Viva la FifaE se a vincere la Champions quest’anno fosse Antonio Conte?

Se escludiamo la prima roboante vittoria in casa contro il Qarabag, squadra azera (mal)capitata in un girone che comprende i campioni d'Inghilterra in carica e gli spagnoli due volte finalisti ne...

Se escludiamo la prima roboante vittoria in casa contro il Qarabag, squadra azera (mal)capitata in un girone che comprende i campioni d’Inghilterra in carica e gli spagnoli due volte finalisti negli ultimi tre anni, il Chelsea si è affacciato all’Europa del calcio con tutta l’intenzione di essere protagonista. Certo, dopo solo due gare fare pronostici può apparire frettoloso, ma la vittoria dei Blues nella nuova casa dell’Atletico Madrid per come è arrivata rappresenta più di un semplice mezzo per ottenere tre punti di per sé pesanti in un girone difficile.

La squadra di Antonio Conte ha mostrato prima di tutto di avere un gioco, un’identità ben precisa. E non è poco, se si considerano soprattutto le critiche spesso e volentieri rivolte al tecnico italiano sulla mancanza di “gioco”, dove si intende spesso volentieri assenza di fluidità di manovra e belle azioni. Ma chi segue il calcio non può non sapere che l’estetica del gioco non si sostituisce in tutto e per tutto al gioco stesso. Avere un gioco significa sapere come scendere in campo e cosa fare, sfruttando le caratteristiche di determinati giocatori.

Prendiamo Morata. L’attaccante spagnolo, arrivato quest’estate dal Real Madrid, rappresenta la classica pedina che mancava nell’idea tattica di Conte, che ora può sfruttare un giocatore che possa far innsecare alla squadra almeno due situazioni. Prima di tutto, Morata con la sua velocità può assicurare profondità alle azioni del Chelsea, ovvero a una squadra che già lo scorso anno aveva dimostrato di puntare sulle transizioni-laser:

Non solo, ma la presenza di Morata in avanti può permettere alla squadra di variare il gioco: non solo lanci lunghi e velocità, ma anche gioco sviluppato sugli esterni, a cercare la punta in mezzo. Non è un caso che il gol del pareggio momentaneo sia arrivato da un traversone di Hazard per la testa di Morata:

Così come non è un caso che il Chelsea abbia avuto un ventaglio di occasioni più ampio dell’Atletico, non solo dal punto di vista numerico ma anche della tipologia:

La presenza di Morata in avanti è quella che si completa meglio con Hazard e la sua velocità, ma è tutta la squadra che partecipa alla manovra offensiva, se necessario, creando una linea che se da una parte serve a mettere pressione alla difesa avversaria (tenendo almeno tre giocatori pronti a colpire), dall’altra serve di fatto a non farla ripartire, tenendo stretta nella propria area una possibile fonte di ripartenza del gioco dei Colchoneros:

Riassumendo: velocità, profondità, varietà nel gioco e pressione sulla difesa avversaria. Se il Chelsea riesce a ripetere questa propria identità sul campo anche nelle prossime gare, Antonio Conte potrà seriamente candidarsi alla vittoria della Champions League.