Parto col dire che cos’è lo “storytelling”: è l’arte del raccontare storie impiegata come strategia di comunicazione persuasiva in ambito politico, economico ed aziendale.
Le startup tecnologiche sono aziende che nascono spesso con pochi capitali e che per diventare produttive e utili devono raggiungere una massa critica iniziale. Ecco perché molto del budget raccolto finisce spesso in attività di marketing online ed offline.
Tuttavia ci sono diverse strategie di marketing. Una grossa percentuale di startup punta molto sulla comunicazione del prodotto e di quanto questo sia utile, rivoluzionario, tecnologicamente avanzato, graficamente gradevole o poco costoso. Questa è sicuramente la strada più semplice da percorrere e, essendo la più utilizzata, anche la più tollerata dalla community.
Una piccola percentuale di startup, anzi piccolissima, punta invece la sua strategia di comunicazione su tutt’altro. Di base punta tutto sullo storytelling e mette quasi totalmente da parte la comunicazione del prodotto. Questo perché, raccontare una bella storia imprenditoriale, stimola dei sentimenti nelle persone perché si porta dietro i valori, la missione, le difficoltà e la visione che solamente una storia umana si porta con sé. Questa strategia ha portato alla creazione di nuove figure, le discusse “Superstar CEO”. Raccontare un prodotto infatti stimola poco, mentre raccontare la storia e le persone dietro a un prodotto stimola molto e tocca le persone dentro.
Quest’ultima strada conduce a diversi risultati, ovvero un coinvolgimento maggiore da parte di alcune persone e un accanimento da parte di altre. Quest’ultime, tuttavia, se gestite non sono nocive per il prodotto, anzi, alimentando il dibattito, coinvolgono più persone a parlare di te e di conseguenza del tuo prodotto. Entrambe le attività di comunicazione, se svolte bene, portano ad aumentare il numero di fruitori del tuo prodotto.
Il caso Egomnia
Egomnia è un’azienda informatica che vende le sue tecnologie che realizzano pre-screening dei curricula per semplificare il processo di selezione del personale delle grandi aziende. Ha inoltre un portale di incontro domanda offerta di lavoro focalizzato sugli under 35, egomnia.com. Personalmente ho preferito, seppur in maniera non studiata a tavolino ma intrapresa quasi involontariamente, raccontare la storia dietro Egomnia: i miei sogni, le mie ambizioni, la mia missione di promuovere merito, di aiutare i giovani a trovare lavoro e la mia storia imprenditoriale ricca di valori e sacrifici, piuttosto che descrivere il prodotto. Il risultato è stato un boom di iscrizioni e un progetto liceale diventato prima un’azienda e poi un caso internazionale. Il 6 Aprile di quest’anno è uscito in 200 sale cinematografiche il film “The Startup – Accendi il tuo futuro” che racconta la mia storia imprenditoriale, prodotto da Rai Cinema e da Casanova Multimedia per la regia di Alessandro d’Alatri. FIlm che ripercorre le vicende trattate nel libro “The Startup”, edito da Rizzoli.
Dopo questo film ho ricevuto molti messaggi da parte, soprattutto, di giovanissimi per chiedermi consigli. Molti hanno deciso di riprendere l’idea che avevano nel cassetto e di realizzarla, poi c’è chi si è sentito ispirato e ha aumentato la sua voglia di fare.
Tuttavia ci sono stati alcuni startupper e giornalisti del settore che si sono accaniti contro di me e contro Egomnia. Spesso scendendo anche sul personale. Sono usciti meme e account parodistici della mia figura e della mia azienda. Fa parte del gioco, seppur non è piacevole.
Un capitolo interessante di questa vicenda è la reazione che ha avuto la comunità degli startupper italiani. Molti di loro hanno mosso critiche a me e alla mia azienda facendo gruppo. Mi dispiace solo che i loro moventi non siano nobili. Alcuni di loro sono stati o sono tuttora miei competitor, altri invece cercano di aumentare la loro popolarità online o di promuovere le loro startup sfruttando la mia popolarità, creando le nuove figure di “parassiti di internet”. Infatti, come dice Alberto Onetti di Mind The Bridge “Egomnia, nel bene o nel male, è stata molto brava ad attirare l’attenzione e a vendere la propria storia al grande pubblico, fatto che non è per nulla semplice, per nulla scontato e per nulla banale” e questo per la prima volta nel piccolo mondo delle startup italiane, che ha reagito creando, troppo spesso, disinformazione.
Per fare alcuni esempi, di tanti che potrei fare, su quello che io ritengo essere disinformazione Giuliano Balestreri di Business Insider Italia, Antonio Chris Simeone di Econopoly, Moreno Morello di Striscia la Notizia e molti altri giornali di nicchia o blog su giornali più o meno autorevoli curati da alcuni di questi esponenti della scena delle startup italiane, e non dalle redazioni dei giornali, hanno riportato, citandolo come “esperto digitale”, le parole di Marco Camisani Calzolari. Questo soggetto, classe 1969, oltre ad essere già stato diffidato da Egomnia S.r.l. per aver dichiarato il falso in alcune sue affermazioni tutt’altro che veritiere, dettagliate e professionali (Es: “Sito che non ha traffico e non fa soldi”, “Una serie di premi che non esistono”, “Il sito è vuoto”, “Il sito è vuoto e non lo usa nessuno”, …), secondo quanto riportato online da Libero Quotidiano nell’articolo “Calzolari professore a contratto, senza laurea“, non risulta essere in possesso di diploma di laurea. A questo punto mi chiedo, non sarebbe stato più maturo e professionale dare voce a una persona di maggiore spessore?. Sempre secondo Libero Quotidiano, lo Iulm allega un’e-mail trasmessa il giorno 7 giugno 2012 alle ore 00.33 a Camisani Calzolari dal capo di gabinetto del rettore, che taglia ogni discussione. “…Camisani Calzolari, sentito il rettore e il preside Canova, Le comunico, come già anticipato telefonicamente, il divieto di pubblicare la ricerca da Lei presentata ‘sotto l’egida’ o con il nome dell’Università Iulm in quanto non esistono mandati o delibere in merito a tale ricerca da parte dell’Ateneo“. Lo stesso argomento è stato trattato da Linkiesta nell’articolo “L’Università Iulm scarica Calzolari e la ricerca su Grillo: «Non è un nostro professore»”. Marco Camisani Calzolari in un post su Facebook dichiara “sono in possesso di una laurea conseguita nel 1999 all’estero, di cui è stata ufficialmente chiesta e riconosciuta l’equipollenza negli Stati Uniti” tuttavia non ho personalmente trovato riscontri online a riguardo ma sono sicuro che sia la verità e che rialmente a 30 anni sia riuscito a laurearsi all’estero seppure, come da lui dichiarato sul medesimo post su Facebook, “analoga equipollenza non è stata mai richiesta per l’Italia“. Non ho trovato online delle rettifiche o smentite riguardo gli articoli su Marco Camisani Calzolari e la sua situazione accademica da parte di Libero Quotidiano o degli altri giornali che hanno trattato la notizia, nel caso sono pronto ad aggiungerli su segnalazione. Infine, come ultimo di tanti esempi che descrive questa spiacevole piaga che lo storitelling di Egomnia ha creato, Antonio Chris Simeone, altro detrattore di Egomnia e Matteo Achilli, è stato fondatore di un competitor di Egomnia lanciato nello stesso anno del lancio di quest’ultima, parlo di catchawork.com, sito che non è riuscito tuttavia ad arrivare ai giorni nostri e risulta non essere più operativo (qui l’intervista #2domande2 ad Antonio Simeone di Catchawork.com di LuissWebTV ad Antonio Chris Simeone, a cui consiglio vivamente un corso per parlare in pubblico).
Molte delle critiche che questi e altri soggetti, facenti parte di un piccolissimo sistema molto unito, sono totalemente inventate e riprese da loro stessi nei vari post e contenuti che pubblicano creando un vero e proprio circolo vizioso (Es: Gian Luca Comandini nel suo articolo “Startup…atevi la bocca! Il caso Matteo Achilli” afferma che io ho dichiarato di aver ottenuto questi premi “Start-up dell’anno (2012); Imprenditore dell’anno (2013)” e di aver dichiarato la seguente forza lavoro “Dipendenti: 20/30 dipendenti assunti” tutte dichiarazioni mai avvenute da me) che ha il solo obiettivo di screditare i miei risultati ottenuti sempre in maniera onesta.
L’unico errore di comunicazione che ho fatto è stato dichiarare un fatturato di 500.000 € nel 2013 invece di 284.000,00 €. Tuttavia ho subito comunicato una rettifica a Patrizia Licata di formiche.net ammettendo il mio errore valutativo.
Le altre futili accuse, relative alla mia sponsorizzazione al Festival del Cinema di Venezia (contratto di sponsorizzazione acquisito dalla Outdoor Revolution Ltd con consegna di Pass Sponsor Ufficiale del Festival del Cinema di Venezia) e ai miei premi (dichiarati pubblicamente sul mio sito https://www.egomnia.com/matteoachilli), sono totalmente infondate e frutto di un’insana invidia che è il cancro di questo Paese.
Personalmente sto utilizzando questa enorme visibilità non tanto per esaltare il mio lavoro e promuovere Egomnia, quanto per testimoniare un messaggio positivo e di speranza, rendendo un’immagine di una Italia vicina ai giovani e dove è ancora possibile fare molto. Ad esempio in occasione della mia intervista da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa non ho nemmeno citato il nome della mia azienda.
Quali saranno i prossimi passi di Egomnia? Semplice. Ormai Egomnia è riuscita a fare il passo in avanti che doveva fare. È passata dall’essere un progetto liceale all’essere un’azienda con grandi possibilità di crescita e, soprattutto, maggiore consapevolezza del suo posizionamento, perché è innovativa e sa dove vuole arrivare e la strada da percorrere per migliorare. Col tempo la strategia dello storytelling diminuirà perché ormai Egomnia non ne ha più bisogno. È infatti riuscita, senza investire nella comunicazione fino al mese scorso, a profilare un database da oltre 850 mila persone e 1.410 aziende, fatturare dal 2012 ad oggi oltre 1.200.000 €, far conoscere il brand in tutto il mondo, far entrare gli investitori costituendo un’azienda negli Stati Uniti d’America, far realizzare un libro e un film sulla nascita dell’azienda. Si può dire che con lo storytelling Egomnia ha raggiunto lo zenith. Al contrario quella del marketing sul prodotto aumenterà. Si sentirà sempre più parlare di Egomnia e sempre meno di Matteo Achilli. Finché l’azienda non raggiungerà gli attuali obiettivi prefissati.
A quel punto tutti gli scettici non avranno fatto altro che aumentare ulteriormente il mito di Egomnia e di Matteo Achilli.
Matteo Achilli – Ufficio Stampa di Egomnia | Egonews Facebook Twitter Youtube Instagram