TecnopinioniIl presidente portavoce: favola per la generazione neet

Leggo tante difese d'ufficio sulla candidatura di Luigi Di Maio a proposito della sua scarsa esperienza in qualunque cosa (nessun lavoro precedente, nessun titolo di studio adeguato). I difensori u...

Leggo tante difese d’ufficio sulla candidatura di Luigi Di Maio a proposito della sua scarsa esperienza in qualunque cosa (nessun lavoro precedente, nessun titolo di studio adeguato). I difensori utilizzano l’argomento “portavoce”, una favola contemporanea. Sì, perché spero che nessuno di voi, nessun adulto che abbia maturato esperienza di lavoro, creda alla panzana galattica della posizione di potere eterodiretta dal collettivo eternamente e istantaneamente collegato. Nessuno con un po’ di saggezza può resistere dal farsi una risata nel sentir dire che non ha importanza che l’uomo più potente di una nazione sia particolarmente competente o intelligente perché tanto c’è il controllo collettivo e il programma.

Per smontare una delle più solide bufale intellettuali del Casaleggio pensiero, quello del politico-ologramma eterodiretto per cui uno vale uno e tutto sommato sono intercambiabili, pensate alla vostra vita lavorativa. Più si hanno responsabilità e più saranno le occasioni in cui si è soli. Soli nella decisione critica. Questo perché (è ingegneria, in un certo senso, ingegneria dei processi) oltre un certo livello di complessità e un certo numero di input è richiesta al vertice la capacità esclusiva di fare sintesi e di prendere decisioni, anche rischiando, magari puntando sulla propria intuizione. Che non si sa bene cos’è, ma fa la differenza ed è il motivo per cui ci sono professionisti più pagati di altri.

La replica di chi pubblicizza il metodo consultivo è che nei casi difficili basta chiedere e ancora chiedere alla base. Già, ma se sul tavolo ci sono tre opzioni che sembrano tutte uguali o drammaticamente diverse, e non se ne esce, ognuna col 33% di consenso, cosa accidenti fa il “portavoce” Presidente del Consiglio? Decide di non decidere? Tira i dadi? Continua a fare sondaggi finché non viene un risultato di un percentile superiore? E chi dice che è la soluzione migliore?

Chi ha potere è da solo, in moltissimi frangenti. È esperienza comune di tutti quanti una responsabilità l’abbiano mai avuta. Si può contare soltanto sulle proprie abilità e quelle dei tuoi più stretti collaboratori. Non vi è mai capitato? Tutti ti guardano e cercano da te, proprio da te, la risposta, che non sta scritta da nessuna parte e non è stata prevista in nessun programma. Un altro totem inventato e sopravvalutato: il programma. Basterebbe John Lennon, non un uomo copertina di Forbes degli ultimi 50 anni, per smontare questa credenza. Il cantante dei Beatles amava ripetere che «la vita è quello che ti capita mentre fai programmi su di lei».

Quando si ha a che fare con la complessità, imprevista e divisiva, dalla quale non esce una decisione di maggioranza, allora in quel caso cosa conterà? La tua esperienza. La tua intelligenza. La tua umiltà. Il tuo coraggio. La tua visione. Insomma, tutto ciò che hai imparato dal primo giorno della tua vita fino a quel momento, tutto conterà come mai avresti immaginato. Quando si ha l’ambizione a un ruolo di responsabilità cavarsela col “decideremo insieme” è una bufala. Come tante, non va sottovalutata, ma è una bufala.

Caro amministratore di cosa pubblica, di qualunque partito tu sia, se vuoi la mia fiducia devi dimostrare di avere le qualità per prendere la decisione giusta quando dovrai prenderla tu, in fretta, anche controcorrente, facendo tesoro di una serie di informazioni che non avrai tempo e modo di condividere con me per una lunga serie di motivazioni concretissime, che vanno dalla protezione dei portatori di interesse alla strategia per evitare di rafforzare un eventuale pericolo per quella stessa cosa pubblica, passando per la banalissima incapacità di giudicare tutto da parte di tutti indiscriminatamente.

Ecco perché “portavoce” è una favola per la generazione dei senza lavoro che non sanno come si lavora ma sanno fare click, che dai produttori di queste favole sono presi in giro e sfruttati. Di Maio è da questo punto di vista il perfetto presidente dei neet. Loro possono cascarci. E sarà compito di tutti altri spiegare invece che quando i candidati chiedono potere, responsabilità, non è solo un nostro diritto bensì un dovere fare la radiografia alle loro competenze. Altro che “sono uno di voi”. Ipocriti!

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