Viva la FifaMinaccia o sfottò, quei manichini non sono certo arte

I fatti, cominciamo da quelli. Ieri sera, appesi alla ringhiera di un ponte nei pressi del Colosseo sono apparsi appesi alcuni manichini con indosso le maglie della Roma e uno striscione: "Un cons...

I fatti, cominciamo da quelli. Ieri sera, appesi alla ringhiera di un ponte nei pressi del Colosseo sono apparsi appesi alcuni manichini con indosso le maglie della Roma e uno striscione: “Un consiglio senza offesa…Dormite con la luce accesa!”. Appena comparsi, le immagini e i video dell’opera hanno fatto il giro della rete, a cominciare dai portali che si occupano della Roma. La voce che è cominciata a circolare è che si trattasse di una minaccia diretta e violenta da parte di alcuni ultras della Roma nei confronti della squadra, colpevole di aver perso l’ultimo derby e di aver messo così a rischio il secondo posto, che significa qualificazione diretta alla Champions League.

Della questione hanno cominciato poi ad occuparsi i siti nazionali, riprendendo di fatto la prima interpretazione, cioè che si trattasse di una minaccia nei confronti della Roma da parte dei suoi stessi tifosi (o meglio, di una parte: sempre meglio specificare). La cosa ha poi preso una piega diversa, perchè alcuni siti vicini al tifo laziale hanno rivendicato l’azione. A provarlo ci sono non solo alcuni adesivi degli Irriducibili – uno dei gruppi organizzati più famosi della curva biancoceleste – sul ponte, ma anche perchè il significato di quanto esposto è da ricondurre a una serie di sfottò che le due curve si scambiano da tempo. A sostegno di questa tesi c’è la scelta del luogo, spesso usato dai laziali, oltre al rifermiento del messaggio legato agli sfottò apparsi dalla curva romanista negli ultimi derby, che facevano riferimento all’incubo dei laziali che la stracittadina non la vincevano più da tempo.

Ora, poiché la tesi dello sfottò laziale sembra essere la più accreditata per i motivi di cui sopra, si può tranquillamente affermare che i nostri media hanno preso un abbaglio. O meglio, che hanno raccontato male la notizia. Certo, era in fondo fin troppo facile vista la presenza dei manichini appesi, ma poco importa: sarebbe bastata una verifica in più per inquadrare la questione con più precisione. E non ha senso ricercare i colpevoli da chi ha cominciato a diffondere la notizia: va sempre tutto verificato, per una questione etica e di rispetto.

Ma ha poco senso anche parlare di giornalisti che vogliono seminare zizzania, creando danni, come sto leggendo il giro per il web: l’errore c’è stato e va ammesso, così come netti sono certi confini che devono valere anche per lo sfottò. Fare distinzioni sul fatto che i manichini sono appesi e non impiccati è come puntare il dito sulla Luna guardando il dito. Che sia intimidazione o sfottò, le modalità scelte sono quantomeno poco eleganti. E nascondersi dietro la scusa dello sfottò e spostare la questione sui giornalisti che non capiscono nulla è una spiegazione di comodo. Il danno lo fa chi sceglie certi modi per sfottere, a qualsiasi latitudine: a Milano non sono certo migliori di Roma, eccetera, sebbene faccia specie che qualcuno abbia potuto fare quel che ha fatto totalmente indisturbato nel cuore della città. “Mi colpisce che sia stato possibile appendere dei manichini davanti al museo più famoso del mondo senza che nessuno se ne accorgesse. E che mentre lo facevano si siano pure filmati. Cose che fanno paura”. Parola di Sinisa Mihajlovic.

Cattelan appese tre bambini: serviva a portare l’arte contemporanea alle estreme conseuguenze. Qui di estremo c’è il cattivo gusto. Ed evocare manichini appesi non è certo arte. Anzi.

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