Banchiere di provinciaCon «alcuni» steli non si fanno le fascine. Ovvero: di Bcc c’è ben altro da dire

Con settembre alle porte, si torna alla quotidianità ed, anche, alla lettura dei media. E sono un po’ perplesso perché constato che neppure il caldo fuori norma di quest’estate ha mutato la gerarc...

Con settembre alle porte, si torna alla quotidianità ed, anche, alla lettura dei media.

E sono un po’ perplesso perché constato che neppure il caldo fuori norma di quest’estate ha mutato la gerarchia delle notizie sui media, con l’argomento banche sempre sugli scudi e un mare di giudizi scontati e superficiali che rischiano proprio di mortificare l’essenza di una Bcc. Perché Parlo da direttore di una banca di credito cooperativo, ovviamente.

Per carità, non posso biasimare i media: i miliardi messi sul tavolo per i salvataggi sono una somma enorme, che fa giustamente accapponare la pelle a tutti. Ma, soprattutto, “tira” in chiave giornalistica la cantilena della banca che riceve soldi -invece di concederli- e viene salvata.

Per carità, non posso biasimare i media: i miliardi messi sul tavolo per i salvataggi sono una somma enorme, che fa giustamente accapponare la pelle a tutti. Ma, soprattutto, “tira” in chiave giornalistica la cantilena della banca che riceve soldi -invece di concederli- e viene salvata. Faccio proprio fatica a trovare una logica, invece, nella “spasmodica” attenzione riservata al mondo del credito cooperativo che si concretizza quasi sempre nell’associare il mondo delle Bcc alle criticità di alcune ben note banche. Ho sempre pensato che, in chiave giornalistica appunto, non c’è notizia quando una persona o una società ha un problema ma se lo risolve in totale autonomia senza fare danno alcuno a terzi (leggi: pesare sui conti pubblici, cosa mai fatta dal Credito Cooperativo).

…al contempo non accetto l’idea, approssimativa e pressappochista, del “di tutta l’erba un fascio”… alla faccia di quelle 37.000 persone che ogni giorno lavorano nelle Bcc e che, per la quasi totalità, sono persone corrette che fanno sempre e solo il proprio corretto lavoro.

Intendiamoci: non nego le criticità di alcune Bcc (ma lo stesso Governatore Visco, nelle considerazioni finali di maggio, parlava di “alcune”, riferendo di «situazioni critiche» per un «numero limitato di intermediari»), tuttavia al contempo non accetto l’idea, approssimativa e pressappochista, del “di tutta l’erba un fascio”… alla faccia di quelle 37.000 persone che ogni giorno lavorano nelle Bcc e che, per la quasi totalità, sono persone corrette che fanno sempre e solo il proprio corretto lavoro. Sono cresciuto con il Corriere della Sera e ho ricevuto in eredità da mio nonno il piacere del rito della sua lettura mattutina e nel relax del fine settimana. Non poteva quindi passarmi inosservato l’articolo sul mio mondo redatto da quella grande penna che è Ferruccio De Bortoli, del quale ho stima e di cui ho sempre apprezzato i modi garbatamente laici, e le rasoiate taglienti portate col fioretto. Tuttavia, il dossier uscito recentemente sul Corriere economia un paio di domande me le ha suscitate. E siccome non sono tipo da tirarsi indietro le pongo, con il dovuto rispetto, all’interessato:

  • Perché indulgere così tanto sui singoli comportanti di «situazioni critiche» di un «numero limitato di intermediari» (parole di Visco) per raccontare tutto l’agire del credito cooperativo nel suo complesso?
  • Perché affermare che il sistema cooperativo di un preciso territorio è (sicuramente) migliore del resto dell’Italia senza portare alcun numero o dato per dimostrarlo?

Faccio un po’ fatica a riconoscere in quell’articolo il laico De Bortoli che con i suoi scritti sa farmi riflettere, perché sono certo che l’Italia tutta esprima al meglio la cooperazione -a prescindere dalla latitudine- ed è un fatto che in questi anni di crisi la cooperazione del credito ha fatto da ammortizzatore per famiglie e PMI che, altrimenti, avrebbero avuto problemi ancor maggior. E questo per il semplice motivo che ai “grandi” non importa assolutamente nulla dei piccoli: ma di ciò ho già scritto nei miei post, chiarendo e postulando che per il sistema bancario questa è un’equazione matematica. E poi, come detto, c’è il discorso degli “alcuni” (citaz. Governatore) a fronte di “…e non sono poche” dell’articolo.

Faccio un po’ fatica a riconoscere in quell’articolo il laico De Bortoli che con i suoi scritti sa farmi riflettere, perché sono certo che l’Italia tutta esprima al meglio la cooperazione -a prescindere dalla latitudine- ed è un fatto che in questi anni di crisi la cooperazione del credito ha fatto da ammortizzatore per famiglie e PMI che, altrimenti, avrebbero avuto problemi ancor maggior

Non voglio pensare male, così spero di trovarmi di fronte solo all’applicazione della “regola” di Spencer Klaw: «quando scriverete editoriali, datevi sempre aria da pessimisti. La gente scambia il pessimismo per profonda saggezza; l’ottimismo per ingenua dabbenaggine». Tecniche giornalistiche a parte, caro Direttore, rischiando coscientemente l’epiteto di ingenuo mi chiedo se non sia meglio, dopo anni bui come quelli appena trascorsi e quanto fatto dal Credito Cooperativo, dare voce anche a coloro che lavorano bene ogni giorno, dando il loro contributo alla crescita di tutti.

È sabato e quindi, come da tradizione, vado con mio figlio a comprare il Corriere in edicola.

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