Tra maggio 2013 e marzo 2017 sono sbarcati sulle coste italiane oltre 565.000 immigrati. E sommando gli sbarchi già avvenuti a quelli prevedibili non è difficile ipotizzare che a fine legislatura verrà superata quota 700.000. Nella legislatura precedente (2008-2013) gli sbarchi erano stati circa 165.000.
Spesso, nel parlare di emergenza immigrazione, ci si richiama a due questioni: la crisi umanitaria siriana e l’instabilità libica. Nei fatti l’impatto della crisi siriana sull’Italia è stato quasi nullo. Nel 2016, su 181.436 sbarchi, i siriani approdati da noi erano meno di mille. Diversa la situazione della Libia. Se è vero che oltre il 90% di coloro che approdano in Italia partono da lì, è altrettanto vero che tra le prime dieci nazionalità dichiarate da chi è arrivato da noi nel 2017 non compare la Libia. Ci sono la Guinea, la Nigeria, il Bangladesh, la Costa d’Avorio, il Gambia, il Senegal, il Marocco, il Mali, la Sierra Leone, il Camerun ma non la Libia.
La situazione in cui ormai da anni si trova l’Italia pone alcune questioni.
1. Cosa stiamo facendo per attrarre flussi migratori che in molti casi hanno poco a che fare con la fuga dalle guerre?
2. Come è potuto accadere che in un arco di tempo così breve l’Italia sia diventata il porto franco dell’Europa?
3. Perché negli ultimi mesi alcune organizzazioni non governative (per lo più tedesche) stanno facendo da taxi tra le acque libiche e l’Italia?
4. Chi finanzia le spese di queste Ong che, in alcuni casi, possono superare i 15.000€ al giorno?
5. I 10 miliardi di euro spesi dall’Italia per l’accoglienza negli ultimi 3 anni sono la conseguenza di un fenomeno ingovernabile o la conseguenza di un pessimo governo del fenomeno migratorio?