Il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi si vanta nella sua biografia di essere stato segretario comunale, alias city manager con il sindaco Gabriele Albertini nei primi anni del suo primo mandato, dal 1997 al settembre 2000, quando ha abbandonato e si è insediato all’EUR in qualità di direttore generale di Confindustria, scelto dal nuovopresidente di allora Antonio D’Amato.
Nel suo programma Parisi scrive tra le altre cose – al punto 11 : “Nella Milano che vogliamo, cittadini e imprese non saranno oppressi dall’eccessivo peso della tassazione locale. Le tasse sono il prezzo che paghiamo per i servizi: ma troppo spesso questo prezzo è sproporzionato, e l’eccessivo interventismo del Comune penalizza società civile e terzo settore”.
Quindi ne deduciamo che il centrodestra spinge per avere meno pubblico e più privato. Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Infatti nel passato Parisi ha fatto esattamente l’opposto. Come si può leggere sul sito di Milano Ristorazione , la società partecipata al 100 per cento dal Comune di Milano, “Milano Ristorazione S.p.A. viene costituita con delibera del Consiglio Comunale di Milano nel mese di luglio 2000 ed inizia ad espletare l’attività di gestione di ristorazione collettiva, verso utenza scolastica e verso altra utenza, dal 1 gennaio 2001”.
Si evince che nel luglio 2000, con Stefano Parisi city manager, viene costituita una società “mostro”, una delle tante partecipate comunali che non potranno mai funzionare in modo efficiente, mal organizzata, con i pasti immangiabili (ci ricordiamo le cause promosse dai genitori davanti al Tar sulla qualità delle materie prime), disservizi continui, con i sindacati onnipresenti, consapevoli che mai alcun lavoratore potrà essere licenziato (nel settore pubblico, Ichino docet, la produttività è molto più bassa che nel privato).
Con tutti i problemi che ha il sindaco di Milano, è possibile che debba gestire anche le mense? Non si può lasciare questo compito al mercato? Perchè deve essere il Comune a nutrire i nostri figli? Dobbiamo pensare che il Comune sia più bravo e faccia da mangiare meglio? Non è evidentemente così. A chi si deve questa logica statalista? Alla sinistra di Bertinotti? Alla Cgil? Nossignori, si deve al duo Albertini-Parisi, che nei primi mesi del 2000 hanno lavorato per la creazione dell’ennesima partecipata comunale.
Perchè Milano Ristorazione non può funzionare bene? Per mancanza di concorrenza. Qualsiasi fenomeno economico funziona per incentivi. Se questi non ci sono o sono distorti, l’economia non funziona. Siccome il Comune di Milano non può revocare il mandato della fornitura alle mense a Milano Ristorazione, questa partecipata non avrà alcun incentivo a fare bene, a migliorare il servizio, che lascia molto a desiderare. Solo con un enforcement bello e chiaro, Milano Ristorazione funzionerebbe.
Significa che se, e solo se, il Comune di Milano potesse dare disdetta al contratto di servizio, Milano Ristorazione, motivata da tale minaccia, sarebbe costretta ad essere competitiva. Invece non è così. Qualsiasi disservizio non ha un costo tangibile, una conseguenza concreta. Se un genitore ha il figlio malato paga lo stesso il servizio mensa. Se il servizio non c’è per sciopero, si paga lo stesso. Se il cibo è immangiabile, il fornitore non si può cambiare. Come nella Russia di Breznev, o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.
Se anche ci fosse sul mercato un competitor che fornisse un servizio mensa a cinque stelle con lo stesso costo, il Comune non potrebbe utilizzarlo perchè Milano Ristorazione senza il mandato del proprio azionista – il Comune di Milano, appunto -, chiuderebbe seduta stante.
Ha perfettamente ragione Francesco Giavazzi che nel suo “Lobby d’Italia” (Rizzoli, BUR, 2005) scrive: “La forza di queste corporazioni dipende dalla loro impunità: se l’impresa è monopolista […] trasferirà i maggiori costi sui consumatori; se è pubblica, e perde, pagherà Pantalone”.
Come ripete spesso il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, la credibilità di una persona deriva dai suoi comportamenti passati. Ne deriva che Stefano Parisi, candidato sindaco di Milano è poco credibile.
Ecco perchè domenica 19 giugno al ballottaggio di Milano bisogna recarsi al seggio e votare con convinzione Beppe Sala, uomo serio, capace, competente, che ha dimostrato con Expo di saper mantenere le promesse.