Lo ammetto. Difendere oggi il sistema bancario in generale e le banche in particolare è opera alquanto difficile. Il sentiment che trasuda dalle pagine dei giornali e dalle informazioni che passano sul web non è di certo dei migliori. Le banche vengono messe sotto torchio, a loro vengono rimandati i segnali di un’economia che stenta a decollare, talvolta cavalcando (strumentalizzandolo) lo spettro di un default improvviso ai danni dei correntisti.
Più recentemente ho anche evidenziato che cavalcare le paure solo per il gusto di farlo non giova a nessuno. Eppure lo sguardo va sempre lì: sul cliente. Il correntista. Il lettore, l’elettore, il pubblico, il cittadino cui alla fine sono destinati tutti questi messaggi.
Già in passato ho stigmatizzato alcuni comportamenti bancari che, a mio avviso, non erano del tutto corretti ( http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2016/10/01/su-le-spese-giu-la-maschera-banche-grandi-beccate-ad-aumentare-i-costi/24683/
Più recentemente ho anche evidenziato che cavalcare le paure solo per il gusto di farlo non giova a nessuno. Eppure lo sguardo va sempre lì: sul cliente. Il correntista. Il lettore, l’elettore, il pubblico, il cittadino cui alla fine sono destinati tutti questi messaggi.
E a tutti questi sembra guardare anche una recente circolare dell’Organismo di Vigilanza che di fatto pone dei fermi paletti alle banche nel fare manovre massive sulla clientela. Lo spunto – credo – arrivi da una vicenda dell’anno scorso quando alcune banche avevano aumentato i costi dei conti correnti in modo unilaterale. I grandi istituti di credito avevano motivato questa manovra con il rientro sui costi del “Fondo Nazionale di Risoluzione”.
Ora, il richiamo ci sta. eccome se ci sta. Le regole servono e, in quanto regole, devono essere rispettate.
Lungi da me la sindrome di essere senza peccato e scagliare la prima pietra. Ma viviamo in un mercato tutto sommato libero. Dove posso vendere un kg di pane a 100 euro; il problema semmai sarà trovare qualcuno disposto a pagare una tale somma. Così anche una banca. Una banca è un’azienda che, agendo in un contesto di regole, fa delle scelte sulla sua gestione. Decide il prezzo dei suoi prodotti con il rischio di restare sul mercato o porsi del tutto fuori.
Quello che non accetto davvero è di essere equiparato dall’uomo della strada e da qualche media meno attento a chi sbaglia intenzionalmente, perchè sono un po’ stanco dei rapporti superficiali, di chi non approfondisce, di chi mette tutto sullo stesso piano (tra l’altro tenendo l’asticella bassa). La fiducia è la chiave da sempre del rapporto bancario, e io quella proprio non la voglio minare.
Certo che, se alla fine la scelta dovesse rivelarsi sbagliata, torneremmo al discorso iniziale, motivando le paure e timori.
Quello che non accetto davvero è di essere equiparato dall’uomo della strada e da qualche media meno attento a chi sbaglia intenzionalmente, perchè sono un po’ stanco dei rapporti superficiali, di chi non approfondisce, di chi mette tutto sullo stesso piano (tra l’altro tenendo l’asticella bassa). La fiducia è la chiave da sempre del rapporto bancario, e io quella proprio non la voglio minare.
I paletti servono a tracciare delle linee. In questo caso i paletti ci servono per rimarcare le differenze. Ancora una volta il sistema del Credito Cooperativo ha dimostrato di essere più avanti. Siamo banche di relazione e sulla relazione fondiamo la nostra azione. Cosa comporta questo? Innanzitutto un doppio binario di controllo. C’è quello dall’alto che giustamente Banca d’Italia esercita su di noi; ma c’è anche quello dal basso che arriva direttamente dai soci e correntisti davanti ai quali mettiamo quotidianamente la faccia.
È la forza della cooperazione. E la cooperazione merita rispetto.