Agosto, le ultime effimere che volano, nella loro danza di un giorno, nei canali attorno alle pinete. San Lorenzo, un asciugamano sulla sdraio o sulla sabbia e la testa che guarda in alto. Ci si metteva in circolo, a puntare stelle, con diverse tecniche, quelli che continuavano a fare scanning di tutto il cielo, 8000 stelle da osservare a occhio nudo e chi invece puntava una specifica area di cielo, per qualche motivo sempre verso Oriente (dato che sembrava il cielo piu’ scuro, appena dopo il tramonto e l’apparizione di Venere).
San Lorenzo, effimere, zanzare e stelle. Un momento come altri in cui ci si riaddomesticava al mistero delle cose, della natura, dell’universo. Con gli amici, con mia madre che ne vedeva a bizzeffe e ci dileggiava, con alcuni, che ce n’era sempre uno, che non ne aveva mai vista una e ci tormentava con ‘eccola!’. ‘No, Daniele, e’ un aereo, mica vanno cosi’ piano. Le stelle comete sono come il bagliore di una lama di ninja dei cartoni animati giapponesi, un taglio veloce nel cielo, un secondo, forse’. Ed, infatti, quando si osservano le stelle cadenti, la prima volta, non si sa mai cosa e quando aspettarsele. E, di incanto, si sente il ‘wow’, delle persone accanto a te, di quelle sedute poco lontano, un ‘wow’ sincero, pulito. Di fronte alle rivelazioni che poi spingono le domande sulle origini di quei frammenti di universo, di quelle piccole scorie che diventano una luce visibilissima e ferocemente temporanea. Le comete, hanno tutte le componenti delle origini dell’universo, forse hanno addirittura portato vita, morte e cambiamento sul pianeta. Ma, un istante dopo, non esistono piu’.
Eppure, ogni anno, ci sediamo, ci prostriamo, nell’attesa. Perche’, in fondo, un po’ come con le Olimpiadi, ci piacciono i rituali vestiti da eventi straordinari, ci piace quel senso di imprevidibilita’ degli eventi sportivi, come adoriamo la controllata aspettativa di una o due stelle cadenti, a cui affidare i propri desideri, pensieri, buoni propositi. Meno ci piace l’idea che quel mondo ordinate e preciso, di scadenze stellari e umane, possa essere alterato, in qualche maniera modificato e reso completamente casuale. L’odio per il cambiamento, per la successione di persone, ruoli, di avvicendamenti e di scoperchiamenti di vasi di Pandora.
Invece, in un qualche momento recente, e’ sembrato che tutto dovesse cambiare, dalle elezioni americane ai movimenti della primavera araba, fino alle speranze di un cambiamento di classe dirigente in altri paesi. Eppure, eppure, eppure. Eppure. Da qualche parte quella promessa di rinnovamento si e’ fermata, si e’ arenata o e’ stata posticipata, dato che, se Roma non e’ stata costruita in un giorno, figuriamoci quanto ci vorrebbe per smantellare il tessuto connettivo di relazioni potere, interessi costruiti in 70 anni di Repubblica.
Eppure. La notte di San Lorenzo del paese e’ passata, forse, o, con tutta la speranza che mi rimane, da qui, da dove osservo il paese, da questa piattaforma quasi da frate stilita in cima alla Mittel Europa, forse qualcosa puo’ ancora accadere.
Mi alzo, ogni tanto, per scrivere, per provare a raccontarmi questi anni di mondo in trasformazione, che le parole si mettono su carta o supporto elettronico soprattutto per ricordarsi dove si era in un certo momento, e mi chiedo, sempre piu’ spesso, mentre esploro le stelle sopra casa, quale errore di giudizio abbiamo fatto quando abbiamo commesso un errore di giudizio, anni fa, pensando che il momento fosse risolutorio, di reset, di rinnovo. Cosa ci ha fregati? L’entusiasmo, la necessita’ di continuare a vivere o il riconoscimento di un valore che non c’era, nella rivoluzione gentile e tenua degli ultimi anni?
Tutto rimane una riflessione, una diaspora di pensieri, ma, da qualche parte, dentro, lo spirito dell’effimera del fosso maremmano e delle stelle cadenti, e’ entrato dentro, mi costringe a chiedermi se non sia tardi, troppo tardi, per la mia generazione, per questo coacervo di persone che, in qualche maniera, hanno creduto che ci fosse spazio per talento, competenza, ideali e per la fine della politica professionale, autoreferente. O, forse, l’errore di giudizio e’ stato pensare che la proposta fosse quella e non un ricambio generazionale dentro le strette regole che sono sempre valse in Italia: l’interscambio fra potenti e clienti, la dinamica dei furbi e dei camaleonti. Le stelle cadenti che siamo stati, che continueremo ad essere, con un rapido bruciare nella notte del paese, contro le stelle fisse, le costellazioni di interessi. Voliamo, bruciamo, avremmo voluto adagiarci sul pianeta blu e verde, invece stiamo scomparendo, uno dopo l’altro. Se non altro, perche’ cominciamo ad essere nella fase post-apicale della vita. Nel momento delle grandi domande. E, molti, come me, hanno fatto qualcosa, anche bene, per tutta la vita e si chiedono a che pro, per stare dietro a quale visione di lungo periodo val la pena fare quello che si sarebbe potuto fare e che non abbiamo mai potuto sperimentare.
San Lorenzo. Le luci nella notte, un popolo che si interroghera’ su tante piccole e grandi cose stanotte e, soprattutto, dove fare il pieno di benzina per tornare a casa. La piccola speranza che rimane in corpo e’ che, forse, questa rivoluzione promessa e ancora non mantenuta, sia nascosta dentro tante teste, cuori e che, in qualche maniera, torni quello spirito, del 2011. Quando cadde un meteorite sull’establishment e provammo a respirare liberi. O presunti tali.
Nonostante le nuvole, alzero’ gli occhi e mi chiedero’, come mia figlia Carla recentemente, di fronte al tramonto, ‘chi ha dipinto questo mondo stupendo?’ Perche’ la notte di San Lorenzo e’ quel momento nel quale crediamo che un desiderio possa diventare qualcosa di vero. E il mio, non ve lo nascondo, e’ molto rivoluzionario.
Franco Simone – Notte di San Lorenzo
https://www.youtube.com/watch?v=Y4jhVKR4aRs
Perry Cuomo – Don’t let the stars get in your eyes