L’analfabetismo funzionale è una delle maggiori piaghe del nostro tempo. Un sistema politico che garantisce potere sulla base dell’accumulo di “voti ciechi” è destinato ad implodere. Può tranquillamente essere paragonato ad una macchina senza guidatore. Ma esiste un problema più grande. Ovvero: chi è il responsabile di costruire la macchina da far guidare al “popolo” attraverso il suffragio universale?
L’affermarsi della società liquida ha reso il “bisogno di cambiamento” l’unica costante possibile per dimenticare ogni forma d’identità e di consolidamento di valori comuni. Non passa giorno, campagna elettorale o intervista senza una citazione legata al “cambiamento”. L’evoluzione è alla base di ogni forma di attività vitale, molto meno lo è scaricare sul dinamismo l’assenza di una consapevolezza di un presente tangibile. Per questo motivo, diventa molto più complicato stabilire quali siano quelle basi comuni e necessarie per costruire quella famosa macchina da far guidare attraverso la democrazia.
Una prospettiva fortemente individuale non è necessariamente causa di mali, ma può diventare molto pericolosa se un forte Io non sia minimamente filtrato dalla presenza di valori comuni, percepiti come importanti e soprattutto come fonte indiretta della sopravvivenza stessa individuale. L’autocoscienza semplice e immediata non è altro che un desiderio di possedere e desiderare altri o cose. E’ nella natura dell’uomo e resterà presente in ogni epoca. Attualmente sembra esser presente solo questo, senza elementi limitanti di contorno. Non abbiamo più alla base della nostra società il timore reverenziale verso un’entità assoluta e divina i cui precetti mitighino la convivenza stessa tra gli individui. Non abbiamo più nemmeno quello spirito di sottomissione nei confronti di un ideale astratto e assoluto, come poteva essere in passato l’idea di Patria o di Nazione, capace di far andare le persone oltre ogni singolo bisogno individuale. I comportamenti indotti dal timore non sono mai auspicabili, ma al momento godiamo una libertà non minimamente guidata, nemmeno dal bisogno di riconoscere i fatti da fonti attendibili.
L’epoca delle fake news ci porta ad aver bisogno di dire la nostra versione dei fatti anche se non verificata e dimostrata in nessun modo. Avvertiamo il bisogno di esprimerci a tutti, con una pretesa di Verità che ha il campo di esistenza solo nell’individuo che la propone e con il rifiuto sistematico delle autorità classiche proponenti le versioni ufficiali dei fatti, che siano esse istituzioni o scienziati. Il caso dei vaccini è eclatante in questo senso.
L’attuale versione dell’autocoscienza è quella più pericolosa, quella figlia dello “scetticismo”, dove ogni forma di reale può essere analizzata sotto l’occhio del “complottismo” e diffusa in questo senso. Dove la libertà del negare tutto e di essere fonte di Verità per sé stessi rappresenta l’unico modo per appagare l’animo, insieme al desiderio delle cose e degli altri attraverso l’autocoscienza semplice. Il dominio attraverso gli altri passa dall’ostentazione e gli strumenti digitali aiutano nel sostenere il successo di questo desiderio. Basta un Instagram o un Apple. E’ l’autocoscienza della mela, quella voglia di possesso e di affermazione individuale che ci guida da Adamo ed Eva a Steve Jobs. Sempre presente in ogni epoca insieme ad altre cose.
Solo che attualmente sembra che stia da sola, in un mondo che rinvia i problemi delegandoli al cambiamento al posto di preporsi a costruire un sistema stabile di contorno all’individuo.