Viva la FifaLa vera lap dance è quella dei giornali italiani sulla (presunta) gaffe di Tavecchio

Mai e poi mai avrei pensato nella vita di ritrovarmi a difendere le parole di Carlo Tavecchio. O meglio, a mettere i puntini sulle i all'indignazione sollevata dalle parole di Carlo Tavecchio. O...

Mai e poi mai avrei pensato nella vita di ritrovarmi a difendere le parole di Carlo Tavecchio. O meglio, a mettere i puntini sulle i all’indignazione sollevata dalle parole di Carlo Tavecchio.

Ora, non starei qui a ritirare fuori tutto quello che il presidente rieletto della nostra federcalcio ha detto negli anni passati, sbagliando: c’è chi le ha definite gaffe, ma francamente sono stati errori molto più che madornali. Ad ogni modo, il 5 luglio una nuova bufera si è scatenata attorno a quanto detto da Tavecchio, stavolta in Commissione Antimafia. Ribadisco: in Commissione Antimafia, non al bar davanti a un bianchino alle 11 del mattino. Rosy Bindi, che presidere la Commissione, chiede al numero uno della Figc riguardo la sua posizione sulla responsabilità oggettiva dei club di calcio su quanto avviene nei loro stadi.

Tavecchio nel proprio intervento in merito spiega di essere contrario alla rimozione della responsabilità oggettiva: “In questo momento è ancora il cardine che dà la garanzia al soggetto che riceve nel suo ambito queste situazioni. Se togliamo la responsabilità oggettiva noi abbiamo finito di fare, il controllo è automatico con la responsabilità oggettiva”.

Il messaggio che però è passato ieri su tutti i mezzi d’informazione è che Tavecchio vuole introdurre la lap dance negli stadi. Insomma, ci siamo cascati un’altra volta. Uso il plurale perché, senza sentire l’audio dell’intervento, solo leggendo la notizia ho cimmentato inizialmente in maniera negativa la notizia. Dunque la mia non vuole essere una lezione di chissà che: semplicemente, ho ritenuto di dover ricercare l’audio e riascoltarlo bene.

Non è difficile ritrovare l’intervento di Tavecchio: è su YouTube. Fatevi un favore: riascoltatelo.

Proviamo a capire come si è generato l’equivoco, chiamiamolo così.

Il discorso non è propriamente lineare e può trarre in inganno, soprattutto perché la menzione della lap dance è all’inizio e dunque rischia di influenzare l’opinione che ci si può fare di tutto l’impianto argomentantivo. Che si basa su quanto detto poco sopra: la responsabilità oggettiva dei club non va eliminata. E lo chiarisce subito, nel passaggio “incriminato”: “Gli stadi non sono più ambienti in cui si deve giocare solo a calcio, secondo le nuove prerogative. Gli stadi devono vivere, negli stadi ci deve andare il supermercato, la farmacia, la lap-dance, ci deve andare l’incontro con la politica, si deve fare l’attività sociale. Allora, uno stadio con queste prerogative, altro che controllo deve avere” (abbiamo editato le pause). La lap dance è dunque sì una esagerazione, non lo mettiamo in dubbio, ma viene abbinata ad altre attività solitamente poco accostabili a uno stadio di calcio come supermercato, farmacia e luoghi per l’incontro con la politica. Tutti vengono citati come luogo per fare attività sociale ed è questo il punto della questione: per come si stanno trasformando gli impianti oggi, è ancora più difficile esercitare un controllo su quanto vi avviene sempre. Se una società li gestisce, se ne assume piena responsabilità.

Così il discorso fila, direi. Certo, se Tavecchio l’avesse spiegato così, senza lap dance, non ci sarebbe stato tutta questa indignazione utile a farci dimenticare per un attimo il “ricco ignorante” Donnarumma che prende un sacco di soldi e non va gli esami, benché da privatista e un anno prima del solito, per dire. La lap dance sembrano più farla i nostri media, attorno ogni gaffe vera e presunta, per un pungo di copie in più.