Il web, i social, LinkedIn sono il regno della “parola”. Eppure a vincere non sono coloro che parlano di più ma coloro che parlano bene. Coloro che sanno quando stare in silenzio, quando tocca stare ad ascoltare. Coloro che hanno capito cosa è “valore” e cosa è “rumore”. E coloro, infine, che hanno capito che in un mondo così rumoroso, il modo migliore per farsi ascoltare è abbassare la voce.
Di seguito 6 consigli o spunti sui quali ragionare che, una volta tanto, non riguardano fare di più ma fare di meno.
Risolvi i problemi anziché denunciarli
Da “LinkedIn is not Facebook” alla campagna contro i contenuti poco professionali è una continua lamentela di tutto ciò che non va sulla piattaforma. In effetti col crescere della popolazione del social è naturale che si assista a fenomeni di scarsa qualità, dubbia moralità, fuori contesto. Tuttavia anche su LinkedIn il valore si esprime risolvendo un problema anziché denunciandolo continuamente.
Ghandi ha combattuto la violenza predicando la pace, Mandela ha contrastato con coraggio l’apartheid, Amelia Earhart ha fatto ciò che altri pensavano una donna non potesse fare. La morale insomma, anche su LinkedIn è che “o porti la soluzione, o fai parte del problema.”Saper stare in silenzio
Il web, i social, LinkedIn sono un’opportunità senza precedenti: poter esprimere la propria opinione, confrontarsi con persone che non avremmo mai raggiunto, senza trafila e senza filtro. Sta a noi far sì che questa opportunità non si trasformi in maledizione, non rientrare nella categoria “Imbecilli” della quale parlava Eco.
Su LinkedIn più che con i post è un rischio che si verifica con la possibilità di commentare le opinioni altrui.
Qualche giorno fa ad esempio, sotto un mio post (molto apprezzato) mi è apparso il seguente commento
“Buongiorno ha contestualizzato di trovarsi su LinkedIn e non su Facebook?”
La mia risposta non è la verità assoluta ma credo dia qualche indicazione su quando parlare e quando cogliere l’opportunità di tacere.Medesimo rischio ed opportunità si presenta nel commentare o non commentare personaggi chiaramente “cattivi”, “millantatori” e “provocatori” di professione.
In questo caso come diceva Oscar Wilde “Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.”Sapere quando parlare in pubblico e quando parlare in disparte
Spesso si paragonano i social ad una piazza e per certi versi è un paragone giusto. Tuttavia anche in piazza ci sono cose da dire in disparte, proprio vicino all’orecchio, piuttosto che urlarle ai 4 venti. A proposito di LinkedIn mi viene in mente:
– correggere errori grammaticali
– messaggi tra Te e l’autore di un post (tipo: “si ma non dovevamo sentirci?”
– altro che il senso comune ti può suggerire alla voce “riservato”
Cercare la prova che sta andando tutto male
Per certi versi è simile al punto 2 e riguarda l’opportunità ed i rischi del social: poter parlare, poter parlare. Uno dei grandi consigli è quello di non scrivere ad un cliente o un possibile datore di lavoro quando si è tristi, molto arrabbiati, terribilmente ubriachi. Vale lo stesso per ogni post che si condivide su LinkedIn: condividere la propria frustrazione (perché LinkedIn non funziona, perché il lavoro non si trova) equivale a voler ottenere velocemente la prova che vada tutto male. Alla fine si raggiunge l’obiettivo: va tutto malissimo ed adesso lo saprà il mondo intero.
Non chiedere alle parole di parlare per te
Sembra l’ossimoro perfetto, uno scherzo linguistico ma in realtà è la sottile differenza che passa tra il saper vendere sui social e tentare di vendere sui social.
Nel primo caso, la vendita (di prodotti, servizi, competenze) è facile e causata dal tuo stesso lavoro come referenza e dalle persone che parlando di te.
Nel secondo caso invece è continuare ad urlare quanto sei bravo nella speranza che qualcuno inciampi e ti compri qualcosa.p.s. Sono cattivo ma nel secondo caso rientrano non solo lo spam ma anche taggare continuamente persone (a caso) per aumentare la visibilità o molestare delle “povere persone” che hanno semplicemente messo un like con un terzo grado in salsa social 🙂
Non pensare oggi, non pensare a domani. Pensa a dopodomani.
Per certi versi è la cifra stessa del web, dei social e di LinkedIn: si tratta di costruire per il futuro e non di accaparrarsi qualcosa per il presente.
Tutto ciò che scrivi ad un contatto, che condividi, dovrebbe avere una proiezione a medio e lungo termine. Far si che piccole azioni quotidiane ti rendano speciale, riconoscibile, nel tempo.
In altre parole: se sei su LinkedIn perché hai bisogno di un contratto veloce per chiudere il mese …beh LinkedIn non fa per te.
1 Settembre 2017