carriera. Troppo tardi viene da dire.

C’è stato un momento in cui sarebbe stato possibile ottenere la legge elettorale di tipo francese. Era qualche anno fa (ne ho parlato qui su Linkiesta), prima di Renzi e prima di Letta (che sembra si stia preparando per un possibile grande ritorno in caso di caduta dell’era renziana): era il governo Monti e il Pd lo appoggiava assieme all’ormai defunto Popolo della Libertà guidato da Berlusconi.

Si sapeva che bisognava cambiare la legge elettorale perché la Corte Costituzionale era pronta per il giudizio negativo e Bersani propose il modello francese, mentre il Pdl spingeva per quello simil-spagnolo. Berlusconi provò a fare uno scambio: presidenzialismo in cambio della legge elettorale proposta dal Pd. Bersani non lo prese sul serio, ignorando la proposta. Pur considerando Berlusconi inaffidabile è stato un errore non imbastire una strategia per evitare scherzi da parte di Silvio e poter arrivare a ricopiare la Francia anche nella forma di governo, realizzando il semi-presidenzialismo. Un’idea da sempre proposta dal politologo Giovanni Sartori, perché lo ritiene un modello equilibrato ed esportabile in vari Stati.

Quel treno fu lasciato andare, pensando che si potesse fare di meglio, ora invece Bersani e D’Alema stanno di fatto rimpiangendo quell’occasione, avendo lasciato in mano il pallino a Renzi, che ha dovuto comunque accordarsi con Alfano e Verdini per cambiare la Carta Costituzionale, con articoli che sembrano più da linguaggio per avvocati che non per appassionare il cittadino comune.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club