Donald Trump aveva un solo problema, e non era quello di essere eletto – se non ci si mettono i Rothschild a creare candidati fantoccio, chi sta dalla parte degli interessi nazionali oggi trionfa – era quello di avere un nemico credibile, più credibile del terrorismo islamico, che ormai pare essere più un problema di nostri psicolabili concittadini che di agguerriti aggressori delle turrite e sempre meno pingui cittadelle assai poco fortificate d’Occidente.
Ogni tanto le televisioni di stato ci fanno sapere che qualche attentato sarebbe stato sventato, il modo più semplice per far dirigere un universale plauso verso le stesse forze dell’ordine che hanno consentito stragi con camion, auto, asce, pugnali, bombe artigianalissime caricate a chiodi, fucili a pompa, vecchie mitraglie, pistole praticamente ovunque e a chiunque.
I terroristi finiscono quasi sempre circondati dal loro sangue sul selciato: perché poi a strage compiuta, in un centinaio, agenti e miltari e forze specialissime ce la fanno a stendere il pluriomicida inneggiante Allah. Se non lo prendono, il fuggitivo lo è per poco: lo ritrovano in posti imbarazzanti, in cui nessuna persona addestrata alla guerriglia sarebbe andata a nascondersi. Addirittura nel proprio apparamento.
E poi questo Stato Islamico governato dall’Isis diciamolo: militarmente parlando non è mai esistito. Non ha carri armati, non ha blindati, non ha aerei, non ha navi, talora recupera qualche sgangherato missile che probabilmente non sa nemmeno bene come lanciare.
E allora tu, Presidente degli Stati Uniti e Gran Commissario del Mondo, come lo puoi spiegare ai connazionali in miseria che ti chiedono aiuto che non puoi farlo perché devi contrastare l’Arcinemico dell’Occidente, del Bene e della Civiltà?
Non lo puoi. Ed ecco che – se questo non è un colpo di fortuna! – ti si profila dall’altra parte del Globo una sorta di batmaniano pinguino paffutello che fa e che dice tutto ciò che ti serve per risolverti in un solo colpo il problema di quel 3,6% del Pil (stiamo parlando di 664 miliardi di dollari) che può solo crescere (non lo sostituisci con la new economy, gli edotti in materia lo sanno da sempre) ed il secondo e forse ancor più assillante problema di reperire consenso tra i bisognosi non dandogli nulla.
Ragazzi, figli, miei connazionali tutti, vi darei le brioche ma poi quel malandrino coreano vi spara i missili nucleari proprio sul tavolo della colazione.
Ho sentito troppe persone chiedermi se questa situazione mi preoccupa. Oh, sì, certo che mi preoccupa. Ma non nel senso che temo la guerra nucleare, ma che basta gridare al babau per avere consenso.
Si è sempre fatto, per la verità. Ma negli anni addietro dovevi anche mettere in conto lo scotto di mandare i tuoi giovani a morire al fronte. Ora nemmeno quello. Due dichiarazioni, un drone, magari un caccia abbattuto per sbaglio, qualche manovra navale in acque prossime alla zona calda ed il gioco è fatto.
Oggi, negli anni dei superstrateghi di tutto, si stanno delineando due strategie di governo “democratico” pressoché invincibili, e tuttavia di una banalità sconcertante. In realtà poi l’una è la versione foreign affairsdell’altra. Primo passo, ti devi creare un nemico, che sarebbe poi un demonio, il soldato dell’Impero del Male.
Se opera internamente lo chiami “fascista”, se esternamente lo chiami “mostro sanguinario”.
Se devi vincere le elezioni nazionali, o regionali, o comunali è sufficiente che presenti un belloccio o una belloccia a postino che si dicono per la pacifica convivenza di tutto, anche del privilegio e della disperazione. Di tutto. Vincerai. Ma perderà il tuo popolo. Qualcuno di noi crede veramente che ai potenti democraticamente eletti interessi davvero il popolo? Alzino la mano costoro. Voglio contarli.
Se devi mantenere o aumentare il consenso e sei una il Presidente di una grande e potente nazione ti metti a cercare un nemico. Se lo trovi, bene. Se non lo trovi, te lo fai. Ed inizi a dire che se non gli mandi contro i marines gli alieni dallo spazio ti mangeranno i bambini.
Governerai per certo fino a fine mandato. E tutti vivranno felici.
Lentamente però il popolo si impoverirà, in termini economici e dirittuali. In termini di libertà personale e possibilità di autodeterminazione dell’individuo. Finché tutti si accorgeranno che è divenuto tutto lecito tranne la reazione. Finché ti verrà detto che tutti i tuoi problemi, va bene, ci sono, però sei tu che non li sai affrontare. Tutto, ogni questione, sarà posta in termini etici. Nessuna più avrà una valenza assolutamente pragmatica.
Non lo chiameranno “Regno dei cieli”, per il timore di apparire blasfemi. Lo chiameranno “Nuova spiritualità”, o qualcosa del genere. Rileggete Hegel, per favore. Rileggete quanto dice dello Spirito come idea in sé per sé. Ci sono i libri, per Dio! Usateli! Leggeteli! Non Wikipedia – che va già benissimo, intendetemi – ma i libri, perché vanno ancora meglio. È una preghiera.
Il rapporto servo padrone può invertirsi soltanto se la vita del padrone dipende dal lavoro del servo. Se il servo non ha lavoro, e se il padrone vive della ricchezza che il servo ha già prodotto, la sudditanza dei molti sarà eterna. Non come l’Inferno, perché non esiste. Come questo Paradiso drogato che ci ottunde e deturpa.
A presto.