Queste elezioni amministrative più che i fuochi di artificio stanno portando l’artiglieria pesante. L’esclusione di Stefano Fassina dalla corsa a Roma ha dell’incredibile: ironia e polemiche sul web sono ormai la norma, pensando che se non sono in grado di presentare le liste come pensano di cambiare il Paese.
Ci sarebbe da chiedersi piuttosto:
- quanto difficili e farraginose sono queste regole per la presentazione delle liste (ma i cittadini comuni come fanno se non riescono forze politiche?);
- che spesso si chiude un occhio su come si raccolgono le firme e si presentano le liste (quando invece si controlla rigidamente?);
- che l’esclusione di Fassina a Roma e di Fratelli d’Italia a Milano potrebbero dare una mano al Pd di Renzi, che con le sconfitte di queste due grandi città rischierebbe una fine politica prematura.
Insomma, se fosse confermata la difficoltà a rispettare le norme della Severino e la nuova burocrazia da rispettare (senza contare le firme valide) si farà sentire l’assenza di una formazione a sinistra del Pd. I voti andranno a Giachetti, alla Raggi (Fassina disse che al ballottaggio preferivano i 5 Stelle) o il non voto?
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