Nessuno nella storia del tennis professionistico aveva mai vinto otto Wimbledon Championships. Il record lo ha raggiunto lo svizzero Roger Federer, ormai trentacinquenne, che ha battuto in finale con estrema facilità il croato Marin Cilic.
Un dato su tutti: Federer ha vinto Wimbledon senza perdere un set. Gli avversari quest’anno si sono sciolti al sole: Rafa Nadal ha perso una maratona al quinto set 15-13 contro il lussemburghese Gilles Muller, uno dei pochi che gioca ancora serve & volley; Andy Murray ha perso contro Sam Querrey (in precedenza Fognini è stato battuto da Murray in quattro set; con un po’ più di determinazione l’italiano lo avrebbe potuto battere); Djokovic si è ritirato per infortunio (ma non c’è con la testa da un po’ dopo anni formidabili) contro il ceco Tomas Berdych, l’unico a mettere un po’ in difficoltà Sua Federarità (Clerici, cit.) in semifinale.
Lo scrittore Alessandro Baricco ha preso baracca e buratttini ed è andato in pellegrinaggio in Church Road a Londra per ammirare Roger Federer. Ne ha tratto un pezzo mirabile su Repubblica. Cito un passaggio decisivo: “La fondamentale differenza tra Federer e gli altri giocatori di tennis del pianeta è che gli altri giocano a tennis, lui invece fa una cosa che ha più a che vedere col respirare, o col volo degli uccelli migratori, o col rinforzare del vento la mattina. Qualcosa che è scritto già da un sacco di tempo, inevitabile, nell’andare delle cose. Qualcosa di naturale”.
La naturalezza, la apparente semplicità del colpo. Anche quando John McEnroemetteva una volee all’incrocio delle righe, dopo che Bjorn Borg piazzava un passante incrociato, sembrava che tutto fosse più che banale. E’ proprio dei grandi agire con naturalezza, con leggerezza e semplicità.
Sempre Baricco: “Se guardando gli altri giocatori il piacere è registrare l’abilità incredibile con cui riescono a venire fuori dall’artificiosa situazione di merda cui sono condannati, guardare lui è qualcosa di affine a vedere il leone muoversi nel suo ambiente naturale: sonnecchia, corre, salta, incidentalmente sbrana una gazzella…giocargli contro deve essere allucinante”.
Come ha scritto Gianni Clerici, non ci resta che ringraziare Federer per il piacere, le emozioni che ci dà. Di per sè, entrare sul Campo Centrale di Wimbledon è una gioia incredibile. Vedere giocare Federer ancora di più.
P.S.: un plauso alla spagnola Garbine Muguruza, che ha battuto in finale la rediviva Venus Williams, splendida trentasettenne.