ApotropaicoNon riesco più a riflettere: guardo la televisione

Tecniche di distruzione autoindotte: non abbiamo tempo per essere felici perchè abbiamo a malapena quei pochi minuti per capire chi siamo. La rivoluzione digitale non ci sta aiutando in ...


Tecniche di distruzione autoindotte: non abbiamo tempo per essere felici perchè abbiamo a malapena quei pochi minuti per capire chi siamo.


La rivoluzione digitale non ci sta aiutando in maniera profonda. La tecnologia pervade talmente le nostre vite che tra qualche generazione avremo zombie incapaci di svolgere le più elementari operazioni manuali. Internet è il grande vigile distrattore: erigiamo soldissimi muri per la sicurezza con i mattoni presi da quegli stessi muri che fondano la nostra privacy.

Alcuni focus, per vederci meglio.

Siamo arrivati al punto in cui la pubblicità non solo è inutile ma nociva. Il sistema di filtraggio del nostro cervello è distrutto: così esteso ed autoprotettivo che non siamo più in grado di ricordare. Popup, banner, annunci, tv via cavo, satellitare, a pagamento, in streaming, on demand, notiziari 24h, radio, quotidiani, riviste, cataloghi, posta elettronica, podgast, chat, chat segrete, gruppi, gruppi segreti, sms, vibrazioni, videogiochi, console. Tutto per accaparrarsi una briciola di attenzione.

La televisione sta vivendo il suo terzo immenso mutamento. Il primo è stato con la comparsa e la familiarizzazione con la vita normale di tutti noi. Il secondo è inerente alla iniziale presenza di pubblicità con ritmi sempre più veloci. Oggi il terzo: si tenta di spostare tutto il pubblico verso internet. Il grande mare di internet che tutti accoglie e che tutti confonde.

Verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.

Giovanni [16 – 3]

Venti minuti di intrattenimento in una serata. È il caso delle televisioni pubbliche, a gratis, senza canone insomma la morte della riflessione. Su tre ore di prima serata due ore e un quarto sono di pubblicità. Secca, diretta, senza sconti.

Dieci secondi di spot pubblicitario in un orario compreso tra le 21.30 e le 22.00 costa circa otto mila euro su Italia Uno, sette mila euro su Canale cinque, circa tre mila euro su Rete quattro, cinque mila euro su Rai 2 e Rai 3 e quasi sei mila euro e cinquecento su Rai 1. Scroscio di lacrime per la corrente di pensiero economica del creare valore generando sana ricchezza.

Altrettanti dieci secondi di spot pubblicitario, alle volte anche meno, per capire cosa si guarda. In tutta onestà mi sento di non capire. I miei occhi seguono le immagini, volteggiano, notano i colori, trovano le forme, seguono le luci. Inceppano sul contenuto. Talmente assopiti da non ordinare alle palpebre di chiudersi.

Evoluzionismo e scenari futuri. Prima era la televisione dell’insegnamento della grammatica al popolo contadino, poi i primi talk show alla italiana, successivamente i Drive in con i primitivi tentativi di velocizzare il ritmo, poi ancora le tv spazzatura satelliti, infine il nulla: oggi. Ci aspetta una televisione satura di pubblicità, colma di talmente tanti messaggi da riempire una enciclopedia nello spazio di una serata. E la tv a pagamento non è molto distante.

Cosa ci rimane, se non spegnerla, per spirito di autoconservazione?