Nobel per la pace a Ican: l’irresistibile cammino dei cittadini attivi

Ci sono occasioni della storia in cui val la pena ricordare di aver dato un contributo – seppur infinitesimale – alla realizzazione di un obiettivo. E un blog personale è proprio il posto giusto pe...

Ci sono occasioni della storia in cui val la pena ricordare di aver dato un contributo – seppur infinitesimale – alla realizzazione di un obiettivo. E un blog personale è proprio il posto giusto per farlo. Mi riferisco, in particolare, al premio Nobel per la Pace attribuito a Ican, la rete di organizzazioni civiche impegnate da anni per il disarmo nucleare.

La cittadinanza attiva nel mondo

Quando la cittadinanza attiva conquista riconoscimenti così importanti dobbiamo tutti gioirne. Prima ancora che per il ‘motivo’, proprio per il fatto in sé. Ormai da alcune decine d’anni – potremmo dire dagli anni 60-70 ad oggi – le società civili internazionali sono diventate protagoniste della scena pubblica. Movimenti per i diritti dei cittadini, dei consumatori, delle donne, dei pazienti, dei migranti, e via elencando. Iniziative per il dialogo, per la pace, per l’accoglienza e la solidarietà. Molto spesso l’impegno diretto dei cittadini è stato cruciale per migliorare le condizioni di vita di tante persone e per trasformare il tessuto sociale, economico e istituzionale di diversi paesi nel mondo.

Parliamo di processi enormi, ma inarrestabili. Nei quali molti di noi hanno contribuito in piccolissima parte, promuovendo un comitato locale, partecipando ad una campagna nazionale, raccogliendo firme per una petizione, e via elencando.

Il caso delle reti per il disarmo nucleare

Qualcosa del genere è successo con la rete di organizzazioni civiche che oggi ha vinto il Premio Nobel. Centinaia di associazioni per migliaia di cittadini che, in tutto il mondo, hanno fatto qualcosa per promuovere la pace attraverso l’impegno per il disarmo nucleare globale. Ican ha raccolto e utilizzato questo impegno fino ai più alti livelli del governo mondiale. Proprio quest’anno, infatti, nel luglio scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato infatti un Trattato per la eliminazione totale e definitiva di tutte le armi atomiche nel mondo. Un fatto di grandissima importanza, ma anche capace di innescare un meccanismo travolgente, nonostante l’assenza dai negoziati in sede Onu dei paesi in possesso di armi nucleari e di molti dei loro alleati.

Perché per raggiungere obiettivi così importanti serve anche la disponibilità, l’ascolto e l’intervento della buona politica.

A che serve la buona politica

E qui veniamo all’incrocio tra l’esperienza personale e la storia. Da qualche tempo, dopo una lunga esperienza di impegno nel mondo della cittadinanza attiva, svolgo un servizio in ambito politico-istituzionale. Grazie a questa nuova attività ho avuto l’opportunità di aiutare una cara amica – Teresa Petrangolini, già segretario generale di Cittadinanzattiva e oggi Consigliere regionale del Lazio – a promuovere la Campagna Senzatomica, iniziativa per il disarmo globale, promossa dall’Istituto buddhista Soka Gakkai. Senzatomica è una delle associazioni/campagne/iniziative che aderisco alla rete di Ican.

Con Teresa abbiamo sostenuto la mostra Senzatomica (che si è svolta nella sede del Macro di Testaccio a Roma nel 2015), abbiamo promosso una mozione per il disarmo atomico globale in Consiglio regionale del Lazio (approvata sempre nel 2015), abbiamo stimolato la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative regionali ad approvare proprio quest’anno un ordine del giorno per il medesimo obiettivo. Oggi bisogna ringraziare tutti quei cittadini, amici e collaboratori che hanno contribuito ciascuno per la loro parte e che hanno i nomi di Giuseppe, Elena, Paolo, Dario, Alessandro, Francesca, Daniele, Giulio, Giovanni, Marzia… e chissà quanti altri meriterebbero una menzione.

L’impegno di tutti nelle piccole cose

Nella gran parte di queste iniziative abbiamo incrociato, purtroppo, un ceto politico indifferente o superficiale, incapace di comprendere la portata della campagna e perlopiù tarato su questioni di piccolissimo cabotaggio. Per fortuna non è stato sempre così. Bisogna ringraziare, per esempio, i consiglieri regionali che hanno votato la mozione; i presidenti dei consigli regionali che hanno approvato l’ordine del giorno all’unanimità; alcuni parlamentari impegnati sul tema come Stella Bianchi. A dimostrazione del fatto che la politica può ancora avere finalità belle e importanti.

Qualcuno potrebbe dire che una mozione, un ordine del giorno, una petizione, una mostra non servano a nulla. Può darsi. Ma può anche darsi che piccoli atti quotidiani compiuti da tanti in tutto il mondo possano viceversa diventare un processo inarrestabile. Alla fine, la storia del Nobel ad Ican ci racconta proprio questo.

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