Viva la FifaQuando Puskas giocò con il Signa

Ferenc Puskas è morto 10 anni fa, per gli effetti dell'Alzheimer. Raccontano che, nonostante la malattia, avesse mantenuto quanto bastava di lucidità perchè chiedesse all'infermiera di accendere la...

Ferenc Puskas è morto 10 anni fa, per gli effetti dell’Alzheimer. Raccontano che, nonostante la malattia, avesse mantenuto quanto bastava di lucidità perchè chiedesse all’infermiera di accendere la tv sulle partite del Real Madrid. Puskas ha contribuito al mito delle Merengues: l’attacco composto da lui, Gento e Di Stefano resta uno dei più forti di sempre, sebbene siano passati moltissimi anni e quel calcio non esista più. “Ho giocato otto finali e ne ho vinte sei, eravamo la squadra più forte del mondo. È stato davvero un piacere giocare con così tanti giocatori straordinari”, dirà Gento anni dopo di quel Real, capace di vincere cinque edizioni consecutive della Coppa dei Campioni, più una sesta edizione messa in bacheca nel 1966.

Di queste, tre portano la firma anche di Puskas, che si unisce a Gento e alla Saeta Rubia Di Stefano nel 1958.

Quando firma per il Real, sembra essere il fantasma del giocatore che aveva incantanto l’Ungheria, l’Europa, il mondo. Un filo di pancia spunta sotto la camiseta blanca. Ma non è colpa sua. Ferenc viene in pratica da due anni di inattività, seguiti all’arrivo dei carri armati sovietici a Budapest ed il conseguente rifiuto dei giocatori di rientrare in patria, dopo la fine della tournée europea con l’Honved, la squadra dell’esercito ungherese che aveva regalato ai propri giocatori anche i gradi militari: anzi, alcuni di loro si erano attivati per far espatriare clandestinamente le proprie famiglie, preoccupate per il clima che si stava venendo a creare in patria.

La Uefa non gradì e inflisse a quella squadra due anni di esclusione dalle coppe europee. Puskas si rifiutò di tornare a Budapest e si ritrovò in Italia, dove nel frattempo era circolata la notizia che fosse addirittura morto negli scontri della capitale ungherese. Il giocatore arrivò in Liguria, dove di fatto trascorreva in riviera una vacanza forzata. Qui viene avvicinato da Renato Bonardi, dirigente di una piccola squadra di Firenze, il Signa 1914. Puskas, per via del peso crescente dovuto all’inattività, aveva già incassato il no di alcune squadre italiane come la Juventus e l’Inter. La Fiorentina invece pareva fosse interessata a lui: dopo lo scudetto del 1956, la squadra viola aveva raggiunto la finale di Coppa Campioni, sconfitta proprio dal Real Madrid. Ma la concorrenza era agguerrita. Su di lui c’era il Real, ma anche il Manchester United, alla ricerca di grandi colpi dopo che il disastro aereo di Monaco ne aveva decimato la squadra. Furono le restrittive regole sugli ingaggi di stranieri nella massima serie e la scarsissima conoscenza dell’inglese di Ferenc a bloccarne l’arrivo a Old Trafford.

Andrà al Real, lo sappiamo. Ma prima di vederlo partire, Bonardi riuscirà a togliersi la soddisfazione di vederlo giocare con la sua squadra. Nel gennaio del 1958, il 28 per l’esattezza, in un campetto stipato di gente festante, Puskas indossò la maglia gialla del Signa 1914, per un’amichevole contro la Fracor Empoli vinta per 3-0. E nella quale non segnò.

Lo scorso maggio, la società toscana ha inaugurato un campo sportivo nuovo di zecca. E lo ha dedicato a Ferenc Puskas, il campione che per un giorno si ritrovò a giocare accanto a operai e elettricisti.