Mentre ero in fila a Wimbledon, fin dalla mattina presto, per cercare di entrare sul mitico Campo Centrale, mi guardavo intorno per capire se gli inglesi intorno a me fossero consapevoli delle conseguenze del voto per l’uscita dall’Unione Europea.
Credo sia stata una scelta nefasta, per loro stessi in primis, e poco consapevole. Secondo google, il giorno dopo il referendum, venerdì 24, la seconda domanda più chiesta sulla rete era “Cos’è l’Unione Europea?”. Come dire, dopo aver votato, gli inglesi si informano sulle funzioni, il ruolo, i compiti dell’Unione Europea.
A Londra il mercato immobiliare è fermo da mesi e ora gli affitti stanno scendendo a rotta di collo. Tutti vogliono rinegoziare i canoni. E nel frattempo i fondi immobiliari – che hanno dato senza senso la possibilità agli investitori di uscire prima di 5 anni – hanno sospeso i rimborsi. Come scrive il corrispondente del Corriere della Sera Fabio Cavalera “Se si congelano i flussi di capitali stranieri e i prezzi calano, se il valore delle case acquisite dalle famiglie col mutuo va in caduta, allora cosa può accadere? (…) A Londra anche i più accaniti europeisti non sorridono più”.
Si è parlato poco sui giornali sulle conseguenze per le università inglesi. Con l’uscita del Regno Unito dalla UE, i fondi europei alla ricerca svaliscono. Le università uk potrebbero perdere 790 milioni di sterline che ogni anno ricevono come grants dalla UE per la ricerca. I professori a Oxford e Cambridge sono decisamente preoccupati.
Il commentatore di punta delFinancial Times Martin Wolf scrive che è solo l’inizio del declino per il Regno Unito: “This referendum is not the end of the discontent, but the beginning of what is likely to be still greater and more pervasive discontent. (…) Se il Regno Unito è determinato a introdurre alcuni controlli sugli immigrati (di altri Paesi dentro la UE), come molti Leavers desiderano, gli altri Paesi della UE non permetteranno l’accesso completo al mercato unico”.
Andy Murray, dopo aver battuto in finale il montenegrino (naturalizzato canadese) Raonic, ha detto a David Cameron, primo ministro inglese dimissionario dopo la Brexit:”Meglio fare il tennista che il politico, di questi tempi”. Murray, da scozzese, ha votato sì, ed è troppo educato per dire a Cameron che indire il referendum per risolvere una lite interna al partito Conservatore è stata una scelta disastrosa. Meno male che i saggi costituenti italiani hanno scritto a chiare lettere che i trattati internazionali firmati dall’Italia non sono soggetti a referendum. Il popolo su questioni complesse deve delegare la scelta a chi governa. Cosa avrebbe votato il popolo Americano nel 1943 se Franklin Delano Roosevelt avesse chiesto ai cittadini se volevano mandare i loro figli a morire sulle coste francesi della Normandia per liberare l’Europa da Hitler?